CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

La vita, un miracolo sempre nuovo

22 Aprile 2019

(Foto: 10 FACE - Shutterstock.com)

Nell’orizzonte luminoso della Pasqua come non pensare ai bambini soffocati nel grembo? Don Silvio: “Oggi è il giorno della vita. Nella luce del Risorto non solo ritroviamo la speranza, ma anche quella dignità che appartiene ad ogni uomo”.

La Pasqua annuncia che il Dio della vita irrompe con forza nella storia e abbatte il muro della morte. È la cronaca di una vittoria annunciata ma non ancora compiuta. Chi guarda dalla finestra vede una storia ancora prigioniera del male. Le immagini dell’ennesimo attentato suscitano sgomento e paura. Non ci sono parole per descrivere l’accaduto. Non cediamo al ricatto e non alimentiamo il fuoco dell’odio. Ma chiediamo giustizia. I colpevoli e i loro fiancheggiatori non possono restare impuniti.

Un evento come questo, per quanto tragico, non può e non deve azzerare l’orizzonte luminoso della Pasqua. Anzi, deve avvenire il contrario. La certezza della resurrezione non ci fa restare faccia a terra ma ci fa rialzare: “Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove” (1Pt 1,6), scrive l’apostolo Pietro ad una comunità che sperimentava la persecuzione.

Oggi è il giorno della vita. Nella luce del Risorto non solo ritroviamo la speranza, così essenziale per dare vita ai giorni dell’esistenza, ma anche quella dignità che appartiene ad ogni uomo. Tempo fa ho ricevuto una testimonianza semplice e straordinaria.

“Don Silvio, ringrazio Dio per il dono della vita. Io sono nata prematura pesavo un kilo e mezzo, mia madre afferma che ero come una bottiglia. I medici comunicarono che io e mia madre non saremmo vissute per le complicazioni. Mi fecero battezzare in clinica perché nulla c’era da fare e salvare, visto che ero troppo piccola e all’epoca l’incubatrice era una sola e in quel caso bisognava dare precedenza ai casi più risolvibili. Fui portata a casa senza speranza di vivere. Mia nonna mi diede il latte di mucca con un semplice cucchiaino. Piano piano crebbi anche in abbondanza e eccomi qui. Miracoli della vita. Mi dovevo chiamare Denise all’epoca ma mi venne dato il nome di Teresa, perché mia nonna materna fu l’unica ad essere testimone della mia nascita”.

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“Miracoli della vita”, scrive questa mia amica. In realtà, è la vita un miracolo sempre nuovo. Non tutti sanno vederlo, molti chiudono gli occhi con l’oggettiva complicità di una cultura che ha fatto dell’aborto la sua bandiera di civiltà. In questi giorni su diversi siti web è possibile vedere un video che mostra due gemelline mentre giocano nel grembo della madre. Un video che lascia “senza fiato”, immagini “commoventi” ha scritto un quotidiano. Immagini che provano, se mai ce ne fosse bisogno, che il tempo della gravidanza è solo la prima fase di quella grande avventura che si chiama “vita”. Ma nessuno di quelli che si commuovono dinanzi a questo video ha il coraggio di dire una verità così semplice. Nella proposta mediatica c’è un’ipocrisia che mi spaventa perché manifesta la volontà deliberata di nascondere la realtà.

Mi commuove a volte vedere ragazzini pieni di vita. Conoscendo la loro storia, so bene che hanno rischiato di non venire al mondo. Sono stati concepiti in un momento “sbagliato” quando i genitori erano ancora troppo giovani e non ancora sposati e forse dovevano completare gli studi e/o non avevano un lavoro. Quanti bambini sono stati abortiti per queste ragioni! Loro invece, questi ragazzini pieni di vita, hanno una storia da raccontare e possono fare della vita un miracolo.

Se l’aborto è una conquista di civiltà, se per difendere le donne dobbiamo sopprimere i bambini, vuol dire che la società contemporanea ha preso una strada sbagliata, si è incamminata in un vicolo cieco. Nessuno può negare che l’aborto sia una violenza, tanto più inaudita perché fatta a danno di bambini innocenti e attuata da parte di coloro che avrebbero dovuto prendersi cura di loro. E ciechi sono anche quelli che, quali che siano i motivi, non hanno più il coraggio di parlare in difesa di quei bambini che attendono solo di vedere la luce per gridare a squarciagola la loro voglia di vivere.

Troppo comodo andare in giro per il mondo per dire che dobbiamo difendere il pianeta. È comodo dire quello che pensano tutti. I cristiani sono chiamati ad andare controcorrente. Oggi rinnoviamo l’impegno a custodire la vita come il bene più prezioso. La vita di tutti, anche quella dei bambini non ancora nati.




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