26 agosto 2020

26 Agosto 2020

Vittime d’amore, nonostante il coronavirus

di Giovanna Abbagnara

Milano, stazione centrale, calda giornata di fine agosto, le telecamere di sorveglianza riprendono la scena di un uomo con una valigia accanto che all’improvviso si accascia e cade per terra. Interviene un poliziotto, che sta per iniziare il suo turno e comincia a praticargli il massaggio cardiaco fino a quando arrivano i soccorritori con un defibrillatore e, infine, i sanitari del 118. L’anziano è ora ricoverato in condizioni stazionarie.

In barba alla paura del coronavirus e con tutte le precauzioni del caso, l’agente di polizia non ha esitato ad aiutare il povero malcapitato. E meno male. Molto probabilmente gli ha salvato la vita. Storia di ordinaria umanità alla quale non siamo più abituati. Il virus ha cambiato molto il nostro modo di relazionarci e ha acutizzato quella diffidenza verso l’altro, specie se straniero, indigente o anziano. Non voglio sminuire la portata del dramma che da mesi stiamo vivendo ma al di là della gravità che non va sottovalutata, la paura fa cadere in uno stato di allarme perenne che rende sempre più difficile guardare con occhi sereni ciò che ci accade intorno. L’altra sera a Messa in parrocchia, un anziano ha starnutito e fatto due colpi di tosse. Velocemente le persone, già distanziate e con la mascherina, hanno isolato il povero vecchietto. Come dare loro torto? Viviamo in uno scenario di guerra dove il linguaggio utilizzato dai media è quello di un bollettino bellico: “stiamo combattendo”,” “i medici e il personale sanitario sono in trincea”, “il nemico invisibile” … D’accordo siamo in emergenza ma attenti a trasformare l’altro nell’ombra delle nostre paure.

La fede ci aiuta a vincere i timori e a guardare le persone e i loro bisogni in profondità. A non negare mai il nostro sostegno. Noi cristiani combattiamo un’unica battaglia, quella per la vita eterna. È l’unico bollettino dove dovremmo risultare vittime. Vittime d’amore.


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