4 novembre 2020

4 Novembre 2020

Più del carcere ho paura per i nostri figli

di Giovanna Abbagnara

La pandemia ha messo in ginocchio il mondo. È tutto fermo. La priorità assoluta è sconfiggere il virus e tornare alla normalità. La mia amica, malata oncologica, è preoccupatissima. Il mese prossimo deve riprendere la chemioterapia. Per lei le cure non sono rimandate ma le hanno detto di posticipare tutti i controlli che di solito faceva prima di iniziare la terapia tranne quelli fondamentali. Insomma la parola d’ordine è essenzialità.

Evidentemente però la discussione del disegno di legge Zan, che la scorsa settimana ha ottenuto i favori della maggioranza alla Camera – risicata, ma pur sempre legalmente valida – rientra tra le cose essenziali che non si possono proprio rimandare. Cosicché sono stati approvati i primi 5 dei 10 articoli che compongono il ddl su misure di prevenzione e contrasto della discriminazione per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Ieri è stata ripresa la discussione con l’esame del sesto articolo, che introdurrebbe la giornata nazionale contro l’omotransfobia, fissata per il 17 maggio.

Ma in Italia, mi chiedo, esiste veramente un’emergenza omofobia? Stando ai dati ufficiali forniti dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, no. Ma non sarebbero necessari neanche i dati. È sotto gli occhi di tutti di come ormai non c’è una pubblicità o una fiction o un programma di intrattenimento dove non compaiono persone con attrazione verso lo stesso sesso. E allora qual è l’intento preciso di questo ddl?

Chi come me teme la deriva liberticida non è stato affatto assicurato dall’introduzione dell’art 3 dove si dice che «restano salve la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Mi chiedo come pensano di tutelare la libera manifestazione di pensiero?  Il testo tende proprio a colpire e punire le opinioni, i sentimenti (l’odio secondo loro) mentre fino a questo momento l’ordinamento giuridico italiano colpiva e puniva gli atti discriminatori. Restano molte perplessità.

Con l’intento di fare chiarezza il ddl definisce alcuni concetti che sono assurdi. Vediamo quali: «a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere, qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».

In questo scenario come si vuole tutelare la libera espressione? Una sola cosa mi è chiara: chi discrimina in base ai criteri che il testo stabilisce, va in galera e la pena si inasprisce oltre quella già prevista di 4 anni.

Sinceramente per un giornale come Punto Famiglia che non discrimina mai le persone ma nello stesso tempo promuove e difende la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, il rischio è elevatissimo e calcolabile. Ciò che mi preoccupa invece sono le conseguenze culturali che questa legge, se approvata, avrà sui nostri giovani, i nostri figli. Abbiamo loro faticosamente insegnato che l’omofobia non esiste. Come dice il cardinale Muller: “è uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri”. E aggiunge: “Al movimento omosessualista mancano gli argomenti scientifici, per questo hanno costruito un’ideologia che vuole dominare, cercando di costruire una propria realtà”. E per renderla ancora più vera, aggiungo io, ci deve essere anche uno strumento coercitivo che punisca ciò che non esiste, l’omofobia appunto. Ed ecco il ddl Zan. Peraltro, sono gli stessi omosessuali non conformi alla dittatura LGBT a prendere le distanze da chi si starebbe battendo in loro nome, le lobby appunto. Umberto La Morgia, attivista omosessuale, consigliere di Casalecchio (BO), dice: «L’altra questione che non mi convince è presentare l’omosessuale come “persona fragile” perché così si apre un fronte potenzialmente infinito di vittime. Esistono persone bullizzate perché sono obese, perché sono considerate brutte o perché hanno le orecchie a sventola, ma a nessuno verrebbe in mente di fare una legge ad hoc per proteggerle».

La tempesta è dura e ci viene chiesto di fare la nostra parte, specie come genitori ed educatori. Più del carcere temo la viltà di chi non sa opporsi e non si rende conto delle conseguenze per i nostri figli. Abbiamo il dovere di proteggerli e di indicare loro la direzione giusta. Non abbandoniamo la nave per salire sul carro dei vincitori. Sarebbe una grave sconfitta.


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