Tafida Raqeeb

Tafida Raqeeb: per i giudici la libertà religiosa va rispettata

a cura della Redazione

Inizierà lunedì il procedimento che dovrebbe portare i giudici dell’Alta Corte di Londra ad esprimersi sul caso Tafida Raqeeb, la bambina di 5 anni in stato di minima coscienza a cui l’ospedale vorrebbe interrompere i trattamenti vitali. Ora la battaglia si sposta sul piano religioso.

Un nuovo tassello, questa volta non di tipo medico ma religioso, si aggiunge al caso di Tafida Raqeeb, la bimba di 5 anni in stato di minima coscienza a cui il Royal London Hospital vuole sospendere i trattamenti vitali. Secondo la fondazione Barts, società pubblica che gestisce la struttura, i genitori della piccola non sono in grado di decidere, nel suo «migliore interesse», se continuare o sospendere le terapie che la mantengono in vita, in virtù del loro credo islamico.

La notizia arriva a pochi giorni dall’inizio del procedimento che inizierà lunedì e che dovrebbe portare i giudici dell’Alta Corte di Londra a esprimersi sulla controversa vicenda attraverso una sentenza, che dovrebbe poter concedere anche il trasferimento della piccola all’ospedale Gaslini di Genova.

In una imprevista udienza preliminare, ieri, la Barts ha chiesto di togliere ai genitori – mamma Shelima Begum, avvocato di 39 anni, e papà Mohammed Raqeeb, 45enne, consulente nel settore delle costruzioni – la rappresentanza legale della bambina perché musulmani. La richiesta dell’ospedale è arrivata dopo aver ricevuto la fatwa, sentenza giuridico-religiosa di ispirazione islamica, dal Consiglio islamico europeo per ricordare che, per i musulmani come la famiglia Raqeeb, l’interruzione dei trattamenti vitali è «inammissibile» oltre che un «grave peccato».

Il giudice Alistair MacDonald ha però ribadito la «libertà di religione» e respinto la richiesta invitando, tuttavia, genitori e personale sanitario a «moderare i toni del confronto».




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