23 settembre 2020

23 Settembre 2020

Vicinanza e verità ovvero prendersi cura senza ambiguità

di Giovanna Abbagnara

Samaritanus bonus, ovvero la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede firmata nella Memoria di San Camillo de Lellis che afferma con decisione il no della Chiesa a ogni pratica eutanasica, abortista ed eugenetica. Una lettera lunga e densa sulla cura delle persone nelle fasi critiche come ad esempio i bambini che nascono con delle forti disabilità e nelle fasi terminali della vita. Una lettera piena di compassione e amore verso i più deboli e con un invito preciso alla Chiesa di essere “comunità sanante”, uno spazio dove l’amore lenisce le ferite, apre i cuori, fa uscire dalla solitudine e andare incontro ai più deboli e vulnerabili.

Molti sono gli assunti che vale la pena leggere e meditare. Prima di tutto mi piace sottolineare il valore della sofferenza che il documento ribadisce. “La sofferenza, lungi dall’essere rimossa dall’orizzonte esistenziale della persona, continua a generare un’inesauribile domanda sul senso del vivere. La soluzione a questo drammatico interrogativo non potrà mai essere offerta solo alla luce del pensiero umano, poiché nella sofferenza è contenuta la grandezza di uno specifico mistero che soltanto la Rivelazione di Dio può svelare”.

La necessità poi di prendersi cura con amore secondo anche un’espressione celebre di Giovanni Paolo II: “guarire se possibile, avere cura sempre” che sintetizza in modo efficace la missione dei medici, degli infermieri e di quanti sono deputati ad accompagnare il malato. E poi la Lettera ribadisce: “il messaggio del Vangelo e le sue espressioni come fondamenti dottrinali proposti dal Magistero […]”; fornisce “orientamenti pastorali precisi e concreti”; infine condanna “definitivamente” ogni forma di eutanasia.

Con parole chiare e precise la Lettera afferma che: “la Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente”.

E poi, e questa è la parte più interessante nonché quella che certamente i media bolleranno come disumana e integralista, la Lettera ha il coraggio di offrire dei criteri per il discernimento pastorale verso chi chiede l’eutanasia o il suicidio assistito. Chi si limita a leggere solo queste parti evitando il resto non riuscirà a comprendere la preoccupazione di una madre, in questo caso la Chiesa, che vuole accompagnare tutti i suoi figli ma lo può fare solo orientando i propri passi nella verità. È scritto nel documento rivolgendosi ai pastori che nel caso “[…] ci troviamo davanti ad una persona che, oltre le sue disposizioni soggettive, ha compiuto la scelta di un atto gravemente immorale e persevera in esso liberamente. Si tratta di una manifesta non-disposizione per la recezione dei sacramenti della Penitenza, con l’assoluzione, e dell’Unzione, così come del Viatico. Potrà ricevere tali sacramenti nel momento in cui la sua disposizione a compiere dei passi concreti permetta al ministro di concludere che il penitente ha modificato la sua decisione”. Inoltre “non è ammissibile da parte di coloro che assistono spiritualmente questi infermi alcun gesto esteriore che possa essere interpretato come un’approvazione dell’azione eutanasica, come ad esempio il rimanere presenti nell’istante della sua realizzazione. Tale presenza non può che interpretarsi come complicità. Questo principio riguarda in particolar modo, ma non solo, i cappellani delle strutture sanitarie ove può essere praticata l’eutanasia, che non devono dare scandalo mostrandosi in qualsiasi modo complici della soppressione della vita umana”. Addirittura, si auspica per gli ospedali “cattolici”, la perdita della possibilità di fregiarsi di questo aggettivo qualora al suo interno si utilizzano pratiche eutanasiche o eugenetiche.

Sembra tutto molto duro ma in realtà il documento non fa che ribadire a chiare lettere il Magistero della Chiesa e la verità sull’uomo. La stessa verità che anche Evangelium vitae ribadì esattamente 25 anni fa. Ai più sono certa che non piacerà. I media se non attaccheranno, eviteranno di rilanciare queste parti ostiche del documento per prendere solo gli assunti che mettono d’accordo tutti. Poca cosa. Non mi interessa di certo. Sono più preoccupata che la prassi pastorale vada a braccetto con la dottrina. Assistiamo a troppi strappi su questo fronte. È ora che ci sia maggiore compattezza interna così come auspica anche lo stesso cardinale Ladaria in conferenza stampa: “La compassione che non è accompagnata dalla verità del rispetto della vita umana in ogni fase non è retta”.


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