1 ottobre 2020
1 Ottobre 2020
Santa Teresa e la sintesi dell’educazione in famiglia
di Giovanna Abbagnara
Nel gennaio del 1895, due anni prima di morire Santa Teresa di Gesù Bambino, comincia a scrivere il suo primo Manoscritto su richiesta di Madre Agnese di Gesù, ovvero la sorella Paolina. Con una maturità spirituale non comune in una ragazza di 22 anni, suor Teresa afferma di essere monaca non perché ne è degna ma perché Gesù l’ha voluta con sé e per sé. È Lui che l’ha resa degna. Questa coscienza è il primo tratto che colpisce chi si accosta al diario di questa piccola grande santa francese.
Chi ha l’ardire e la pazienza di leggere i suoi Scritti e di intrecciarli con una conoscenza approfondita della sua vita e di quella della santa famiglia nella quale è cresciuta, si renderà conto di quante grazie il Signore l’ha ricolmata e di come ancora oggi le sue parole scavalcano i secoli e ci offrono indicazioni concrete per camminare nelle vie di Dio.
In fondo a noi cristiani interessa unicamente vivere nella prospettiva dell’eternità. E chi può aiutarci a percorrerla? Chi ha scalato la santa montagna seguendo il Maestro lungo la storia? I santi. I santi sono delle luci straordinarie. Teresa brilla nel firmamento della santità come una delle stelle più belle e luminose. Mi sembra ancora di sentire la sua voce pronunciare quelle parole così profondamente radicate nel Vangelo. “La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere come vuole Lui”. Ecco il segreto della santa diventata dottore della Chiesa e patrona delle Missioni.
Chi comincia a leggere Storia di un’anima per la prima volta, si aspetta forse di trovare grandi suggerimenti teologici-spirituali che vanno a gonfiare la presunzione di sapere tutto di Dio e della fede. Invece si ritrova davanti una fanciulla, piccola di statura e di anima, che comincia a raccontare la sua vita chiedendo la benedizione ai suoi santi genitori. Proprio come fa un bambino prima di compiere un passo importante nella sua vita. In lei, prima ancora che la Chiesa li riconoscesse tali, i suoi genitori erano già santi. Anzi Teresa riconosce che il buon Dio le aveva impresso così profondamente i ricordi dell’infanzia proprio per farle comprendere quale madre incomparabile aveva avuto “ma che egli aveva fretta di coronare nel Cielo”.
Quando penso alla responsabilità educativa affidata ai genitori, penso spesso a queste a parole di Teresa. Ci accontentiamo specialmente quando i figli sono piccoli di provvedere per loro ad ogni bisogno materiale. Li accudiamo come dei piccoli principi ma dimentichiamo che gesti e parole fin dalla nascita formano la coscienza spirituale di un figlio. Nei suoi Scritti, Teresa riporta alcuni appunti delle lettere della santa mamma Zelia. “La piccina è un furicchio impagabile, mi ha carezzata augurandomi la morte: ‘Oh come vorrei che tu morissi, povera mamma mia’. La rimbrottavo e lei mi fa: Ma è perché tu possa andare in cielo, giacché che tu dici che bisogna morire per andarci. E in modo simile augura la morte al Babbo, quand’è nei suoi trasporti d’amore”. Teresa ha due anni.
Oggi un dialogo del genere in famiglia sembrerebbe assurdo o fuori dal tempo. È ancora di questo periodo una domanda che Teresa fa alla mamma chiedendole se andrà in Cielo dopo la sua morte. E Zelia risponde: “Sì, se sarai buona” e Teresa con la sua grande intelligenza spirituale e il suo amore confidente trova una soluzione nel caso non fosse stata toppo buona: “Scapperei su con te che saresti in Cielo, come farebbe il buon Dio a prendermi?”. Un’espressione tenerissima che denota lo slancio, l’affetto, l’amore, la santità di cui Teresa si sentiva colmata. Ella era circondata da buoni esempi e scrive “naturalmente volevo seguirli”. Ecco il compendio e la sintesi di tutti gli studi pedagogici ed educativi. Un figlio naturalmente segue l’esempio dei genitori quando pur nelle difficoltà, nei limiti, tra i dolori essi cercano con cuore sincero di vivere da credenti.
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