Donna e chiesa
L’audacia del genio femminile nella Chiesa
di Giovanna Abbagnara
La Chiesa oscurantista nei confronti della donna? Forse, ma spesso l’emancipazione femminile si è realizzata con maggiore forza proprio nei paesi di matrice cristiana.
Si fa presto a definire oscurantista l’azione della Chiesa nei confronti della donna. Un po’ di storia ci fa comprendere quanto l’emancipazione femminile si sia realizzata proprio nei paesi di matrice cristiana e al contempo ha fatto e fa, molta fatica ad emergere proprio in quelle nazioni dove manca una forte radice cristiana come per esempio in India o in Cina. Se focalizziamo la nostra attenzione sulla storia della Chiesa in Italia tra l’800 e il ‘900, all’indomani dell’abolizione degli ordini religiosi contemplativi, possiamo ammirare quanto l’audacia di alcune donne sia stata determinante nella diffusione del genio femminile. Decise a vivere la loro vocazione alla vita consacrata, queste donne si sono inventate una forma nuova e creativa fondando congregazioni religiose, studiando, gestendo ingenti patrimoni, viaggiando e fondando scuole, ospedali e laboratori di formazione ad una professione.
Tra tutte mi piace ricordare Teresa Eustochio Verzeri (1801-1852). Nel 1818 Teresa entra in Santa Grata, l’antico monastero delle monache Benedettine della città alta di Bergamo ma dopo poco tempo a causa delle leggi governative austriache è costretta a tornare a casa. Seguono anni di indecisione e di tormento per numerosi ostacoli ma anche ricerca della volontà di Dio: Teresa sente l’impulso di farsi religiosa. Grazie all’aiuto di un santo sacerdote, mons. Benaglio, fonda nel 1831 l’Istituto delle “Figlie del Sacro Cuore di Gesù”. Nel giro di poco tempo, arrivano tante giovani e l’opera si trasforma in attività educative e assistenziali al servizio dei più bisognosi. Teresa è Marta e Maria insieme: progetta, viaggia, scrive e si dedica ad una vita di preghiera intensa, guidata da una forte spiritualità di abbandono in Dio, costantemente purificata dalla sofferenza e da ostacoli di ogni tipo. Si affranca dal potere “maschile” che le autorità ecclesiastiche esercitavano sugli istituti di donne consacrate, e avvia (per così dire) un’opera che ha molto del genio femminile di cui parla Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem. Chiede insistentemente la possibilità di essere la Madre generale della sua congregazione e nel 1841 ottiene da Pio IX, non solo per sé ma esteso anche alle altre Congregazioni, questo privilegio.
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Nello spazio di 20 anni, alla sua morte, l’Istituto contava oltre 200 suore e 13 case-opere. In una delle sue scuole, precisamente a Sant’Angelo Lodigiano, ha studiato Francesca Cabrini, l’apostola dei migranti, che nella sua vita ha attraversato l’oceano Atlantico 28 volte fondando tante opere di carità, sollecitata anche dall’esempio e dal carisma di Teresa Eustochio Verzeri.
Il ruolo che hanno svolto queste donne è stato molto più emancipato di quello che esercitavano le donne laiche a quel tempo. Tante altre donne straordinarie si sono poi succedute nella storia della Chiesa. Nel’900 abbiamo avuto la straordinaria figura di Armida Barelli che fonda in tutta Italia associazioni cattoliche femminili e che insegnerà alle donne a parlare in pubblico, ad essere formate, impegnate culturalmente e socialmente tanto che per la prima volta alcune donne cattoliche vengono elette in politica. Più vicina ai nostri tempi, possiamo ricordare Chiara Lubich, la prima fondatrice di un movimento in cui le donne hanno un ruolo fondamentale tanto che prima di morire chiede a Wojtyla che la presidenza del movimento sia sempre ricoperta da una donna.
Queste donne che hanno fatto la storia della Chiesa negli ultimi secoli con una intraprendenza e una intelligenza straordinaria diventano, scrive Giovanni Paolo II “un insostituibile sostegno e una fonte di forza spirituale per gli altri, che percepiscono le grandi energie del suo spirito. A queste «donne perfette» devono molto le loro famiglie e talvolta intere Nazioni”. E io aggiungerei deve molto anche la Chiesa.
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