Avvento

Buon anno a tutti i cristiani…

di don Antonio Mazzella

Una parola distingue l’Avvento ed è “attesa”. Tutti noi in questo periodo, sconvolto dalla pandemia, attendiamo qualcosa. Forse la domanda più adatta non è “cosa” ma “Chi” attendiamo?

Ci siamo, carissimi amici eccoci giunti in un nuovo Anno Liturgico, iniziato nel silenzio delle nostre case o nelle musiche e nelle preghiere delle celebrazioni vespertine della I Domenica di Avvento. Nessun cenone, nessun brindisi, nessuno scoppio di fuochi o mortaretti per dare inizio ad un anno nuovo, quello scandito dalla Liturgia della Chiesa.

Un Anno Liturgico che non corrisponde a quello civile, che va dal 1 gennaio al 31 dicembre dove viviamo le nostre “liturgie” personali o laiche, non un tempo ciclico dove si ripetono in eterno ritmi e vicende ma un Tempo dove come comunità cristiana facciamo memoria della Storia della Salvezza. L’annuncio del Giorno di Pasqua durante la liturgia dell’Epifania ci fa ascoltare che: “La gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza
”.  Ecco l’Avvento, un tempo prezioso in cui far cosa? Il celebre cantante Lucio Battisti amava cantare: Che anno è, che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te… Sì! Questo è tempo di vivere con il Signore, questo è l’Avvento, non solo un periodo che ci accompagna e ci predispone al Natale, preparandoci a fare memoria della prima venuta del Signore, quella nella carne. L’Avvento è tempo di riflessione in cui purificare il cuore per celebrare la Solennità del Natale: l’incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo.

In questo periodo la Chiesa è chiamata anche a meditare soprattutto la seconda venuta del Signore quella che avverrà nel giorno stabilito, nel quale rivestito non più di fasce ma di luce splendente sarà non più adagiato in un’umile mangiatoia ma siederà sul suo trono glorioso a giudicare il mondo (San Cirillo di Gerusalemme). La collocazione della festività del Natale il 25 dicembre si è sviluppata intorno al IV secolo, quando nel mondo pagano durante il solstizio d’invero si celebrava il Deus Sol Invictus (Dio Sole Invitto). I cristiani iniziarono a celebrare la nascita di Gesù Cristo, nell’antico cantico di Zaccaria definito come colui che visiterà il suo popolo come sole che sorge dall’alto.

Tempo di luce l’Avvento che rischiara le tenebre soprattutto in questo tempo di difficoltà e incertezza dovuto alla pandemia e alle tante guerre mediatiche e politiche dove i piccoli sono coloro che soffrono sempre più l’indifferenza dei potenti di turno. Sguardo al passato in cui fare memoria delle grandi opere di Dio e soprattutto sguardo che rischiara il presente dove cogliere l’oggi di Dio. L’Eterno veniente, colui che è venuto, che viene e che verrà, cogliendo con occhi purificati dallo Spirito Santo il Signore che è alla porta e bussa (Ap 3,20) a noi il compito di vigilare e aprire solo dopo aver ascoltato la sua voce.  

Una parola sintetizza l’Avvento: Attesa. L’uomo vive in perenne attesa: attendono Guido ed Emanuela l’arrivo del loro figlio; attende Lucia il ritorno del suo sposo dopo lunghi mesi di lavoro; attende una mamma a casa il ritorno di un figlio dopo una notte trascorsa con amici; attende Giuseppe l’esito di una risonanza magnetica che porterà con sé i risultati sulla sua malattia; attendono Gabriele e Sarah di poter coronare il loro Sì dinanzi a Dio; attende Giacomo qualcuno che bussi alla sua porta d’ospedale portando conforto e amore; attende Vincenzo il tempo necessario per scontare la sua pena in carcere mentre spera nella visita di un suo caro; attendono molti malati di Covid una parola di sollievo da infermieri rivestiti di tute speciali come nuovi angeli custodi in questo tempo di fragilità; attendono famiglie una telefonata dall’ospedale per sentirsi dire quale sorte è toccata al proprio caro.

Dove l’uomo attende, Cristo con discrezione entra per illuminare quelli che sono senza speranza, per dare sollievo e asciugare le lacrime di ogni uomo piagato dal dolore e noi cosa attendiamo? Anzi forse la domanda non è cosa attendiamo ma Chi attendiamo?

Scriveva il poeta Carlo Bettocchi:

Ciò che occorre è un uomo

non occorre la saggezza,

ciò che occorre è un uomo

in spirito e verità;

non un paese, non le cose

ciò che occorre è un uomo

un passo sicuro

e tanto salda la mano che porge,

che tutti possano afferrarla,

e camminare liberi e salvarsi.

Buon Avvento a voi tutti, lasciamoci visitare dal Signore oggi, giorno per giorno, custodendo la sua Parola quotidiana e lasciamo ardere nel nostro cuore la lampada della Speranza.




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