Presepe

Mamma, papà e… se facessimo il presepe?

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di don Antonio Mazzella

Chi di noi facendo il presepe non s’imbatte in qualche pastore senza un braccio o senza una gamba? I segni del tempo hanno sbiadito i colori. Ecco noi siamo come quei pastori di terracotta, fragili, eppure Cristo è pronto a rinascere per ciascuno di noi.

L’Avvento con le sue domeniche cadenza l’avvicinarsi della Solennità del Natale e anche se in un clima tutto nuovo e surreale per questa pandemia, con limitazioni e normative varie per evitare ulteriori contagi. Forse in questo Natale l’unico virus di cui non bisogna stare attenti e che mascherine dai mille colori, non devono proteggere è quello della Meraviglia. Forse dopo quasi un anno di pandemia dove come umanità abbiamo fatto i conti con la precarietà di quanto ci circonda, questo è tempo di vedere tutto con occhi nuovi. Avere uno sguardo nuovo su quanto accade, uno sguardo purificato dall’individualismo sterile che l’umanità trascinava con sé e aprirsi alla Meraviglia di Dio, quella che opera nella nostra vita. 

Lo sguardo di un bambino che si apre al nuovo e ha modo di meravigliarsi, lasciar spazio allo stupore, alla gioia di qualcosa di bello, qualcosa di condiviso. Forse il segreto è proprio questo, ritornare bambini e riscoprire l’essenziale della nostra vita; quanti in tempo di pandemia hanno riscoperto la bellezza della famiglia, certo con le difficoltà di una quotidianità strana ma che ha riportato al calore del focolare domestico dove riprendere la preghiera familiare, il gusto del preparare il pane fatto in casa, il prendersi cura di chi magari era solo, abbattendo muri e costruendo ponti virtuali di comunicazione che avevano questa parola chiave: ho bisogno di te! Ho bisogno dell’Altro e del prossimo per esser felice, per superare questo momento.

Il Natale lo sappiamo riporta tutti ad essere bambini, l’anziano ricorda la vita passata facendosi costruttore del futuro narrando ai più piccoli la memoria di quanto è stato, gli adulti si preparano desiderano vivere con distensione un tempo particolare dove la frase “essere tutti più buoni” non è slogan pubblicitario ma qualcosa da voler vivere veramente come proposito per il nuovo anno. E i bambini? I bambini sono coloro che si fanno maestri di Vita degli adulti, coloro che riescono a sorridere e far sorridere anche nel momento di tristezza e di dolore, il bambino ci riporta all’ essere piccoli come Gesù desidera (Mt 18,1-5). E allora la frase che il piccolo Daniele dona ai suoi genitori afflitti per la situazione precaria del momento ridona speranza a due cuori feriti: “Mamma, papà e… se facessimo il presepe?”. 

Leggi anche: Davanti al presepe risuona una domanda: cosa attendi tu?

Una richiesta che squarcia la nebulosa di un presente fatto di molte domande e riportata alla fanciullezza spensierata dove si riesce a vedere in quel Admirabile Signum la speranza che si riaccende. Per ripartire guardiamo all’umile presepe, scopriamo in esso come scrive Papa Francesco la tenerezza di Dio, il Creatore dell’universo che si abbassa alla nostra piccolezza (Admirabile Signum Lettera Apostolica n.3). Facendo il presepe sperimentiamo il fascino di un Dio che per amore dell’umanità prende carne umana e ci rende partecipi di una storia di salvezza che abbraccia anche noi. Chi di noi facendo il presepe non s’imbatte in qualche pastore senza un braccio o senza una gamba? I segni del tempo hanno sbiadito i colori. Ecco noi siamo come quei pastori di terracotta, fragili, quante cadute che ne hanno rovinato la bellezza estetica o magari interiore ma non importa: Cristo è venuto per te. Desidera e aspetta in fasce che anche tu con le tue ferite e i tuoi dolori accogli l’invito degli Angeli: “Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11). 
Prendendo e sistemando i vari pastori si raccoglie l’invito quanto mai oggi necessario: “L’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato. Spesso i bambini – ma anche gli adulti! – amano aggiungere al presepe altre statuine che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici. Eppure, questa immaginazione intende esprimere che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina” (Admirabile Signum n.6).

Ripartiamo dal presepe in famiglia, fatto con semplicità, nelle sue varie forme e stili, consapevoli che facendo il presepe si annuncia il Vangelo, si partecipa al processo di trasmissione della Fede. Guardiamo al presepe per tornare bambini, lasciando vibrare il cuore dai gemiti dello Spirito e dai ricordi d’infanzia.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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