Pro-life e pro-aborto: due mondi due volti….

di Gabriele Soliani

In televisione stiamo assistendo agli eventi di Varsavia da quando la Corte Costituzionale ha vietato l’aborto terapeutico ed eugenetico. Ovunque si susseguono cortei di persone arrabbiate e spesso violente con il linguaggio e con i gesti. Non è lo stesso per il mondo pro-life.

Il Tg1, qualche sera fa, parlava di “marea umana” a Varsavia che manifestava contro la sentenza della Corte Costituzionale polacca che vieta l’aborto terapeutico ed eugenetico. L’aborto terapeutico sarebbe quello dopo il terzo mese di gravidanza. È una metodica cruenta. Sarebbe terapeutico per la madre perché così evita (dicono) traumi psicologici in caso di un bambino/bambina con difetti fisici. Negli USA c’è l’aborto a nascita parziale fino al termine della gravidanza, voluto da Clinton e riconfermato da Obama, ma non dai presidenti repubblicani, e non solo per difetti fisici ma semplicemente perché la madre non lo vuole. La sfida elettorale USA ha nell’aborto sempre una pietra d’inciampo. 

L’Alta corte polacca ha stabilito che “l’aborto per labbro leporino, piede torto e Sindrome di Down sono una violazione della Costituzione”. Solo per fare un esempio il “labbro leporino” continua ad essere un motivo sufficiente per abortire nel Regno Unito. Sono stati 17 gli aborti per labbro leporino in Inghilterra nel 2019 e tra il 2006 e il 2010 sono stati eseguiti 157 aborti legati a malformazioni estetiche. Il labbro leporino è una malformazione oggigiorno operabile con successo e non lascia segni estetici. 

Guardando con attenzione le persone che manifestano per l’aborto si nota con chiarezza la differenza con le persone che manifestano pro-vita. E questo in ogni nazione! Le persone pro-aborto o pro libera scelta quando manifestano hanno un viso tirato, aggressivo, spigoloso. Urlano slogan rabbiosi, punitivi, volgari. C’è una specie di battaglia nel loro cuore. Infatti sembra che debbano autoconvincersi, giustificarsi e vogliono strappare il consenso con le solite frasi sulla libertà, sul corpo della donna (e perché no dell’uomo?), sulla laicità dello Stato contro l’ingerenza della Chiesa cattolica, mostrano cartelli con scritte insanguinate, molte donne fanno il gesto genitale che andava di moda nel 1968. In Polonia si sono aggiunti vandalismi nelle chiese, scritte blasfeme. Chi osa toccare l’aborto come diritto è escluso dalla modernità culturale.

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Invece le persone che manifestano pro-vita hanno il sorriso, non urlano, hanno vestiti colorati, hanno un volto pacifico, spesso portano i passeggini con i loro bambini e bambine, mostrano cartelli con l’immagine del feto vivo, non fanno gesti genitali, non sono arrabbiati con nessuno, ci sono spesso molti giovani, non imbrattano e non insultano. Nel loro cuore sono pacificati con la realtà perché sono in sintonia con la verità. La stessa nuova giudice della Corte Suprema americana, Amy Vivian Coney Barrett voluta fortemente da Trump, ha tutta un’altra espressione rispetto ai pro-aborto. “Si vede subito” direbbe mio padre.

Anche in televisione i pro-life convinti hanno un volto e un modo di parlare che si differenzia molto dai pro-aborto. I pro-life non sono quasi mai invitati e sono spesso interrotti nei loro discorsi. Il motivo è che i discorsi pro-life sono profondi, lineari, oggettivi e mettono in crisi. È proprio vero quello che dice il Libro del Siracide al capitolo 19 versetto 17: “Il vestito di un uomo, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quello che è”. Oggi per non fare discriminazione di genere possiamo parafrasare: “Il vestito di una donna, la bocca sorridente e la sua andatura rivelano quella che è”.




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