CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Quando i figli si allontanano dalla fede. Consigli per i genitori

13 Maggio 2019

figlio

Cosa succede quando, pur avendo fatto tutto quello che potevamo come genitori, i nostri figli decidono di abbandonare la via del Signore? Don Silvio: “La scelta dei figli che decidono di rinunciare all’esperienza di fede deve essere percepita e vissuta come una ferita, qualcosa che in sé è male e fa male. Mai rassegnarsi al male!”.

La lettera che ho pubblicato lunedì scorso – “Mio figlio non va a Messa. Il dolore di una mamma– ha suscitato alcune domande da parte di quei genitori che sentono la responsabilità educativa e non sanno concretamente come reagire e cosa fare. Ritorno su questo argomento per offrire alcune considerazioni a partire dall’esperienza di una famiglia che vive con convinzione e impegno la sua fede.

I genitori hanno dato una buona testimonianza, hanno saputo custodire e alimentare il legame coniugale, hanno accompagnato il figlio alla Prima Eucaristia, si sono preoccupati di farlo inserire in una comunità di ragazzi per continuare a nutrire la sua fede in una forma adatta alla sua età. Insomma, hanno fatto tutto quello che era necessario e, tuttavia, una volta raggiunta la maggiore età, il figlio rinuncia alla Messa. Non rinnega la fede, non avanza obiezioni ideologiche. Più prosaicamente dice che si annoia. Per un genitore credente è una dolorosa sconfitta, la certificazione di un fallimento educativo, almeno in quell’ambito specifico che riguarda la fede.

Qualcuno potrebbe dire: “Non dipende da voi”. È vero. I figli seguono la via tracciata dalla libertà e, pur rispettando i genitori, compiono scelte molto diverse da loro. I figli non sono la fotocopia dei genitori, la fede non si incammina per i sentieri di uno scontato automatismo generazionale. Tutto questo non deve sminuire ma accentuare la responsabilità genitoriale. “Non dipende da voi”: questa frase ha un suo nucleo di verità ma non deve essere percepita come una giustificazione né tanto meno come una sbrigativa assoluzione.

La scelta dei figli che decidono di rinunciare alla Messa – peggio ancora quando affermano che non sono per nulla interessati all’esperienza di fede – deve essere percepita e vissuta come una ferita, qualcosa che in sé è male e fa male. Mai rassegnarsi al male! Se la fede appartiene ai beni essenziali, chi rinuncia ad essa, chi si allontana da Colui che dona vita, rischia di morire d’inedia o di perdersi nei deserti aridi dell’esistenza. In questo caso, consapevoli del pericolo che corrono i figli, i genitori devono pregare più intensamente e supplicare il Signore di manifestare la luce. Quando un figlio è ammalato, facciamo tutto il possibile per restituirgli la salute. Dobbiamo fare lo stesso anche in questo caso.

L’intensità della preghiera dipende dalla coscienza di fede dei genitori. Non possiamo accontentarci di qualche preghiera vagante, a tempo perso. Deve essere un impegno serio e scomodo. La memoria delle apparizioni di Fatima, che oggi celebriamo, ricorda che Dio vuole salvare il mondo attraverso la preghiera e la penitenza. Mi pare una preziosa indicazione per quei genitori che non vogliono cadere nella rassegnazione. Non basta bussare con fede, dobbiamo pregare con insistenza fino a commuovere il buon Dio.

In ogni caso, mai perdere la speranza e mai smettere di lottare. Quella fede che viene accantonata nella giovinezza, quando la vita sorride e ci sentiamo capaci di affrontare il mondo, può essere ritrovata negli anni successivi, quando la vita appare come una salita faticosa e sentiamo il bisogno di avere radici più solide della buona volontà. Un genitore non si arrende perché sa che la posta in gioca è la vita eterna.

Un’ultima considerazione. I genitori rispettano la libertà dei figli e non misurano il loro amore con le scelte dei figli. Ma non rinunciano alla libertà di comunicare, con affetto e saggezza, che la loro gioia sarà piena solo quando potranno condividere con loro la stessa fede. Queste parole, anche quando sembrano non trovare accoglienza, sono come semi che potranno portare frutto. È questa la speranza che rende bella la vita anche quando è avvolta da ombre.

don Silvio

 




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