28 ottobre 2020
28 Ottobre 2020
La lezione della Chiesa polacca
di Giovanna Abbagnara
«Anche i cattolici hanno bisogno dell’aborto!» è questo il grido risuonato nella cattedrale di Poznan, nella Polonia occidentale, domenica 25 ottobre. La Messa è stata interrotta e circa 30 persone sono state segnalate alla polizia. A Varsavia sono entrate in una chiesa del centro con lo slogan: «Preghiamo per il diritto all’aborto». Nonostante il divieto di assembramenti per cercare di limitare il contagio da coronavirus, le proteste vanno avanti da giorni. La paura non frena la cieca corsa dei pro death, di coloro i quali vogliono vedere garantito il diritto alle donne di poter abortire in caso di infausta diagnosi prenatale. Ed è evidente che la Chiesa è ritenuta una delle responsabili di questa decisione.
Il Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, Mons. Stanisław Gądecki, ha chiesto – in una dichiarazione a seguito degli atti di violenza, che in alcune chiese hanno impedito ai credenti di pregare e partecipare all’Eucaristia – di esprimere le proprie opinioni in maniera socialmente accettabile, nel rispetto della dignità di ogni essere umano. Nello stesso tempo con fermezza e senza esitazione ha ricordato che la posizione della Chiesa cattolica sul diritto alla vita è rimasta immutata e pubblicamente nota. Citando l’Enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium Vitae, ha sottolineato che “la scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine, né come mezzo per un fine buono (…) «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. (…) Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo” (Evangelium Vitae, 57).
Ricordando a tutti che “non è la Chiesa che costituisce la legge nella nostra Patria e non sono i vescovi che prendono decisioni sulla conformità o non conformità degli statuti alla Costituzione Polacca” nello stesso tempo l’arcivescovo Gadecki ha sottolineato che: “Da parte sua, la Chiesa non può cessare di difendere la vita, né può rinunciare a proclamare che ogni essere umano deve essere protetto dal concepimento fino alla morte naturale. Su questo punto la Chiesa – come spesso ribadisce Papa Francesco – non può scendere a compromessi, perché sarebbe colpevole della cultura dello scarto che è oggi così diffusa e che colpisce sempre i più bisognosi e vulnerabili”.
Parole chiare, precise, fedeli che esprimono prudenza ma anche fermezza in una nazione dove la coscienza cristiana è ancora molto radicata e rocciosa e dunque temuta perché non si preoccupa solo del proprio orticello, come il modo vorrebbe, ma entra anche in questioni fondamentali come il diritto alla vita dei bambini nel grembo materno. Quando la Chiesa fa così, disturba, genera malcontento. E così partono le violenze, le proteste, le minacce, le persecuzioni. Le parole del presidente della Conferenza episcopale polacca sono chiare e in piena continuità con quelle di un loro conterraneo più famoso, San Giovanni Paolo II, che nella Veritatis Splendor, riferendosi proprio ai vescovi scriveva: “La Chiesa, nella sua vita e nel suo insegnamento, si presenta come «colonna e sostegno della verità» (1 Tm 3,15), anche della verità circa l’agire morale. Infatti, «è compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime»”.
La Chiesa non può non continuare ad annunciare, difendere e promuovere la verità sull’uomo. La cultura abortista tende a dividere la fede dal vivere sociale e civile. Mentre apparentemente mostra rispetto nei confronti della religione, si lavora per estrometterla dalle questioni riguardanti il diritto alla vita seminando la falsa cultura della libertà della donna e della sua libera scelta. È tempo che prendiamo coscienza della nostra identità cristiana. Ognuno può fare la sua piccola parte.
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