Società

Per il nuovo anno siate pure “politicamente scorretti”… ma autentici

Buon anno

di Michela Giordano

A quanti di voi è capitato di ricevere auguri preconfezionati per Natale? A me sì e ho capito che l’ipocrisia è la prima grande piaga da cui vorrei liberarmi per il 2020.

Siate sinceri: lo avete riciclato anche voi, qualche giorno fa, un messaggio di auguri. Uno simpatico, abbastanza generico da poter essere girato a tutti i contatti in rubrica, ma non eccessivamente impersonale, così da lasciar credere che ci avete perso addirittura qualche minuto per idearlo. Avete ringraziato Dio per la funzione “inoltra” di Whatsapp, che ha drasticamente ridotto il tempo da dedicare a saluti e baci, consentendo di raggiungere chiunque praticamente in tempo reale. Spero, tuttavia, che abbiate prestato attenzione a non inoltrare messaggi con firme altrui oppure indirizzato frizzi e lazzi a chi stesse vivendo momenti di sofferenza. È successo a me. 

Il 23 dicembre ho ricevuto questo articolato testo Whatsapp, dipanato nel corso di un video con tanto di musica: “I successi e i sorrisi del 2019 non sono nulla rispetto a quelli che ti aspettano nel nuovo anno. Ottimo 2020, Carlo”. Una cantonata pazzesca, per due ordini di motivi. Il primo, chi mi inviava il messaggio non si chiama Carlo (evidentemente la persona in questione ha avuto talmente fretta di risolvere l’incombenza da non rendersi conto che stava “inoltrando” anche la firma di un’altra persona); il secondo motivo è che il 2019 è stato, in assoluto l’anno peggiore della mia vita, segnato, prima, dalla malattia grave, di mia madre e poi dalla morte di mio padre. Altro che successi e sorrisi.

Fino a pochi anni fa, avrei risposto, segnalando la gaffe e sottolineando la mancanza di tatto. Con grande sorpresa di mio marito, invece, ho preferito fare finta di nulla, rinunciando ad aprire il contraddittorio. Sono fisicamente stanca e, francamente, anche stufa di combattere superficialità, mancanza di empatia, cattiveria, ignoranza. Ci siamo confrontanti, in famiglia, per tutto il 2019 (ma già nei 10 anni prima, per tutto il periodo di malattia di papà) sul tema della sofferenza e della vicinanza di chi dovrebbe, in essa, starti accanto e siamo giunte alla conclusione che, se devi spiegare, chiedere, elemosinare, allora… è tutto sbagliato. Ma, parimenti, è sbagliato aspettarsi che la fragilità, anche momentanea, nel corpo debba essere esposta costantemente al pubblico ludibrio, per riuscire ad ottenere un po’ di comprensione. Chi ti ama, sa. Chi vuole esserci, c’è. Che tu sia sano o malato. Vivo o morto. Bandiamo l’ipocrisia. Vi prego. Facciamo del nuovo anno il “tempo del politicamente scorretto”. Mettiamoci al riparo dalle banalità alla “Carlo” e troviamo il coraggio per stare zitti, se non abbiamo nulla di “sentito” da dire. O di parlare, se dal nostro verbo può migliorare il pezzo di mondo in cui viviamo. 

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Ho detto a mia madre, quando era in ospedale, una frase letta su FB “se la sofferenza che stiamo vivendo ci rende cattivi, allora la stiamo sprecando”. Nel senso che a “Carlo”, un tempo, avrei augurato “di vivere il mio stesso 2019”. Oggi lo leggo in silenzio. E l’agg trattat (Cfr. Espressione dialettale che sta per “ho usato riguardo”).




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1 risposta su “Per il nuovo anno siate pure “politicamente scorretti”… ma autentici”

Condivido quanto osservato. Falsità, superficialità, ipocrisia, egoismo . . . le malattie da cui curarci, nessuno ne è vaccinato, l’unico antidoto è, secondo me, riconoscerle e affidarsi a Colui che ha sconfitto il peccato e la morte. Che il nuovo anno possa esaltare la verità e l’autenticità della persona.

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