Scuola
“Prof, perché credi in Dio?”
di Elisabetta Cafaro
La prima ora di lezione è finita. Ho un’ora libera, non faccio neanche in tempo a gustare mentalmente il riposo che ecco mi raggiunge Giada, una mia alunna e mi domanda perché credo in Dio. La risposta non è affatto scontata…
Sarà capitato a tutti di pensare che gli anni, i mesi, i giorni a volte sembrano passare in un attimo, altre volte invece si stagnano e tracciano nel tran tran della vita di tutti i giorni, dei solchi che creano cambiamenti, impongono riflessioni, interpellano, invitano a non restare in superficie, ad immergersi nella profondità dell’anima, per trovare le risposte giuste alle tante domande che la vita riserva.
Nasce così l’esigenza di allontanarsi dai rumori del mondo, dalle tante parole, dalle distrazioni e dalle leggerezze, per far luce dentro la nostra vita. Per trovare risposte a quegli interrogativi che non sono su internet e neanche sui libri. Sono quesiti che esigono la forza della preghiera e della meditazione, interpellano la nostra esistenza, chiamano in gioco il nostro percorso, la nostra fede.
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Alla lavagna con l’aiuto di alcuni giovani abbiamo scritto delle frasi su cui riflettere che recitano così: “Tutto passerà… E tu per chi cammini? Vivi il momento presente”. Pensieri tratti da alcune storie lette in classe, che invitano ad una personale riflessione. La prima ora di lezione è finita. La campanella suona. Le voci festose e spensierate dei ragazzi mi accompagnano, fanno domande, si interpellano e mi interpellano, mentre mi dirigo verso la porta per uscire, carica di libri e dvd. Ho un’ora libera, non faccio neanche in tempo a gustare mentalmente il riposo che ecco mi raggiunge Giada, una mia alunna del primo anno del Liceo Classico, che mi chiede: “Prof, perché credi in Dio?”. Non ho il tempo di risponderle, lei deve tornare in classe e io anche, ma le prometto che tratteremo l’argomento appena possibile. Tuttavia in un attimo, con grande stupore, mi accorgo che tutti i miei pensieri si concentrano su questa domanda, creando un invisibile vortice che mi proietta tra il materiale e lo spirituale. Sento forte un invito a scendere tra le pagine del libro della mia vita per cercare la risposta o le risposte. Tirare fuori pensieri e parole. Questa domanda implica un’analisi profonda e non superficiale. “Perché credo?” vorrei argomentare subito e senza troppa fatica delle risposte, quindi mi rivolgo al mio Padre Spirituale che… non mi risponde, ovvero non mi può rispondere. La domanda è stata fatta a me! In silenzio allora attraverso la palude della mia esistenza. Sono sola davanti a uno specchio che non ritrae il mio volto ma la mia anima. Devo giungere dove si trovano i segreti del cuore. Per leggere bene il presente e proiettarlo verso il futuro con maggiore slancio e determinazione, bisogna aprire per prima i cassetti del passato, non a caso si dice che historia magistra vitae (La storia è maestra di vita). Il passato è un pedagogo nella vita dell’uomo, aiuta a discernere con maggiore consapevolezza e lucidità il bene e il male, educa a proiettarci in un ipotetico futuro. Chi siamo stati? Chi siamo? Che cosa vogliamo essere?
Avere fede, credere, in primis significa sapere osservare, prestare attenzione. La fiducia nelle persone che ci circondano e non solo nei genitori, è stata una delle prime cose che da piccola ho imparato. I grandi palazzi della metropoli erano lontani dal luogo dove sono cresciuta e non c’erano muri tra gli uomini ma porte aperte. Il ritmo della vita era scandito dal suono della campana della Chiesa. Avere fede era un monito costante di tutti. Nessuno metteva in dubbio l’esistenza di Dio, forse perché sembrava tanto ovvia da non essere presa neanche in considerazione l’idea opposta. I famosi “maestri del sospetto” (Marx, Nietzsche e Freud) non avevano mai varcato la porta delle case della gente umile, ricca di saggezza, di valori, di tradizioni, di fede e di buoni esempi.
Osservando la natura e tutte le opere meravigliose del Creato, ho compreso molto presto che chi le aveva fatte era davvero “Potente”. In essa c’era di certo uno spirito incorruttibile e perfetto. Mi piaceva e mi piace ammirare i suoi cambiamenti, la natura segue delle regole precise. Ma le regole di chi? Questo per sommi capi il filo che mi ha portata a credere in Dio. Per sommi capi dico, perché per tutto il resto la fede è un mistero inspiegabile.
Cara Giada ecco la tua risposta: la fede è un dono che possiamo accogliere o rifiutare, esattamente come l’amore. Puoi spiegare tu perché ci si innamora di qualcuno? No, perché l’amore è un mistero, si accende nel cuore e tu non puoi fare altro che accoglierlo con semplicità e impegnarti a viverlo con serietà.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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