14 settembre 2020
14 Settembre 2020
“Ero stufo di sentirli litigare, volevo starmene un po’ da solo”
Torino – Jimmy ha 11 anni ed è stanco di sentire i suoi genitori litigare quando decide nel pomeriggio dell’11 settembre di andarsene e lasciarli al loro rancore e alla loro rabbia. Voleva andare da un amico ma si perde e dal centro di Torino percorre 10 km fino a Borgo Aje di Moncalieri, sulla strada per Trofarello. Era ormai buio quando si è avvicinato ad una guardia giurata impegnata nel giro di controllo all’esterno di una banca e gli ha chiesto: “Mi può aiutare? Mi sono perso”. Il vigilante ha subito chiamato i carabinieri. Nel frattempo, i genitori, che gestiscono un ristorante in piazza Vittorio a Torino, si erano accorti della sua assenza e dopo averlo cercato nei paraggi, si erano precipitati in caserma per far denuncia di scomparsa. “Ero stufo di sentirli litigare, volevo starmene un po’ da solo“: così Jimmy ha detto ai carabinieri quando sono arrivati per riportarlo a casa. “Marachella da ragazzini” direbbe qualcuno liquidando l’accaduto.
Un episodio però che accende un faro sulle relazioni familiari e in modo particolare sulla relazione nella coppia e del ruolo che spesso i figli hanno: spettatori del conflitto, sofferenti nel non saperlo decifrare. Inutile dire che la vita familiare è fatta di tanti momenti di gioia e di bellezza in cui godiamo della presenza dell’altro ma è fatta anche di tante pagine buie fatte di incomprensioni, freddezza, distanza, litigi che consumano l’amore ed esasperano i figli. In questo trambusto i genitori dovrebbero imparare a litigare in modo sano. Quando è sano un litigio? Quando lo vivo non come uno scontro che vuole arrivare a distruggere l’altro per affermare le mie convinzioni, in questo caso, diventa uno spazio dove vomitare e gettare via tutte le frustrazioni del rapporto, o la mancanza di attenzione che percepisco nell’altro, ma come una sincera ricerca di una linea comune che ci aiuti a rafforzare l’intesa e a giungere anche a un compromesso di bene. Sì, perché i compromessi non sono sempre qualcosa di negativo. Se li intendiamo come la fatica di fare spazio all’altro con affetto e stima e soprattutto senza subirli possono rivelarsi molto utili per la crescita della coppia.
Quando invece il litigio diventa un campo di battaglia, un duello all’ultimo sangue per vincere ad ogni costo, utilizzando frasi che sappiamo possono ferire l’altro, del tipo “tanto tu non mi capirai mai” o “pensi solo a te stesso” oppure “è inutile continuare questa discussione”, o ancora “tu non cambierai mai” allora quel litigio non è sano. E se questi episodi si ripetono nel tempo fino a diventare un costume per la coppia, senza ricercare un sincero perdono reciproco, un desiderio di riconciliarsi, è chiaro che la comunione si deteriora, si consuma e se non si arriva alla rottura, si continua a vivere su due binari paralleli che non si incontrano mai. E stanchi di tutto questo i figli possono decidere di mettere le distanze, come ha fatto Jimmy.
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