Eutanasia

Tafida Raqeeb è salva per il momento. I giudici rimandano tutto a settembre

A cura della Redazione

Nessun trasferimento al Gaslini di Genova e nessuna sospensione delle cure. Tutto rimandato a settembre. Così la Alta Corte britannica sul caso della piccola Tafida, la bambina in stato di minima coscienza dal 9 febbraio scorso a cui i medici del London Royal Hospital vorrebbero staccare la spina.

Il giudice dell’Alta Corte britannica, Alistair MacDonald, chiamato ad esprimersi sulle sorti della bambina di 5 anni, a cui il London Royal Hospital vuole sospendere la ventilazione artificiale che la mantiene in vita, ha accolto il ricorso della famiglia rimandando a settembre ogni decisione. 

I genitori, che chiedevano al giudice di poter trasferire immediatamente la bambina da Londra a Genova, all’Ospedale Giannina Gaslini, dovranno rinunciare almeno per il momento. «Non ci resta che aspettare – commenta la mamma, Shelima Begum – ma in fondo non abbiamo altra scelta che questa. Andiamo avanti». 

Per il momento Tafida è salva ma la battaglia legale è appena cominciata. Le condizioni della piccola, in stato di minima coscienza dal 9 febbraio scorso, dopo un’emorragia cerebrale causata dalla rottura di un’arteria nel cervello, sono al momento stabili. 

In vista della sentenza definitiva, attesa in autunno, gli avvocati che supportano la famiglia Raqeeb dovranno riorganizzare la difesa con l’obiettivo di far valere il diritto alla libertà di cura della bambina in un Paese estero, in questo caso l’Italia. La scorsa settimana intanto la direzione sanitaria del Gaslini, contattata agli inizi di luglio dai genitori della piccola per un secondo parere sulle sue condizioni, ha confermato la disponibilità ad accoglierla e a prendersene cura, pur riconoscendo «l’estrema gravità delle condizioni cliniche» della paziente. 

«Sono estremamente grata a tutto il popolo italiano, alla Liguria e al Gaslini di Genova per tutto quello che stanno facendo per sostenere la nostra causa», dice commossa mamma Shelima. Sul caso è intervenuto anche il vescovo John Sherrington, responsabile per gli affari relativi alla vita della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. «Spero che in questo processo – ha detto – tutto il peso venga dato ai desideri dei genitori, pur rispettando il giudizio clinico dei medici che si prendono cura della bambina».

 




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