25 settembre 2020

25 Settembre 2020

La Messa oltre le norme sanitarie

di Giovanna Abbagnara

Dal 18 maggio abbiamo avuto la grazia e la gioia di riprendere le Celebrazioni Eucaristiche con il popolo. È stata una grande festa per i cristiani. L’Eucaristia è il cuore e il centro di tutta la vita di fede. Esserne privati è stata una grande mancanza. La ripresa della vita liturgica ha comportato chiaramente il rispetto di alcune regole secondo un protocollo che la Chiesa ha firmato in accordo con il Governo. Offrendo linee guida e indicazioni per la messa in sicurezza di tutte le Celebrazioni. Credo senza esagerare che sull’osservanza di queste regole, le parrocchie e le comunità ecclesiali abbiano offerto e offrono ancora oggi un modello da imitare. Giro spesso, secondo gli orari della giornata, varie parrocchie o Cappelle per la Messa quotidiana e ovunque ho trovato una grande pulizia e accortezza nel rispettare le norme sanitarie. Tutto questo ci permette di ben sperare che ai cristiani sia garantito la possibilità di accostarsi ogni volta al Pane della vita.

Volevo però sottoporre una riflessione che ho fatto su di me e che magari può essere utile a qualcuno mentre la condivido. Le regole ci aiutano a vivere in serenità le liturgie e a evitare rischi inutili soprattutto per bambini e anziani che sono i soggetti più deboli ma il modo in cui le viviamo non devono pregiudicare la nostra partecipazione al Mistero che celebriamo. I nostri occhi e il nostro cuore devono restare fissi in Dio. Comprendo che all’inizio non è stato facile. La preoccupazione e la paura, nonostante i piani precisi dei parroci su come gestire i vari momenti, hanno preso il sopravvento ma ora dopo alcuni mesi che abbiamo imparato ogni cosa perbene, cerchiamo di non lasciarci eccessivamente prendere dal solo rispetto delle norme.

La prima cosa che si cerca quando si entra in Chiesa è il dispenser per igienizzare le mani. Cosa buona ma mi dicevo: “Non dovrei invece per prima cosa guardare al tabernacolo?”. Durante la Celebrazione più volte ho assistito alla scena dell’allontanamento delle persone da chi si permetteva di fare uno starnuto o un colpo di tosse. Tutto questo indipendentemente da cosa stava avvenendo in quel momento sull’altare. Infine, e questo è l’aspetto sul quale più mi sono soffermata per la mia verifica personale è quel caos che si crea alcuni minuti prima di ricevere la Santa Comunione, quando cominciamo a tirare fuori dalle borse, ricercandoli con una certa foga i dosatori per igienizzare di nuovo le mani e poi lo offriamo al vicino e a quello di dietro in uno slancio di grande cura e affetto. Successivamente, con gesti plateali e infiniti sfreghiamo le mani come se fossimo nel bagno della nostra casa. Tutto questo mentre si prega o si canta l’Agnello di Dio e il sacerdote si comunica.

Ho riflettuto su quanto mi distraevo in un momento così importante. Il nostro cuore, la nostra anima, il nostro corpo sta per ricevere il Corpo di Gesù e noi siamo preoccupati di altro. Ci muoviamo molto, troppo. Non dico di non igienizzare, ci mancherebbe e poi non sono nessuna per dirlo. Sento solo che dovremmo restare con il cuore e lo sguardo in Dio. Gesti semplici, misurati, personali. Magari mettendo il nostro dispenser all’inizio accanto a noi in modo da poterlo utilizzare subito se proprio è necessario ed essere parchi e contenuti nei gesti. Quando ero giovane il mio parroco ci ha insegnato e spiegato tutti i gesti della liturgia eucaristica. Un tesoro che porto con me negli anni. Non lasciamo che tutto sia ridotto ad evitare i contagi. C’è molto di più nel Mistero che celebriamo.


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