Africa

Niente Messe anche in Burkina Faso. Il virus colpisce al cuore la cristianità, ma da questa croce fiorirà una luce…

Adorazione Eucaristica

di Valentina Cristiani

Purtroppo il coronavirus ha raggiunto anche il Burkina e, così come da noi, non si celebrano più Messe con i fedeli. Il virus colpisce il cuore oltre che il corpo, ma il Signore saprà scrivere diritto sulle nostre righe storte.

“Vale mi sento troppo giù per il fatto che hanno chiuso le chiese. Non ce la faccio, mi manca qualcosa. Sono angosciata tutto il giorno. Quando andavo da Gesù e ricevevo il suo corpo mi sentivo leggera, come se volassi. Adesso mi sento pesante. Come posso fare? sento che manca un pezzo di me. Non mi aspettavo che quella domenica potesse essere l’ultima. Quando tornando dalla messa abbiamo letto l’ordinanza mi si è aperta una voragine nel cuore”.  

Questi i pensieri che un’adolescente ha voluto condividere con me a tre settimane dalla sospensione delle Messe. Pensieri che mi hanno profondamente commossa. In queste parole tanto semplici e sincere ho potuto sentire tutto il dolore di chi soffre nel non poter più incontrare una persona veramente importante, una persona che ama. In questo messaggio si sente forte il desiderio di voler partecipare alla Celebrazione Eucaristica. Forse più che un desiderio proprio una necessità. 

Ultimamente sentiamo dire spesso che possiamo pregare a casa, senza necessariamente dover andare a Messa. Certamente possiamo intensificare la preghiera ed approfittare di questo tempo di quarantena per approfondire la Parola di Dio, ma sappiamo bene che la Parola ci apre la strada e conduce al Pane, aumenta quella fame che può essere saziata solo nutrendoci dell’Eucarestia, centro della nostra fede. 

Forse quella mancanza di cui mi parla la mia piccola amica rappresenta proprio il morso di quella fame che, in questi giorni di particolare prova, non può essere saziata. Il suo slancio del cuore mi ha fatto tornare in Africa, ad uno dei momenti che ricordo con maggiore commozione: l’adorazione Eucaristica con gli studenti del foyer prima della Messa. Quella sera al passaggio di Gesù la terra tremava, il suono dei tamburi scuoteva l’aria e faceva vibrare ogni fibra del mio essere. Le mani di tutti erano alzate a salutare il Signore che passava, gli occhi pieni di lacrime e i volti illuminati da sorrisi raggianti. Tutti in ginocchio, su quella terra ruvida, per tutto il tempo dell’adorazione. Canti di lode squarciavano l’aria e invadevano il cuore. Quei ragazzi avevano piena coscienza di Chi stava passando, attendevano con ansia il Suo arrivo. Prima di allora non avevo mai visto dei giovani pregare con tanto trasporto. Il loro cuore era tutto rivolto a Gesù, quel Gesù a cui di lì a poco si sarebbero intimamente uniti diventando con Lui una cosa sola nel sacramento dell’Eucarestia.

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Purtroppo il coronavirus ha raggiunto anche il Burkina e, così come da noi, non si celebrano più Messe con i fedeli. Il virus colpisce il cuore oltre che il corpo. Sì, perché Dio è il cuore di questo popolo. Nei primi giorni lì mi stupivo dei loro sorrisi, di tanta gioia in quella povertà, poi vedendo le chiese sempre piene ed il modo in cui pregavano ho compreso che in Dio riponevano ogni loro speranza e da Lui prendevano tutta la forza. Insomma, forse le loro tasche erano vuote di beni materiali, ma erano piene di Dio. Ora, questo male che dilaga, costringe a svuotare un po’ le tasche. Cresce la fame… i fedeli sono privati del Cibo che li sostiene. Penso a quei giovani che partecipavano alla Celebrazione Eucaristica con tanto ardore e provo tanto dolore.

È una dura prova, ma Dio è Padre e non abbandona i Suoi figli. Come si dice… il Signore scrive dritto sulle righe storte: se restiamo a Lui fedeli, se confidiamo in Lui questa croce fiorirà, nel buio risplenderanno parole luminose. Nelle mani di Dio tutto può trasformarsi in un’opera meravigliosa. L’apostolo Paolo: tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, ed io credo fortemente.

Intanto possiamo iniziare ad intravedere una prima piccola parola nascosta tra le pieghe degli ultimi eventi… Questo virus, per quanto ci abbia sconvolti, ha messo in luce una verità che il nostro benessere troppe volte ci fa dimenticare: viviamo nella precarietà. La vita non ci appartiene, non scegliamo noi quanti giorni abbiamo da vivere, ma possiamo scegliere come voler vivere l’oggi che ci è donato. 

Che sia dunque un tempo di conversione, un tempo in cui ci fermiamo a rivedere la nostra vita e decidiamo di cambiare rotta, orientando i passi ed il cuore a Dio, unico vero bene.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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