11 settembre 2020
11 Settembre 2020
Covid: niente asilo per i figli degli operatori sanitari
di Giovanna Abbagnara
Pisa – Una coppia di genitori, operatori sanitari impegnati nella lotta al Covid-19, sono stati contattati dal Comune di Pisa perché non portino i loro bambini nell’asilo comunale. “Troppo pericoloso per gli altri”. “Assurdo”, mi viene da pensare: oltre il danno la beffa. Se non che, spulciando tra le agenzie di stampa, mi accorgo che episodi del genere si stanno verificando anche in altre parti di Italia. È evidente che la pandemia sta avendo un impatto significativo sulla salute mentale di chi governa nel nostro Paese.
Inutile negarlo: gli operatori sanitari sono stati e sono molto esposti alla trasmissione e questo è avvenuto specie nella prima fase quando ancora il virus era sconosciuto e tanti si recavano in ospedali non pronti per affrontare il triage dei pazienti affetti. Chi ha sofferto molto per questa situazione sono state e sono soprattutto le donne costrette spesso ad allontanarsi per scelta dai figli e dai genitori anziani. Una mia carissima amica che lavora in un ospedale della Lombardia ha scelto di fittare un piccolo appartamentino dove si è trasferita da sola. Non solo però è stata con grande dolore lontana dai suoi tre figli e dal marito ma, non potendo chiedere alla madre anziana di poterla sostituire in casa, ha trovato difficoltà a reperire una baby-sitter. Insomma, per lei e la sua famiglia sono stati mesi difficili. Questa e altre situazioni familiari simili mostrano in modo chiaro il gap esistente nel mondo del lavoro ed in particolare in quello delle professioni mediche.
Il fatto dell’asilo comunale di Pisa non fa che aggravare un quadro già abbastanza desolante per le famiglie e mette in luce come il virus abbia alimentato una cultura del sospetto che è il terreno su cui cresce il mostro dell’esclusione e della discriminazione. Il passo da eroi a untori per gli operatori sanitari come abbiamo visto è breve. Se non ci dotiamo di un po’ di buon senso rischiamo davvero di uscire da questa pandemia molto malconci da un punto di vista umano.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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