Giovanni Paolo II
“Famiglia, cosa dici di te stessa?”
Di Giovanna Abbagnara
Era il 2 aprile del 2005, dopo una lunga e sofferta malattia, Giovanni Paolo II varcava la soglia dell’eternità portando vittorioso lo scettro della croce e al suo seguito tanti sposi, fidanzati, bambini, presbiteri che lo ricorderanno per sempre per essere stato il grande papa della famiglia.
“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” l’invito che Wojtyla rivolge domenica 22 ottobre 1978, all’inizio del suo pontificato ad una immensa folla radunata per festeggiarlo, lo abbiamo sentito rivolto soprattutto alla famiglia. Quelle porte erano quelle delle nostre case, di ogni famiglia, è lì che abbiamo sentito risuonare l’invito del papa a fare dell’amore tra un uomo e una donna, benedetto dal sacro vincolo del matrimonio, lo spazio dove si manifesta la potestà di Cristo. Vogliamo ricordarlo così nell’anniversario della sua nascita al cielo, ancora una volta come il papa della famiglia. Ma non basta solo dire che lui più degli altri ha parlato di coniugalità, di matrimonio, di spiritualità familiare, dobbiamo anche riconoscere un modo nuovo e originale con cui ha trattato questo tema. Coniugando continuamente esperienza e ricerca, preghiera e incontro con una riflessione teologica, antropologica morale e spirituale dell’amore sponsale.
Oggi lo ricordiamo attraverso una coppia di sposi, Assunta e Piero Del Bene, sposati da 16 anni e due figlie di 14 e 8 anni. Hanno profondamente amato e approfondito la figura di questo papa anche perché nel suo percorso di studi teologici, Assunta ha dedicato gran parte della sua attenzione alla spiritualità coniugale e famigliare di Giovanni Paolo II.
Quale ricordo personale avete di questo papa?
Personalmente, e come famiglia, abbiamo incontrato, conosciuto ed amato questo papa leggendo il suo magistero che racchiude in sé vette altissime di filosofia, antropologia e teologia tutte ancora da scoprire. Nelle sue catechesi era guidato dalla volontà di rivelare all’uomo il suo mistero: dire all’uomo chi è, illuminare il senso dell’esistenza dell’uomo su questa terra, quale il senso della vita di ognuno. Lo stesso Agostino, nelle sue Confessioni, esprime molto bene questo dramma quando afferma: «Io stesso ero divenuto per me un grande enigma». Un’immagine, forse, ci può aiutare a comprendere meglio. L’uomo non può essere paragonato ad una cascata. «La cascata è trascinata dal proprio peso, che la conduce al fiume, per poi, dopo essersi allargata nel vasto delta, finire inghiottita dall’oceano. Per l’uomo questo lasciarsi andare seguendo un percorso già tracciato non è sufficiente. Egli ha bisogno di sapere quale sia il senso, la meta finale verso cui tutto procede e deve comprendere come orientare i suoi passi verso tale meta» .
Ecco, Giovanni Paolo II ha cercato di svelare all’uomo tutto ciò e soprattutto ha cercato di svelare alle famiglie la bellezza del sacramento del matrimonio che risulta essere il fondamento della spiritualità coniugale e familiare.
Ha cercato di dare delle indicazioni per poter vivere la spiritualità coniugale?
Sì! Nelle sue catechesi, egli parla delle tre vie che conducono la coppia alla santità: l’Eucaristia, la preghiera costante dei coniugi e l’accostarsi, spesso, al sacramento della Riconciliazione che guarisce dal peccato. L’Eucaristia, definita da Giovanni Paolo II come sorgente della spiritualità coniugale, si presenta come fonte rinnovatrice del mistero nuziale, che in ogni dimensione della vita coniugale e familiare è chiamata a rendere presente ed attualizzare l’amore totale e gratuito di Cristo per la Chiesa .
Attraverso la pratica di queste tre vie i coniugi e il loro amore vengono trasformati sempre di più divenendo simile a quello di Cristo, anzi, divenendo loro stessi «Cristo Vivo» (Rito del matrimonio, IV Preghiera di benedizione che dà voce all’insegnamento di questo papa). Questo cammino di santificazione, che percorre queste tre vie, permette alla coppia sacramentale e alla famiglia di progredire gradualmente nella grandezza del mistero grande del quale partecipa.
Si potrebbe parlare di mistica coniugale?
Sì, si può e si deve parlare di mistica coniugale. All’interno delle catechesi e non solo, si intravede la spiritualità coniugale ma anche una Mistica coniugale. Ciò è stato possibile anche perché Giovanni Paolo II, in gioventù aveva interiorizzato gli insegnamenti del dottore mistico avendo elaborato la sua tesi dottorale in Teologia su La fede secondo san Giovanni della Croce. Tali insegnamenti sono proposti alle famiglie in una forma semplice che si mescola nella quotidianità degli sposi, nelle loro fragilità e nei fallimenti umani.
Papa Francesco dà continuità al magistero di Giovanni Paolo II in Amoris laetitiae scrive:
«La spiritualità dell’amore familiare è fatta di migliaia di gesti reali e concreti. In questa varietà di doni e di incontri che fanno maturare la comunione, Dio ha la propria dimora. Questa dedizione unisce “valori umani e divini”, perché è piena dell’amore di Dio. In definitiva, la spiritualità matrimoniale è una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino» (AL, 315). Francesco parla della comunione degli sposi come dimora perenne di Dio, proprio come si ha in forma eucaristica nel tabernacolo. Inoltre parla di una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino. Un vincolo che aiuta ad essere santi non fuggendo il mondo e la vita familiare (che sono dei vincoli) ma al contrario immergendosi in essi e vivendoli in tutta la loro pienezza in comunione con Dio che abita in loro. Un vincolo che richiama la consacrazione sacramentale degli sposi.
Giovanni Paolo II osò molto, chiamando la famiglia col nome di Dio stesso autorivelatosi nel roveto ardente a Mosè.
Sì e vorrei riproporre questa immagine meravigliosa attraverso le stesse parole del papa santo: “Famiglia, famiglia cristiana: che cosa sei tu? “Io sono una Ecclesiola; una chiesa domestica. Familia Quid dicis de te ipsa? Ecco: “Io sono”, dice la famiglia. “Perché tu sei?”: Io sono perché Colui che ha detto di se stesso, “Solo Io sono quello che sono”, mi ha dato il diritto e la forza di essere. Io sono, io sono famiglia, sono l’ambiente dell’amore; sono l’ambiente della vita; io sono. Che cosa dici di te stessa? Quid dicis de te ipsa? Io sono “gaudium et spes”! (Giovanni Paolo II, Discorso in piazza S. Pietro in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie – Sabato, 8 ottobre 1994).
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