Eucaristia

Lo psicologo Antonio Francese: “Sì al distanziamento fisico ma serve tornare ai sacramenti”

Antonio Francese

di Vito Rizzo

No al “distanziamento sociale”, sì al “distanziamento fisico”. È importante recuperare la dimensione relazionale e soprattutto nella comunità spirituale. A dirlo è Antonio Francese, psicologo e docente di Psicologia delle Religioni presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.

Come l’economia ha le sue esigenze in vista della ripartenza, non meno importanti sono le esigenze psicologiche e spirituali che si legano al “ritorno ai sacramenti” auspicato da Papa Francesco e oggetto di un lavoro attento e puntuale della Conferenza Episcopale Italiana con il Governo Conte. Si attende la Fase Due per rientrare in Chiesa a vivere la Celebrazione Eucaristica non soltanto per il popolo ma con il popolo.

Trascinati nella burrasca emotiva tipica di ogni fase emergenziale, si è stati per settimane in un limbo, giuridicamente confinati in casa e moralmente mossi dalla preoccupazione di preservare i nostri cari, soprattutto i più deboli, dal rischio di contagio. Anche la Chiesa ha fatto, con grande senso di carità la propria parte, offrendo attraverso i suoi ministri la Celebrazione Eucaristica al popolo, lasciandolo però spettatore e non parte attiva della Celebrazione stessa, come invece è proprio della liturgia ordinaria. Il rischio del contagio ha costretto a rinunciare all’accompagnamento ultimo della comunità cristiana ai propri defunti, a rinunciare ai sacramenti, ad attendere la Pasqua in un digiuno di grazia sacramentale mai sperimentato fino ad oggi. È quindi necessario che in questa “Fase Due” venga data la giusta priorità a quelle che sono le esigenze, le necessità, psicologiche e spirituali delle persone. 

Secondo Antonio Francese, psicologo e docente di Psicologia delle Religioni presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, in merito alla ripartenza «sarà sicuramente importante farla con le dovute cautele, ma dobbiamo anche imparare a modificare la terminologia che usiamo. Basta parlare di “distanziamento sociale”, piuttosto è preferibile parlare di “distanziamento fisico” perché la relazione sociale ha bisogno di essere pienamente realizzata, ancor di più in questa Fase Due». 

Sull’importanza per i fedeli di tornare a vivere i sacramenti in Chiesa, come auspicato dallo stesso Papa Francesco, il prof. Francese è quanto mai chiaro: «È importante non illudersi che l’avvio della Fase Due costituisca un “liberi tutti”: sarebbe molto importante riaprire le Chiese alla partecipazione del popolo ma con i dovuti accorgimenti e cautele. Non si può trascurare quanto importante sia la dimensione della fede per tante persone, quanta parte abbia vivere i sacramenti nella propria dimensione psicologica e spirituale, sia da un punto di vista personale che relazionale. È dunque importante, responsabilmente, ritornare a vivere una vicinanza ai sacramenti, agli incontri all’interno della famiglia ecclesiale, alle prassi pastorali. Pensiamo a quanta importanza ha per una vecchietta andare a Messa la mattina, recitare il Rosario con le amiche, vivere momenti di raccoglimento all’interno della Chiesa. Rientrare in comunità è un rimedio alla solitudine che tante persone vivono nel silenzio più totale. Sono queste ragioni che, anche da un punto di vista psicologico, non possono essere trascurate e che certamente aiutano, grazie proprio alla dimensione di fede, a vivere con maggiore forza e speranza la stessa fase emergenziale». Un motivo in più per mettere fine a questo digiuno; per il bene della Chiesa, per il bene dei fedeli, per il bene dell’equilibrio stesso morale, psicologico e spirituale dei cittadini italiani.




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