Madre

La bellezza della maternità

mamma

di Ida Giangrande

Avete mai provato ad immaginare il dolore di 20 ossa che si rompono tutte insieme e allo stesso momento? Provateci e capirete qual è il dolore che prova una donna nel mettere al mondo un figlio. La maternità è la grande bellezza dell’umanità, una bellezza che, tuttavia, rischiamo di perdere.

Chi mi conosce bene sa che sono un’amante delle parole. Le considero piccole compagne di viaggio che attraversano i secoli e il tempo e ci consegnano la saggezza della storia. Il termine madre risale al 1224 e deriva dall’accusativo latino matrem. Trova corrispondenze nelle lingue antiche, come nel greco antico, nel sanscrito, nel persiano, nell’antico slavo e nelle lingue moderne, come in inglese, in tedesco, in francese e nel portoghese. Come a dire che non c’è lingua o popolo al mondo e nella storia che non conosca la parola e che non abbia avuto il bisogno di dare un nome al valore della maternità. 

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Quando penso alla madre il mio immaginario mi ripropone subito l’immagine dell’accoglienza gratuita e incondizionata e poi, subito dopo, come in una sequenza di immagini disposte lungo un filo narrativo, ecco arrivare il coraggio delle madri. Di quanto ce n’è bisogno per allevare un figlio, per custodirlo nel proprio corpo e poi partorirlo. Oggi diamo per scontate troppe cose. Sono ancora tante ad esempio, le donne che muoiono di parto. Secondo le stime più recenti, ogni anno 303.000 donne nel mondo muoiono per complicazioni legate alla gravidanza o al parto. Altre 10 milioni patiscono lesioni, malattie e infezioni che possono provocare sofferenze per tutto l’arco della vita. E nella gioia generale di una nascita spesso si dimenticano le doglie, che sono i dolori più atroci del mondo. Il corpo umano può sopportare fino a 4.5 Vas di dolore (Vas è l’unità di misura del dolore). Nel momento del parto una mamma sente 5.7 Vas di dolore. Per fare un esempio più concreto è come se 20 ossa si fratturassero tutte insieme e nello stesso istante. Riuscite ad immaginare il dolore che prova una donna nel dare alla luce un figlio e quanto coraggio ci vuole ad affrontare questo momento? Una sofferenza che, tuttavia, svanisce un secondo dopo il primo vagito del neonato. Nella figura della madre è straordinariamente intenso il nesso tra dolore e amore. Come in una sintesi perfetta l’amore più grande che esiste al mondo nasce dal dolore più forte che il corpo umano può patire. E in questo mi sembra di vedere un profondo parallelismo con l’amore di Dio per la creatura umana che rinasce dal patimento della croce. C’è qualcosa di misteriosamente sacro nella capacità tutta femminile di mettere al mondo un altro essere umano. Qualcosa di profondamente divino che conferisce alla donna questa straordinaria abilità non solo corporea. “Figlio muto, mamma intende” diceva sempre mia nonna e in questo detto popolare mi restituiva quella capacità tutta materna di intuire a livello viscerale il bisogno inespresso del proprio figlio quando non può comunicarlo o quando non sa farlo. Allo stesso modo mi commuove osservare il bambino che cerca sua madre per essere coccolato, consolato, sfamato. Lei è la risposta ad ogni suo bisogno affettivo o fisico. È il punto fermo della sua esistenza. Un legame prezioso e insostituibile quello che unisce le madri ai loro figli. Eppure rischiamo di perdere tanta bellezza e grandezza nella corsa sfrenata all’omologazione di massa. Rischiamo di sciupare il proprium dell’universo femminile. Quello straordinario apporto che la donna può dare alla società intera. Troppo spesso, negli ultimi tempi, mi capita di sentir parlare della maternità come di un peso per la società, per il mondo del lavoro, come di un ostacolo alla realizzazione della donna. Per fortuna non è così per tutte, ma siamo arrivati al punto che dire “sei fatta per essere madre” risulta essere quasi un’offesa per qualcuna. Allo stesso modo se mi guardo intorno scorgo i segni di una maternità ferita e impossibilitata ad esprimersi. Quante sono, ad esempio, le madri costrette ad abortire perché non hanno i mezzi per allevare i propri figli? A due passi, dalla Festa della mamma, so con certezza che non saremo mai una società evoluta fino a quando la maternità non sarà garantita e tutelata a tutto tondo e preservata da ogni forma di sfruttamento.

In questo mese così speciale dedicato alla Madre Celeste, affidiamo insieme la causa della maternità nelle mani della Vergine Maria. La sua tenerezza, così squisitamente femminile, ci aiuti a riappropriarci della madre nascosta in ciascuna donna. Ci aiuti a darle una voce e un peso specifico nella società e nel mondo. Auguri a tutte le mamme anche a quelle che non sanno di esserlo o a quelle che vorrebbero ma non possono.




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