Natale
Impariamo da Maria a non dialogare con le nostre paure ma con i desideri di Dio
di sr. Daniela Cristiana Galletto, Suora Francescana Alcantarina
Ci illudiamo di poter accumulare vita nelle tante esperienze che viviamo, nei traguardi che raggiungiamo, nelle piccole e grandi vittorie sudate con tanta fatica. E ci scopriamo sempre stanchi e vuoti. Già, perché sbagliamo “rifornitore”. In questo tempo santo siamo chiamati a confrontarci con i desideri di Dio e non con le nostre paure, come ha fatto Maria.
Mentre le luci delle nostre città già da tempo stanno annunciando a tutti la festa del Natale, oggi vogliamo farci accompagnare, per qualche istante, da una parola che non fa rumore, ma che ci conduce ancora più in fretta nel mistero vero di questo tempo santo.
“Nel sesto mese…”: inizia così il racconto evangelico dell’Annunciazione, festa che innaffia, risana, rafforza le nostre radici cristiane. Lo zoom fotografico usato dall’autore focalizza un tempo, un luogo, un destinatario, una promessa. Il numero 6 nella Bibbia indica il giorno in cui è stato creato l’uomo e al tempo stesso evoca in noi il ricordo di qualcosa di incompiuto… Un po’ come il quarto posto alle Olimpiadi o come l’aver perso il treno per una manciata di secondi. Eppure proprio questo sembra il tempo in cui il Cielo sceglie di visitare la Terra e, in questo modo, il numero 6 è finalmente sbloccato dal destino in cui sembrava inevitabilmente fermo da secoli. Tutto è descritto nei particolari. Un angelo e una fanciulla sono i protagonisti della scena. Se potessimo fermare il tempo un istante prima che Gabriele inizi il suo viaggio sulla terra alla ricerca di Maria, vedremmo il cuore inquieto di Dio davanti alle tragedie in cui è immersa l’umanità. Le sofferenze, le ingiustizie, le malattie, le guerre, le divisioni di tutti i tempi sembrano urlare senza sosta: “Basta, è tutto finito!”. Ma il Cielo, da sempre, ha una sola risposta: “Non finisce qui. L’Amore non può finire così”. E questo inizio fa aumentare la speranza.
Un istante dopo l’angelo Gabriele è inviato da Dio a Nazaret, terra di infedeli, a una vergine già promessa sposa. Per cambiarle i piani. Un attimo. Siamo abituati a un Dio che visita le donne sterili dell’Antico Testamento: si tratta generalmente di donne che hanno attraversato la vita portando in grembo un unico desiderio e, dopo tante prove, hanno maturato la certezza che la fecondità è promessa di vita inspiegabilmente riservata ad altre. Qui l’orizzonte è diverso: Maria è ancora troppo giovane per immaginarsi madre, ma sa che la fecondità è una questione di spazio, prima nel cuore, poi nei pensieri e infine nel grembo. E Lei ha già deciso chi dovrà prendersi quello spazio.
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Il saluto dell’angelo è seguito da una dichiarazione che ha in sé la certezza di qualcosa di assolutamente vero e definitivo: Maria è piena di grazia. È questo il nome nuovo che la fanciulla di Nazaret riceve quel giorno. Se provassimo per un attimo a metterci nei panni di Maria scopriremmo che Dio vuole parlare anche a noi, che passiamo la vita cercando qualcosa che ci soddisfi e che ci faccia percepire pienezza. Cerchiamo e non troviamo, perché sbagliamo strada. Ci illudiamo di poter accumulare vita nelle tante esperienze che viviamo, nei traguardi che raggiungiamo, nelle piccole e grandi vittorie sudate con tanta fatica. E ci scopriamo sempre stanchi e vuoti. Già, perché sbagliamo “rifornitore”: vuole pensarci Dio a caricarci il cuore con la sua presenza, in ogni istante, nel successo e nel fallimento, nella salute e nella malattia, nel tempo della gioia e in quello della prova. Se ne occupa Lui. L’ha promesso a Maria e ad ogni suo figlio. E ogni sua promessa è l’inizio di un futuro certissimo. Per questo l’angelo aggiunge: “Il Signore è con te”. Questa è la svolta: la solitudine è da sempre uno dei cancri più difficili da sconfiggere della nostra umanità. Eppure non è l’ultima parola. Un’invisibile carezza convince Maria a non dialogare con le sue paure, ma con i desideri di Dio. Decisamente un’altra storia: ella sa che c’è in gioco qualcosa di più grande che non riguarda solo lei e si mette in ascolto di questa promessa che sta prendendo carne nel suo grembo. Si fida di Colui che ha in mano la storia, sua e dell’umanità, da sempre.
Noi avremmo cercato risposte, garanzie e assicurazioni sulla vita, e poi forse avremmo voltato le spalle all’angelo, dicendogli di cercare qualcun altro, perché quella proposta non faceva per noi. Maria ci insegna che non è sempre necessario comprendere i dettagli. Accogliere il sogno di Dio negli annunci inaspettati con cui Lui sceglie di visitare continuamente la nostra vita è il primo passo per una vita feconda e piena di gioia. Il Natale nasce così, da un sì pronunciato con gioia al Cielo. Con la certezza che può essere sempre Natale, sia festa nei nostri cuori…
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