Genitori

È un obbligo essere genitori?

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di Michela Giordano

Da Firenze a Napoli l’escalation di violenza sui minori continua senza sosta. Mi chiedo perché. Nessuno è obbligato a essere genitore. Il diritto in campo è quello dei bambini ad avere la loro infanzia.

Chi mi conosce sa che sono madre, ma non ho partorito. Non nell’accezione propria del termine. La mia è stata una gravidanza del cuore: nove interminabili anni per poter stringere tra le braccia la mia Aurora. Ho sfiorato spesso, nei nostri appuntamenti, il tema della genitorialità e della responsabilità educativa ad essa connessa, ma non ho mai specificato che sono una mamma “adottiva”, forse perché non mi piace aggettivare l’amore. La premessa, stavolta, è necessaria visto l’interrogativo sul quale voglio riflettere: è un obbligo essere genitori? Me lo sono chiesta, ancora una volta, in questi giorni, quando i media ci hanno raccontato due storie, avvenute a km di distanza l’una dall’altra, ma accomunate dal medesimo sentimento di incredulità e commozione in chi ne ascolta i dettagli.

La prima è quella di Andrea, nome di fantasia, 8 anni, intercettato a piedi, lungo la strada in provincia di Torino da una pattuglia della Polizia, a cui ha chiesto: “Posso venire con voi? Mamma non mi vuole più”. Affidato ai servizi sociali del Comune, è emerso, con il trascorrere dei giorni, un contesto familiare compromesso: genitori separati, affetti negati. La seconda storia tragica, si è consumata a Cardito, nel Napoletano: un bambino di 7 anni ucciso, a seguito di percosse, dal compagno della madre (anche lei presente al momento del pestaggio), il quale si è pure accanito sulla sorellina, riuscita a salvarsi.

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Sono così piena di rabbia. Ma come si può? Quando leggo di storie del genere davvero fortifico la convinzione che compia un gesto d’amore chi, come la madre biologica della mia bambina (la cui identità e storia ignoro) rinunci al proprio figlio, non sentendosi in grado di prendersene cura. Altro che “abbandono”. Io direi “dono”: offrire una chance di amore, di cure, di possibilità, di felicità. Non è un obbligo essere genitori. Il diritto in campo è quello dei bambini ad averne due. Ecco. “Lasciatelo a me!” mi è venuto di urlare contro il televisore, mentre sentivo di Andrea. Non posso immaginare il senso di solitudine di quel bambino. Non oso pensare con quale vuoto crescerà la sorella del piccolo di Cardito.

I bambini hanno diritto all’infanzia. Non imponiamo loro la frenesia di giornate infinite: scuola, danza, lezioni di inglese e, poi, compiti a casa che cominciano alle 20, e non hanno tempo per giocare. Conosco 7enni già schiacciati dallo stress, dalla competizione, dall’ansia di mamme convinte di aver generato la nuova Carla Fracci e di padri sicuri che il proprio figlio calci il pallone meglio di Maradona. Sono bambini. Lasciamoglielo essere.


 

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