La famiglia non ha bisogno di combattere l’omotransfobia con una legge

tribunale

I nostri governanti stanno esaminando un disegno di legge contro l’omotransfobia, il ddl Zan & C. e noi, genitori cristiani, che facciamo? Aspettiamo cosa? A noi non serve una legge per educare al rispetto, lo facciamo da sempre. E, a dirla tutta, noi siamo impegnati non solo ad educare al rispetto ma soprattutto a recuperare un’antropologia adeguata.

Viviamo in un’epoca difficile. Confusione e disorientamento governano su uno scenario in cui tutto sembra possibile. Tutto il contrario di tutto. In questa situazione i cristiani sanno di non essere come canne sbattute dal vento, è l’ora di ritornare alle nostre fonti, a ciò che orienta il nostro cuore e che fonda la nostra umanità. È l’ora di far risuonare la Parola di Dio, la Tradizione, il Magistero. 
I nostri governanti stanno esaminando un disegno di legge contro l’omotransfobia, il ddl Zan & C. e noi, genitori cristiani, che facciamo? Aspettiamo cosa? A noi non serve una legge per educare al rispetto, lo facciamo da sempre. E, a dirla tutta, noi siamo impegnati non solo ad educare al rispetto ma soprattutto a recuperare un’antropologia adeguata. Nel settimo capitolo di Amoris Laetitia, l’Esortazione post-sinodale di papa Francesco, dal titolo: “Rafforzare l’educazione dei figli” il Papa scrive: “I genitori incidono sempre sullo sviluppo morale dei loro figli, in bene e in male. Di conseguenza, la cosa migliore è che accettino questa responsabilità inevitabile e la realizzino in maniera cosciente, entusiasta, ragionevole e appropriata. Poiché questa funzione educativa delle famiglie è così importante ed è diventata molto complessa, desidero trattenermi in modo speciale su questo punto” (AL, 259).

A questo punto mi chiedo: che vuol dire sviluppo morale? Forse il punto cruciale di tutta la questione è proprio questo. Inasprire le regole e le sanzioni contro l’omotransfobia servirà a poco se continueremo ad allevare giovani che disistimano il messaggio della Creazione e non hanno una visione integrale dell’uomo e delle esigenze del suo cuore. Ci fa bene riprendere questo capitolo di Amoris Laetitia, perché noi adulti non sempre siamo ferrati sulle grandi questioni etiche del nostro tempo e spesso la nostra crisi si traduce in un vuoto educativo. 

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Il Papa sottolinea che la nostra società sta regredendo verso l’uomo pulsionale, ovvero l’uomo che vive di istinti, di libido, di impulsi improvvisi non frenati, né regolati da alcuna inibizione. E ciò perché i freni, ossia i principi non ci sono. Da qui la crisi morale dei nostri figli e di riflesso, dei giovani in generale. Lo spunto che il ddl sull’omotransfobia ci offre è riaffermare la necessità di un impegno educativo che passa per il rispetto etico della persona e della sua verità creaturale. Dunque vi starete chiedendo che vuol dire rispetto etico? L’etica è la capacità di scegliere il bene e rifiutare il male. Spesso i genitori cristiani si accontentano di insegnare ai figli a scegliere il male minore senza tenere conto che il male è sempre male anche se è minore e come tale va evitato.

La discriminazione contro le persone omosessuali è solo uno degli aspetti dell’assenza di riferimenti etici e non basterà una legge a risolvere il problema come il razzismo ci insegna soprattutto attraverso gli ultimi drammatici fatti di cronaca. Qual è il modo migliore per combattere l’omotransfobia? Anzitutto educare ad accogliere l’altro, anche quando le sue idee o scelte non sono condivisibili. E, proprio in ragione di questa diversità, cercare un confronto pacifico, che senza pregiudizi reciproci, consenta di cercare e costruire il bene. Se il cuore dell’uomo è educato alla diversità, a cercare il bene dell’altro, non c’è spazio per la violenza, per il giudizio gratuito o per l’emarginazione. Se educhiamo i figli al valore della persona gli insegneremo di conseguenza a sottrarsi ad ogni forma di ingiustizia sociale contro qualsiasi tipo di diversità religiosa, etnica e sessuale. Da genitori attenti alla formazione della coscienza dei figli dobbiamo preoccuparci di offrire ai giovani un riferimento etico che possa dare loro chiavi di lettura per riconoscere il bene e fuggire tutto ciò che non lo realizza. L’errore più grande che gli adulti possono fare nei confronti dei figli è non indicare mete sicure, non dare obiettivi di umanità cioè di crescita personale. È verso questi obiettivi che i figli devono sentirsi in cammino e devono essere stimolati ad organizzare la loro crescita. È rispetto al bello e al buono che deve valere spendere la vita e compiere le scelte veramente libere. Ma il bello, il buono risiedono in Dio, quindi è inevitabile di fronte ad un discorso che riguarda il bene dell’uomo, prescindere dal sogno di Dio nell’ora della Creazione. 

Se questo lavoro lo facciamo a casa, tra le mura domestiche preparando gli uomini del domani con una struttura valoriale che sceglie di vivere l’antropologia cristiana non come imposizione ma come un bene, abbiamo fatto molto e non avremo alcun bisogno di una legge che imponga limiti e restrizioni di pensiero e di parola per tutelare alcune categorie sociali. In una società dove la libera circolazione delle idee viene meno, si distrugge il principio base della democrazia, si finirà con tutelare gli uni per danneggiare altri e ancora una volta, avremo perso un’opportunità per educare i nostri figli al rispetto dell’essere umano a prescindere dal colore della pelle, dalla confessione religiosa e dall’orientamento sessuale. Il Signore ci ha creati liberi perché scegliessimo liberamente il bene. Dunque restiamo liberi




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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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