Lambert come Charlie Gard e Alfie Evans…
a cura della Redazione
L’ospedale intende sospendere l’alimentazione a Vincent Lambert, paziente tetraplegico 42enne in stato di coscienza minima. Famiglia e amici dicono no. Basterebbe spostarlo in un centro specializzato per persone disabili, perché ucciderlo?
Un copione già letto, ma sempre doloroso e drammatico. Questa volta si chiama Vincent Lambert, cambia lo scenario, la motivazione finanche l’età ma il filone è più o meno lo stesso già sentito per Charlie Gard, e il piccolo Alfie Evans. La sentenza? Sempre la stessa: morte di stato.
Il Consiglio di Stato francese è pronto ad assecondare l’ospedale che intende sospendere l’alimentazione a Vincent Lambert, il paziente tetraplegico 42enne in stato di coscienza minima. La famiglia ha subito annunciato ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, interpellando pure il Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità, presso l’Onu.
Lambert, ex infermiere, vittima di un incidente stradale, ricoverato a Reims in stato di coscienza minima, è vittima di un processo giudiziario che dura da 6 anni.
Ma ora il Consiglio di Stato, massimo foro amministrativo, ha approvato una sentenza di gennaio dei giudici di Chalons-en-Champagne a sostegno della decisione ospedaliera del 2018. L’ultima perizia medica indipendente consegnata ai giudici parla di stato vegetativo cronico irreversibile, ma la metodologia impiegata è stata fortemente contestata da molti esperti. Inoltre, la stessa perizia non ha riconosciuto un accanimento terapeutico o ostinazione irragionevole nei trattamenti.
Lambert non è in fin di vita, né malato. Per aiutarlo a sopravvivere sarebbe sufficiente trasferire il paziente in un centro specializzato per disabili, lo sostengono anche numerose personalità del mondo medico. Dunque, perché ucciderlo? Il caso di Vincent non è isolato. In Francia ci sono circa 2.000 altri pazienti nelle sue stesse condizioni, a chi toccherà dopo?
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