CORRISPONDENZA FAMILIARE
Abortisti di tutto il mondo, unitevi. È guerra santa
12 Ottobre 2020
L’intervento dell’on. Monica Cirinnà all’indomani dell’iniziativa di alcuni comuni italiani di stanziare un piccolo fondo per aiutare le mamme ad accogliere la vita non è solo ingiurioso nei confronti delle donne ma esprime “quell’arroganza culturale che sempre più promuove l’aborto come un diritto ineludibile”.
L’on. Monica Cirinnà frequenta i salotti della politica e della televisione ma evidentemente non conosce la realtà di quella fascia della popolazione che vive del poco e manca di molte cose. Per questo non riesce a capire come sia possibile che un modesto sostegno economico possa favorire la scelta della maternità e si scaglia a spada tratta contro quei Comuni che hanno deciso di offrire un sussidio di 160 euro mensili alle donne in gravidanza che sperimentano difficoltà di natura economica.
Da sempre impegnata a difendere i diritti di cani e gatti – a favore dei quali ha scritto più di un libro – trascura i diritti delle donne e dei bambini e dimentica che lo Stato “garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Sono parole che troviamo all’inizio della famigerata Legge 194, quella che ha istituito l’aborto legale non come un diritto assoluto ma come un’extrema ratio che dovrebbe essere evitata. Tant’è vero che la stessa Legge invita le istituzioni pubbliche a trovare tutte le possibili soluzioni utili “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”; e per favorire un’azione concertata e più efficace, chiede di avvalersi
“della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita” (art. 2).
Questa è la Legge dello Stato. Stando alla lettera, nessuna donna deve essere costretta ad abortire dalle necessità materiali o dalle condizioni sociali. Il Comune di Iseo, e le altre amministrazioni municipali che si muovono nella stessa direzione, non fanno altro che dare pratica applicazione alle indicazioni normative.
E questa è invece il pensiero dell’on. Cirinnà: contro la logica del buon senso e contro la stessa Legge, la senatrice parla di “un ennesimo attacco alla libertà di scelta delle donne” ed afferma che “la scelta di diventare madre o no non si compra, ma deve restare affidata alla responsabilità e alla libertà della donna di autodeterminarsi senza costrizioni”. Il contributo previsto per lei è solo fumo ideologico.
Parole gravi e ingiuriose nei confronti delle donne: nessuna di loro accetta di portare avanti la gravidanza unicamente perché ha ricevuto un contributo economico ma sapere di poter contare sulla presenza dello Stato e della società civile rappresenta certamente un incentivo, un modo per sentirsi meno sola dinanzi alle oggettive difficoltà della maternità. Per una donna è importante sapere che quel figlio che porta in grembo non è solo un problema suo ma è riconosciuto come una risorsa di tutti. È questo il primo e più grande sostegno. In fondo, è questa la ratio che presiede ogni forma di intervento sociale a favore delle categorie più disagiate.
Non sono parole retoriche. In questi anni, insieme a tanti volontari riuniti nell’associazione Progetto Famiglia Vita, abbiamo avuto la possibilità di fare tanti colloqui con mamme che avevano difficoltà ad accogliere la vita. Talvolta anche gravi. E abbiamo sempre sperimentato che nessuna di loro getta la vita senza sentirsi ferita e senza percepire che, insieme al bambino, sta amputando una parte di sé. Tante volte lo fanno perché non hanno alternativa. Almeno così sembra. Tante volte basta una parola, basta dire: “non sei sola, siamo con te”. E tutto cambia, una luce s’accende e la vita trionfa. E quel bambino nasce. Quanti bambini sono nati grazie ad una parola, bambini che oggi hanno una storia da vivere e da raccontare, bambini che possono contribuire a rendere più dignitosa la vita di tutti.
L’on. Cirinnà invoca la libertà delle donne. Un principio sacrosanto da applicare con lealtà. Dimentica però un dettaglio, non marginale: la libertà individuale non può esercitata in modo arbitrario quando è in gioco la vita di un altro essere umano. Sfido chiunque a negare che il nascituro sia altro dalla madre che lo porta in grembo e che sia un essere umano. Lo dimostra il fatto che ha un suo codice genetico. Affermare il contrario – e cioè che sia solo una parte del corpo della donna – è cosa assurda per ragione scientifica.
