Promessa nuziale

Con la grazia di Cristo prometto…, l’ora santa dell’amore

Matrimonio

di Giovanna Abbagnara

Le parole della promessa nuziale hanno un valore sacramentale ma offrono nello stesso tempo una regola di vita per gli sposi che è bene conoscere e avere sempre nel cuore per rispondere pienamente alla chiamata dell’Amore.

La liturgia nuziale ha un fascino che travalica il tempo. È lo spazio di Dio, in cui gli sposi si ritrovano per iniziare un cammino a due, per sempre. Cuore e fondamento della liturgia del matrimonio è la promessa nuziale. Essa contiene quelle parole con le quali i nubendi insieme alle conclusive del sacerdote che presiede il rito, li consacra sposi. Quelle parole hanno un altissimo significato e valore e rappresentano uno di quei pilastri della vita coniugale che faremmo bene a riprendere e meditare, specie in quei momenti in cui vediamo l’amore affievolirsi e ci sembri che tutto soccombi sotto il peso del fallimento. 

Per comprenderne veramente l’altissimo valore dobbiamo però liberarla da tutta l’emotività e a tratti da quel sentimentalismo che una certa cultura vuole propinare in qualche fiction televisiva dove vediamo sullo sfondo il mare, la spiaggia sotto i piedi e interminabili discorsi molto sdolcinati sull’amore. Tutto questo non ci aiuta a cogliere il significato pieno della promessa e ci mostra un’immagine dell’unione tra l’uomo e la donna più concentrata sulle proprie forze che sull’azione dello Spirito, più orientata sulla capacità dell’uomo che sulla grazia di Cristo. Una mentalità ahimè, di cui anche i giovani fidanzati sono imbevuti e che coraggiosamente la comunità ecclesiale deve prendere in carico, portare in braccio per condurli a celebrare il sacramento in piena coscienza. 

È chiaro che la responsabilità non toglie nulla alla forza dell’amore, al sentimento, a quella trepidazione che assale davanti all’ora dell’amore. Quell’ora santa dove il cielo e la terra si incontrano, quell’ora che rinnova quella della Creazione “e i due saranno una carne sola…”. Quell’ora che consacra il corpo e il cuore e rende l’uomo e la donna la terra santa dove Dio camminerà, passeggerà, rinnoverà il miracolo della fecondità, sosterrà nel momento del dolore e si riposerà quando l’amore nell’unione dei corpi lancerà al cielo un suono melodioso e soave. 

Dovremmo spendere molte energie per accompagnare i fidanzati a quell’ora e dovremmo anche da sposi fermarci spesso a fare memoria di quel momento, se non altro per ricordarci e rinnovare quella grazia che è stata effusa sulla coppia in abbondanza proprio quel giorno.

Pensando al 5 giugno di 21 anni fa riaffiorano tanti ricordi. Era un caldissimo pomeriggio di inizio estate nella Basilica di Sant’Alfonso Maria dei Liguori a Pagani, mentre ero sull’altare insieme a mio marito, uno di fronte all’altro, le mani intrecciate, gli occhi negli occhi, don Silvio tra noi in persona Christi, una bellissima statua del Sacro Cuore di Gesù di fronte a noi proprio nei giorni della novena (esattamente 100 anni dopo la consacrazione del genere umano al Cuore di Gesù da parte di Leone XIII nel 1999). 

Ricordo di aver pensato di essere sul monte Tabor e di fare esperienza di quel momento in cui lasciati gli abiti dell’umanità di cui il Cristo si era rivestito venendo al mondo, si è mostrato ai suoi discepoli come il Figlio di Dio e invitava anche noi a camminare verso quella luce e ad indossare un giorno l’abito dell’eternità. Ho sentito che la terra tremava sotto i miei piedi e quasi le parole facevano fatica ad affacciarsi all’esterno intimorite ma la coscienza di non essere sola, in compagnia dei tanti fratelli e di Gesù stesso, mi infondeva una grande serenità. 

Le nostre fragili parole umane contenevano la forza di Dio e Lui attraverso le parole del sacerdote timbrava il nostro cuore con un sigillo indelebile. È stata quella che don Silvio Longobardi nel suo ultimo libro “Con la grazia di Cristo prometto…” (Edizioni Punto Famiglia, 2020) definisce una Pentecoste coniugale e non saprei dire altrimenti quella capacità di decifrare il linguaggio dell’altro, di accogliere la diversità, di restare fedeli, di vivere le pagine del dolore e della gioia se non attraverso quella sorgente di vita nuova che è il momento della promessa nuziale. 

Abbiamo bisogno di chi ce lo ricordi e rispolveri o ci prepari a quel passo così importante. Per questo sono grata a don Silvio per la pubblicazione di questo testo, nato dalla sua esperienza con gli sposi e denso di suggerimenti e di sollecitazioni, ancorato alla Parola con uno stile semplice e diretto. Lasciamoci accompagnare per vivere la nostra vocazione con più slancio e passione. 

Scopri il libro: https://www.famiglia.store/prodotto/la-grazia-cristo-prometto/




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