30 ottobre 2020
30 Ottobre 2020
La persecuzione dei cristiani e la necessità di chiamare le cose per nome
di Giovanna Abbagnara
Mai come in queste ore sto sperimentando quanto siano profonde le parole che provengono dai messaggi di Medjugorie. L’ultimo recita: “Satana è forte e lotta per attirare a sé quanti più cuori possibili. Vuole la guerra e l’odio”. I fatti accaduti in Francia sono di una violenza inaudita. Tre vittime a Nizza, ad Avignone invece è morto l’aspirante terrorista che ha cercato di attaccare dei poliziotti. Sono le 9 di mattina quando nella Basilica di Notre Dame tutto è pronto per la Celebrazione eucaristica quotidiana. Un uomo urlando in arabo entra e uccide tre persone, il sacrestano di Notre-Dame e due donne, una settantenne e una mamma di 40 anni, lasciando a terra altri feriti. La donna di circa 70 anni è stata ferita profondamente alla gola, quasi decapitata, secondo quanti riferiscono fonti della scientifica a France Info. Il suo corpo giaceva vicino all’acquasantiera. Il sacrestano, un laico stipendiato dalla diocesi, aveva 55 anni ed era padre di due bambini. È stato sgozzato. La terza vittima, una donna di circa 40 anni, morta all’esterno della basilica dopo essere fuggita per rifugiarsi in un bar, è deceduta per le conseguenze delle ferite profonde alla gola. Prima di morire il suo ultimo pensiero è stato per i suoi bambini: «Dite ai miei figli che li amo».
L’autore dell’attentato, mentre veniva medicato dopo essere stato ferito dalla polizia, continuava a gridare senza interruzione Allah Akbar. Si chiama Brahim Aoussaoui, 21 anni. In ospedale, dove è stato medicato con cura – elemento non secondario e da non sottovalutare – ha detto di aver agito da solo. Lo riferiscono vari media francesi tra cui Le Parisien e Le Monde. Fonti in Italia hanno rivelato che il killer, tunisino, è sbarcato a Lampedusa insieme ad altri migranti. Sono in corso tutti gli accertamenti per ricostruire i vari spostamenti.
I fatti sanguinosi della Francia sono solo gli ultimi di una serie di attentati e atti vandalici nei confronti dei cristiani o dei luoghi di culto. Nel mondo, sono arrivate ad essere 260 milioni le persone perseguitate a causa della fede cristiana (fonte: Open Doors, dato 2019). Il che significa che 1 cristiano su 8 sperimenta un livello alto di persecuzione. Senza dimenticare il numero dei morti (2.983, sempre nel 2019), oltre 9.400 le chiese e gli edifici connessi attaccati, demoliti o chiusi. Sono numeri inquietanti che chiedono risposte immediate. Qui siamo di fronte ad una vera e proprio cristianofobia. Tanti sono gli aspetti critici della politica immigratoria da considerare, gli aspetti culturali e religiosi. Guardando i fatti accaduti in Francia in queste ore, non ho potuto non pensare a padre Jacques Hamel, il sacerdote ucciso a Saint-Étienne-du-Rouvray in Normandia, il 26 luglio 2016 da due giovanissimi estremisti del Daesh. Ma questo è quello che avviene nella civilissima Europa. In altre parti del mondo come per esempio in Camerun, otto bambini il 24 ottobre scorso, sono stati uccisi e dodici altri sono rimasti feriti in un attacco ad una scuola cattolica di Kumba nella regione anglofona del Camerun sud-occidentale da un gruppo terrorista di matrice islamica. Per non parlare di altre situazioni in altri Paesi che ahimè non giungono sui tavoli delle agenzie di stampa.
Voglio riportare una risposta molto interessante che suor Maria de Guadalupe Rodrigo della congregazione religiosa Serve del Signore e della Vergine di Matarà, che appartengono alla famiglia religiosa del Verbo Incarnato e vive ad Aleppo, diede ad un giornalista qualche tempo fa che le chiedeva una considerazione proprio sulla situazione devastante in Siria: “Dobbiamo sapere che i rifugiati hanno bisogno di aiuto, ed è buono e giusto aiutarli. Ma l’aiuto ai rifugiati non risolve il problema! Stiamo solo mettendo una toppa, e chiudendo qualche buco! Perché finché non verrà chiuso il rubinetto; fin quando non si chiuderà la “fabbrica di rifugiati”, che è la guerra e la persecuzione, continueremo ad avere rifugiati! Allora, ecco che anche questo tema è manipolato. Quando uscì la foto di quel bambino morto sulle coste greche, non si parlava d’altro in quel tempo! Da dove vengono, dove vanno, quanti sono, e questo e quello … Ci stanno intrattenendo ancora con altro, che non è il più importante di questa guerra, e cioè i rifugiati! I rifugiati sono una delle conseguenze della guerra. Se non pensiamo a come è stato manipolato questo tema, quando la logica sarebbe che i paesi islamici (per esempio i paesi del Golfo, che sono paesi molto ricchi), tenessero aperte le loro frontiere per ricevere i loro fratelli musulmani rifugiati? Perché, invece di mandare milioni di euro in Europa per costruire moschee, non accolgono i loro fratelli rifugiati? Tutto ciò dovrebbe essere naturale. Sarebbe molto più facile l’adattamento, essendo uguale la religione e i costumi. Così l’Europa potrebbe accogliere in primo luogo i suoi fratelli cristiani. Questa non è discriminazione! È semplicemente un rendersi conto che carità non significa buonismo”.
Chi ha orecchi, intenda.
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