È interessante sapere che l’on. Cirinnà, a cui tanto sta a cuore la libertà delle donne, è favorevole alla maternità surrogata, cioè a quelle donne che portano in grembo un bambino a nome di altri e, subito dopo il parto, lo consegnano ai legittimi committenti. Ovviamente, sappiamo tutti che, dove questa pratica viene riconosciuta, la disponibilità della donna non è affatto disinteressata ma richiede un costo. Insomma, questa sì è una maternità a pagamento. Una pratica che calpesta la dignità della donna e del bambino.
L’intervento della senatrice non è un masso errante ma s’inscrive in un’offensiva ideologica contro ogni pur timida difesa della vita nascente. Lo scenario culturale e legislativo diventa sempre più oscuro. In America, alcuni Stati hanno approvato una legge che permette di abortire anche al nono mese di gravidanza. In Francia sta per essere approvata una legge che allarga le maglie dell’aborto e riduce o addirittura calpesta il diritto all’obbedienza di coscienza. In Italia l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) abolisce l’obbligo di ricetta medica per “la pillola dei cinque giorni dopo”, cioè quella che serve per impedire una gravidanza. Insomma, è una vera e propria guerra santa.
Dinanzi all’arroganza di un potere culturale che sempre più difende e promuove l’aborto come un diritto ineludibile, mi vengono in mente le parole, semplici e chiare, che don Oreste Benzi pronunciò anni fa nel corso di un’audizione alla Camera dei Deputati (2006): “La donna ha dei diritti verso la società. Ma nei confronti dei figli ha solo dei doveri, in primo luogo il dovere di farlo nascere”. Parole semplici e severe che nascevano dall’esperienza. Don Oreste non frequentava i salotti buoni della borghesia, lui stava con gli emarginati di ogni specie e cercava di liberare le donne dalla schiavitù sessuale della prostituzione. Quelle abbandonate da tutti. Don Benzi aveva il diritto di parlare delle donne e alle donne.
La voce pro-life fatica a farsi strada nel contesto di una cultura in cui l’aborto è diventato una bandiera. Non possiamo né dobbiamo lasciarci intimidire. La storia insegna che ci sono battaglie che possono essere vinte solo con la perseveranza e la testimonianza. Fino al martirio.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
2 risposte su “Abortisti di tutto il mondo, unitevi. È guerra santa”
Grazie don Silvio per queste chiare parole. Oltre alla cultura di morte fa male sapere che molti cattolici hanno votato il partito della senatrice Cirinnà.
Mi scuso per l’ apparente digressione ma… Appartengo con orgoglio a quella categoria di teenager che, secondo la teoria “internazionalprogressista” di Magrini, direttore generale dell’Aifa, ha contribuito all’abbassamento dell’indice di sviluppo della società, per il semplice fatto di aver scelto di mettere al mondo un figlio prima dei vent’anni (nel mio caso a diciassette).
Personalmente,ero in possesso di tutti i mezzi e gli strumenti cognitivi ed intellettuali necessari, che mi hanno permesso di operare scelte pienamente libere e consapevoli. Non sono mai stata lontanamente lambita dall’idea di abortire, anzi, a 16 anni avrei dato la vita per mio figlio e non perché fossi un’ eroina ma perché era mio figlio, sangue del mio sangue,carne della mia carne,amore puro…
Sarei lieta se qualcuno spiegasse al dott. Magrini che una società che riduce la persona e i suoi comportamenti a un mero indice economico; che stigmatizza determinate condotte adolescenziali senza promuovere lo sviluppo della personalità dell’individuo rimuovendone gli ostacoli, soprattutto nella condizione di “madre adolescente”; che si trincera dietro alla fallace tutela dell’interesse della donna e della di lei salute per perseguire logiche di mercato, di massimo profitto( nella fattispecie in questione, quelle tipiche delle industrie farmaceutiche) e… il novero potrebbe continuare; è INDICE DEL DECADIMENTO , O MEGLIO, DELLA FINE DI UNA CIVILTÀ .
Un appello alle ragazze: studiate, studiate, studiate! Solo così sarete veramente libere e non correrete il rischio che poteri forti possano lucrare o speculare sui vostri comportamenti, sulle vostre scelte, sulla vostra salute, sulla vostra DIGNITÀ , che voi abbiate quarant’ anni o ne abbiate quindici. E se qualcuno dovesse trovarsi nella difficile situazione di scegliere: scegliete la vita , non ve ne pentirete!