Coronavirus

Un passo appena oltre la paura e scopriremo che Dio non si è dimenticato di noi…

di Daniela Cristiana Galletto, Suora Francescana Alcantarina

Le notizie dei TG scavano dentro solo timori, ansie e altri interrogativi. Ma per fortuna noi cristiani abbiamo un’altra arma a portata di mano: coinvolgere Dio in tutto ciò che stiamo vivendo.

Il Maestro è qui e ti chiama” (Gv 11,38): le parole che Marta rivolge alla sorella Maria nel Vangelo della V domenica di questa Quaresima che nessuno di noi potrà mai dimenticare ci ricordano l’unica speranza in grado di tenerci ancora in piedi: NON SIAMO SOLI.

In queste settimane la lontananza tra noi si è fatta sentire sempre di più, pesando sul cuore con il suo carico di domande senza risposta. Oggi ci pesa non sapere quando potremo rivederci e riabbracciarci. Ci pesa non sapere perché tutto questo ci ha divisi e confinati in quella prigione che fino a non molto tempo fa chiamavamo casa, convento, parrocchia… La lontananza pesa e lo ha sempre fatto: mette in evidenza le solitudini di tutti, giovani e anziani, genitori e figli, sacerdoti e religiosi, imprigionandole in quella forma di isolamento che rende amari questi giorni e alimenta la paura che il buon Dio si sia dimenticato delle sue creature.

Certo, una parte di noi lo sa: i provvidenziali mezzi di comunicazione che stiamo utilizzando per continuare a lavorare anche a distanza, per prenderci cura delle persone care che non vivono con noi e dei bisognosi della porta accanto e che consentono ad insegnanti ed alunni di proseguire nel loro percorso formativo sembrano unirci attraverso invisibili fili di grazia che ci fanno sperimentare che non siamo poi così soli. Tutto ciò che serve per mantenere i contatti, parola d’ordine in questo tempo, ci fa sentire meno paralizzati, ma non basta.

Quando scende la sera entra in gioco quell’altra parte di noi che ha bisogno di una certezza più forte a cui aggrapparsi. Le notizie dei TG diventate colonna sonora che ritma lo scorrere delle nostre giornate, tutte più o meno uguali, non rispondono alle nostre domande profonde. Scavano dentro solo timori, ansie e altri interrogativi. 

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Per fortuna noi cristiani, non importa se cristiani da sempre, per abitudine o dell’ultima ora, uomini e donne della fede al tempo del coronavirus, abbiamo un’altra arma a portata di mano: coinvolgere Dio in tutto ciò che stiamo vivendo, chiedendo a Lui di essere Padre per i suoi figli. A chi poi ha ricevuto in dono o ha riscoperto la grazia di poter dare del “Tu” al Signore vivendo in un costante dialogo con Lui, come i sacerdoti e i religiosi, è concessa anche un’altra possibilità: stare sulla breccia nella preghiera, come fece Mosè sulla cima del colle durante il combattimento del popolo d’Israele contro i suoi nemici, fedele al suo Signore e fedelissimo al popolo che Dio aveva affidato alle sue cure. 

“Il Maestro è qui e ti chiama”: il Signore non smette di ri-chiamare i suoi discepoli, oggi più che mai ha bisogno di qualcuno disposto a compiere un salto coraggioso, fuori dalle proprie angosce, per cercare una risposta alla sete di senso dell’umanità. Qualcuno che sappia guardare dentro la storia e poi osi fare un passo appena oltre la paura, perché lì inizia il sentiero che conduce alla Sorgente. E, come tutti i veri sentieri, si tratta di un percorso in salita, da affrontare lentamente, con lo sguardo che si perde in un oltre lontano, ma assolutamente certo. 

Nell’impotenza che tutti noi consacrati stiamo sperimentando e che sembra talvolta annientarci, occorre trovare il coraggio di essere una porta di ingresso al mistero di Dio e della vita, senza essere esentati dalla sofferenza, dalla fatica e dal peso dell’abisso in cui sembra precipitare la storia. 

Lasciando che la vita ci sfiori con le sue lacrime, i suoi perché, i suoi incolmabili vuoti e le sue dolorose assenze possiamo essere nei nostri cuori un luogo di rifugio e di conforto e, in questo modo, scopriamo che in ogni gemito raccolto da chi soffre e combatte ogni giorno c’è un pezzetto di Dio a cui dare ospitalità. Quale carico più prezioso di questa sua presenza silenziosa potremmo portare dentro di noi? “Il Maestro è qui”. 

Ecco la nostra certezza: Lui è qui ed è al lavoro per portare a compimento le nostre vite. A noi il compito di vivere da vivi questo tempo, mettendoci silenziosamente in ascolto della promessa di Dio, che non ha cambiato idea su di noi e ci porterà fuori da questo deserto, e del grido del suo popolo, che ha tanto bisogno di annunci di Resurrezione per credere che la Vita vincerà.




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