Movimento per la Vita La giovinezza può avere un solo compagno di viaggio Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 4 Settembre 2020 1 commento su La giovinezza può avere un solo compagno di viaggio di Carlo Casini* Una domanda, una speranza, un bisogno di incontrarsi con qualcuno di veramente autorevole, una voglia infinita di amare e di essere amato, un desiderio di vivere senza limiti: se è questa la giovinezza, essa può avere un solo compagno di viaggio: Colui che dice di se stesso «Io sono la Via, la Verità e la Vita». «Ad Deum qui laetificat iuventutem meam». Erano queste tra le prime parole della Messa in latino pre-conciliare. Il sacerdote raggiungeva l’altare dicendo: «Introibo ad altarem Dei» («Salirò all’altare di Dio») e il chierichetto rispondeva: «Del Dio che rende gioiosa la mia giovinezza». Assai spesso, però, il chierichetto era un vecchio sagrestano, e tuttavia anche chi era cadente per gli anni proclamava la sua giovinezza resa gioiosa da Dio. Questa immagine mi consente di avvicinarmi al tema del rapporto tra giovani e Vangelo. Chi è il giovane? Non è un luogo comune rispondere che l’anagrafe non basta a definire i giovani. Esistono vecchi che hanno l’età di un’adolescente… Se guardiamo le cose in profondità e tentiamo di definire la giovinezza prescindendo dal dato anagrafico, vediamo che essa è la stagione della grande speranza e della grande domanda. Il giovane è colui che si interroga sul senso di tutto ciò che vede. Contemporaneamente spera che un senso positivo vi sia. Per la verità un tale stato d’animo contrassegna tutta la vita dell’uomo, da quando impara a ragionare con la sua testa e a sentirsi autonomo. Ma poi in molti subentra lo scetticismo o la rassegnazione. In ogni caso la ricerca di senso e la speranza perdono quelle caratteristiche di fresca novità e di ardente stupore che sono tipiche dell’età giovanile. Leggi anche: Il concepito non è un grumo di cellule, è un figlio, uno di noi Fino all’età dell’adolescenza l’uomo non si pone dei perché in modo personale. O meglio, anche nel bambino c’è un continuo porre domande, ma le risposte che gli danno gli adulti sono per lui appaganti. Il giovane, invece, non si contenta e desidera dare egli stesso delle risposte a se stesso, in modo autonomo e critico. L’autorità dei genitori e degli insegnanti non gli basta più. Ha bisogno di qualcuno che abbia un’autorità più grande. Anche il suo cuore ha pretese assurde. Per un verso egli si sente schiacciato e anonimo come un granello di sabbia in una spiaggia infinita, per altro verso, invece, egli aspira ad essere qualcuno, vorrebbe essere al centro di tutto il mondo. Sant’Agostino descrive con la consueta incisività il suo stato d’animo di giovane alla ricerca di qualcosa che lo riempia: «Amare amabam, nec sciebam quid amarem, amans amare» («Desideravo amare, ma non sapevo cosa amare, desiderando amare»). Il giovane, infine, non conosce la morte. Sa che esiste e forse l’ha già incontrata sulla sua strada, ma non la conosce perché non la avverte come un fatto che lo riguarda. Solo intellettualmente sa che essa costituisce l’esito della sua vita, ma il suo sentimento la sente lontana, una astrazione per cui per il momento non è il caso di occuparsi. Così non ha il senso del limite, della finitezza insuperabile di ogni esistenza umana. Tutto gli sembra emozionalmente possibile. Il suo futuro è tutto libero e tutto da giocare. Naturalmente la realtà spesso lo schiaffeggia, lo ferisce, lo angoscia, uccide la sua giovinezza. Se non riesce ad intuire il senso delle cose, se si sente un inutile essere anonimo, se la sua speranza è frustrata, allora egli cerca disperatamente di evadere, di stordirsi o di affidare ad atteggiamenti irrazionali il significato della sua vita. Penso che l’attuale epidemia giovanile da droga abbia molto a che fare con questi stati d’animo, spesso inconsapevoli eppure reali nelle strutture profonde dell’essere. E forse anche un certo bisogno di assordarsi – quando questo diventa costume di vita irrinunciabile – può esprimere questo bisogno di evasione. Su un altro versante la contestazione, specie se assume forme violente, manifesta un disagio che immagino abbia la stessa radice. Una domanda, una speranza, un bisogno di incontrarsi con qualcuno di veramente autorevole, una voglia infinita di amare e di essere amato, un desiderio di vivere senza limiti: se è questa la giovinezza, essa può avere un solo compagno di viaggio: Colui che dice di se stesso «Io sono la Via, la Verità e la Vita». Si dimentica troppo spesso che “Vangelo” vuol dire “lieto annuncio”. Esso spiega che il senso del Creato e di ogni esistenza è amare ed essere amati e che questo è possibile in un modo infinito che già su questa terra possiamo cominciare da lontano a sperimentare. Ce lo garantisce chi ha il massimo di autorità, «Colui che era, che è e che viene». Non una verità astratta, una elucubrazione filosofica, ma una persona, il “Vivente” per eccellenza, l’amico dei giovani. Non si tratta di fuggire dal mondo, ma di starvi dentro con la gioia di chi sa scoprire in ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, in ogni vicenda apparentemente banale o straordinaria, la Bellezza, la Sapienza, la Verità. I giovani sono nel mondo per cambiare il mondo. Non avrebbe senso il succedersi delle generazioni (e quindi la presenza dei giovani) se nel disegno di Dio non vi fosse il rinnovamento. I giovani sono frecce scoccate verso il futuro. Ciascuno di noi ha una sua indispensabilità fondamentale nel progetto del Creatore. «Ad Deum qui laetificat iuventutem meam». Non sono un nostalgico della messa in latino. Tutt’altro. Ma ricordo ancora con nostalgia quelle parole di un significato tanto denso. Esse congiungono verbalmente ciò che è ontologicamente (cioè nella realtà) congiunto: Dio, giovinezza, gioia. *Il testo è stato scritto da Carlo Casini, fondatore del Movimento per la Vita, ed è tratto dal “giornalino” del “Gruppo Amicizia” riservato alla cerchia di amici della “Chiesina” (Chiesa della Beata Vergine Maria Madre della Divina Provvidenza) di Firenze e risale al Natale del 1991. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Movimento per la Vita ANNUNCIO 1 risposta su “La giovinezza può avere un solo compagno di viaggio” Anche se sono passati quasi 30 anni, restano attuali queste parole. Grazie per averle ripescate e riproposte. Una riflessione che può essere utile ai giovani e ai meno giovani. Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. 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Anche se sono passati quasi 30 anni, restano attuali queste parole. Grazie per averle ripescate e riproposte. Una riflessione che può essere utile ai giovani e ai meno giovani.