Mercoledì delle Ceneri

Quaresima: “Fammi sentire il profumo di Dio”

di Giovanna Abbagnara

Il tempo quaresimale è un tempo fortemente eucaristico. Senza la forza di questo pane non potremmo affrontare i deserti della nostra vita, i fallimenti, le incomprensioni, i tradimenti, i dolori che attraversano la vita di ciascuno.

Il Mercoledì delle Ceneri è arrivato e con questo giorno santo, di penitenza e di digiuno, ci introduciamo nel tempo quaresimale. Vorrei invitarvi oggi a puntare lo sguardo verso la meta, cioè verso la Pasqua che celebreremo di qui a 40 giorni. Perché? Semplicemente perché per affrontare un viaggio, per viverlo nel migliore dei modi, per essere certi di arrivare, dobbiamo avere piena consapevolezza della meta, del motivo che anima il nostro andare. Scusate se esco un po’ dal coro di quello che ascolterete in questo giorno ma a me sembra che la parola sovrana di questa giornata sia Eucaristia. E vi spiego perché.

L’anno scorso, durante la celebrazione del Giovedì Santo nella mia piccola e graziosa parrocchia di campagna dove vivo, ho fatto un incontro che ha cambiato completamente il mio modo di vivere la partecipazione eucaristica. Arrivati in chiesa, poiché c’era tanta folla, mio figlio mi indicò una sedia vuota posta a lato dell’Altare della Reposizione invitandomi a sedermi lì. Andai, contenta di aver trovato il mio piccolo rifugio da dove poter vivere la celebrazione eucaristica in santa pace. Mentre mi gongolavo in questo proposito, una bimba piccolina e paffutella mi venne vicino, sgranò i suoi grandi occhi e mi chiese: “Posso stare in braccio a te? Dietro non vedo nulla”. Detto fatto, non ricordo di aver risposto affermativamente, so solo che mentre si sistemava sulle mie gambe, le domandai come si chiamava, “Ginevra”, e da lì cominciò la mia celebrazione con annessa telecronaca. Sì, perché ad ogni gesto liturgico che si consumava sull’altare, Ginevra dall’alto dei suoi tre anni mi domandava il perché. Perché si inginocchia? Perché c’è il fumo (alias incenso)? Perché lava i piedi? L’acqua è calda? Perché li bacia? Insomma una mitragliatrice di domande alle quali non potevo assolutamente sottrarmi. Pazientemente ho cercato di rispondere brevemente alle sue richieste, promettendole, dopo la celebrazione di spiegarle meglio tutto. Arrivati al momento della Comunione, anticipo Ginevra e le dico di stare buona buona seduta sulla sedia mentre io andavo a ricevere Gesù. Lei fu ubbidiente ma non mi perdeva di vista. Ricevemmo la Santa Eucaristia per intinzione. Tornata al mio posto, mi inginocchiai, come di consueto per rendere grazie a Dio del dono immenso che proprio il Giovedì Santo ricordiamo e Ginevra fece una cosa molto strana. Mi si avvicinò tantissimo e cercava di annusare vicino alla mia bocca. Le domandai: “Ginevra cosa fai?”. E lei mi rispose: “Fammi sentire il profumo di Dio”. Ebbi un sussulto, quella bambina, così piccola, in piedi davanti a me mi stava dando una grande lezione della bellezza e dell’importanza dell’Eucarestia. Aveva non solo compreso che lì c’era la presenza viva di Gesù ma mi invitava a fare della mia vita il profumo di quella presenza. Non ho più rivisto Ginevra, vive al Nord con i suoi genitori, erano scesi solo per le feste di Pasqua, ma credo che non dimenticherò mai quella graziosa piccolina. Dio mi ha parlato, “dalla bocca dei bambini e dei lattanti affermi la tua potenza” (Sal 8), lì ho compreso che il tempo forte della Quaresima è un tempo mirabilmente eucaristico e che nessun deserto si può attraversare senza l’Eucaristia.

Del resto non è stato forse il Signore a promettere a Mosè per il popolo affamato e scoraggiato nel deserto di “far piovere pane del cielo per voi” (Es 16,4)? E non è stato sempre Lui a dare ad Elia, stanco e disperato fino al punto di chiedere al Signore “prendi la mia vita”, un cibo e con la “forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb” (1Re 19,8)? E la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-13) non avvenne forse in un luogo solitario (Mc 6,31),“luogo deserto” (Mt 14,13),“zona deserta” (Lc 9,12)? Cosa vuol dire tutto questo? Che l’Eucaristia è pane nel deserto, che dobbiamo vivere questo tempo aggrappati a Cristo.  

Nella Sacra Scrittura il deserto è il luogo della prova, della fame, della sete, della paura, del dolore ma anche dell’alleanza e della nuzialità. Perché lì dove l’uomo riconosce tutta la sua piccolezza, dove ha paura, dove sperimenta che nessuna cosa al mondo è in grado di donargli la vera felicità, lì fa esperienza che Dio è tutto e che solo Lui può trasformare quella tristezza in gioia, quel dolore in via di salvezza.

Il deserto è piantato tante volte anche nei nostri rapporti coniugali. Deserto sono le solitudini non condivise, le malinconie e le angosce inevitabili, le paure irrisolte, i sogni infranti, le speranze infrante, i pesanti perché senza risposta, i pensieri depressivi, le preoccupazioni che procurano affanno e sconforto. Deserto è la malattia che corrode lentamente il corpo umano. Ma il deserto è anche il luogo dell’intimità. Quanto più sperimentiamo la nostra fragilità e il limite della contingenza, tanto più nell’Eucarestia riconosciamo che Dio è tutto e Lui solo può donarci il pane per attraversare i nostri deserti. Gesù “pane disceso dal cielo” (Gv 6,51) ci accompagna verso il monte di Dio, verso la luce della Pasqua. Torna a fare alleanza con noi, con la nostra famiglia. cammina con noi, ci dona il pane della vita. Partecipiamo a Messa in questo tempo santo, lasciamoci condurre da Gesù, impariamo da Lui a vincere le tentazioni, adoriamoLo presenza viva nell’Eucarestia e sperimenteremo la grazia di vivere ogni giorno in una profonda comunione con Lui.




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