5 ottobre 2020
5 Ottobre 2020
Quei bambini malformati da eliminare con più facilità
di Giovanna Abbagnara
Ritorno spesso su questo argomento ma i lettori di Punto Famiglia potranno comprendere il perché. L’amore per la vita intrauterina e per le donne è uno dei campi più importanti dove deve risplendere la verità. Purtroppo spesso questa verità è camuffata di bugie, di falso pietismo e di articoli come quello che ho letto sabato sul noto quotidiano Repubblica.
All’indomani dello “scandalo” sulla sepoltura dei bambini abortiti con tanto di nome della mamma e data dell’accaduto – evento che puzza di manovra radicale da lontano – ecco spuntare la nota ginecologa Silvana Agatone, presidente dell’associazione Laiga 194 che riunisce operatori sanitari, medici, infermieri che si “battono per la libertà della donne di poter abortire”. Intervistata con una tempistica impeccabile da Repubblica e supportata dalle domande del giornalista sul perché nel Lazio una donna che “deve abortire incontri molteplici difficoltà per trovare un ospedale disponibile specie nel caso dell’aborto terapeutico”, Silvana Agatone risponde: “Per l’aborto volontario l’ospedale può assumere un medico esterno che viene spostato da un ospedale all’altro per effettuare l’aborto, ma per quello terapeutico no. È necessario il ricovero, significa che ci vuole un medico non obiettore strutturato che possa stare 12 ore in ospedale. In tutto il Lazio, l’aborto terapeutico non si fa a Rieti, Frosinone, Latina, Viterbo, ma solo a Roma. Nella Capitale sono solo 5 gli ospedali, ovviamente laici, che lo praticano e nella maggior parte di questi c’è solo un medico disponibile. Gli ospedali religiosi invece fanno la diagnosi prenatale e questo secondo me è un problema serio”.
La dottoressa fa riferimento all’aborto terapeutico da farsi oltre le settimane di gestazione previste dalla legge 194. Ma leggete cosa dice quando il giornalista le chiede il motivo per il quale le donne incontrano questa enorme difficoltà (5 ospedali solo a Roma!!). “Perché nei centri in cui si fanno le ecografie necessarie per capire se il feto è malformato ci sono solo obiettori e quindi anche se il feto è malformato e l’aborto necessario, dicono alla donna che il feto guarirà. Così la confondono, la fanno sentire in colpa, le fanno perdere tempo e oltre a vivere lo shock di sapere che il proprio figlio è malato entrano in un mondo che non conosce, quello degli obiettori“.
È una risposta che mi ha lasciato davvero interdetta. Dunque, secondo la ginecologa innanzitutto i medici non obiettori che fanno le diagnosi prenatali negli ospedali cattolici direbbero alla donna che “il feto” guarirà. Non so se la Agatone abbia assistito ai colloqui tra le donne in attesa di bambini con malformazione e i medici incaricati di comunicare la diagnosi, io ho assistito a vari colloqui negli anni di impegno per la vita e ho visto i medici del Gemelli di Roma dire alle future mamme tutta la verità senza dimenticare di offrire loro tutte le altre soluzioni e prospettive che oggi la scienza è dotata senza consigliare piuttosto l’IVG come troppo facilmente avviene in altri contesti.
Ma non basta mettere in dubbio la professionalità dei medici non obiettori, alla dottoressa Agatone è piaciuto anche entrare nella psiche delle donne – forse ha qualche superpotere che mi sfugge in questo momento – e ha decretato che le diagnosi accompagnate dalle prospettive di vita e non di morte come lei vorrebbe: confondono le donne, le fanno sentire in colpa, le fanno perdere tempo e infine procura loro uno shock perché non trovano davanti un medico disposto a liberarsi immediatamente del prodotto difettoso. Insomma, siamo seri.
Diamo voce piuttosto a quelle famiglie che con una nefasta diagnosi prenatale e opportune cure hanno visto nascere un figlio sano, diamo voce a quelle famiglie che nonostante una diagnosi prenatale di disabilità hanno accolto quel figlio malato sì ma sempre figlio, diamo voce a quei bambini con sindrome di down felici di essere al mondo e pieni di vita.
A questo punto mi spetto il solito pietismo all’italiana: “Chi siamo noi per giudicare? Una donna deve essere libera di scegliere”. Va bene ma che lo sia veramente. Raccontando solo una parte di verità come fanno gli amici di Repubblica non si aiutano di certo le donne ma solo il sistema mortifero e silenzioso delle migliaia di bambini che ogni giorno vanno a riempire le fila dei non nati. Con buona pace di tutti.
Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Quei bambini malformati da eliminare con più facilità”
Concordo pienamente!
Nell’articolo della Agatone si parla anche dei medici che sono “costretti” a diventare obiettori…per sfinimento! Invece è ammissione degli stessi medici non obiettori il progressivo disgusto e repulsione a praticare l’IVG o l’aborto terapeutico. Sarà (anche) per questo che si è voluto agevolare l’aborto farmacologico? Per la serie, donne arrangiatevi da sole! Grazie per aver ripreso e smascherato l’ideologia di questa intervista.
Elisa Valmori
ginecologa