Insegnate ai vostri figli a scegliere quali film guardare

televisione

Non abbiamo il potere di cambiare i palinsesti o di imporre un ordine valoriale a quello che viene trasmesso in televisione. Ma non possiamo rassegnarci e non dobbiamo ammainare la bandiera. Cosa possiamo fare allora?

“Buongiorno, mi chiamo Maria Paola, la seguo da un po’. Sono madre di un ragazzo di 16 anni. In genere sia io che mio marito ci sforziamo di parlare molto con lui. Tentiamo spesso di proporci come modelli di riferimento, ma ultimamente sono particolarmente preoccupata. Mio figlio è appassionato di serie televisive e quasi nessuna di quelle che la televisione propone mi sembra adeguata a lui come a nessun ragazzo della sua età. Da Gomorra a Animal Kingdom, passando per Shameless è tutto un susseguirsi di inni alla delinquenza, al sesso, al denaro facile. Il ritornello è quasi sempre lo stesso. Intendiamoci non sono di quelle che vorrebbero vedere solo cartoni animati. La realtà va raccontata, ma ci sarebbe bisogno di offrire sempre un contraltare positivo. Non crede? Faccio un esempio: ai miei tempi nei film che parlavano di delinquenza c’era sempre un buono, un commissario, un poliziotto che rappresentava la giustizia, la verità, il bene e che alla fine vinceva anche se finiva col rimetterci la vita. Oggi si racconta spesso di realtà dove non ci sono modelli positivi da seguire, anzi i modelli negativi vengono esaltati come positivi. Penso alla trilogia di Fifty shades, che abbiamo dovuto sorbirci al cinema e a casa in versione cinematografica per mesi. Ho la sensazione che sia una scelta strategica per stuzzicare la curiosità e aumentare l’audience. Le mie domande sono: quanto male fanno prodotti del genere? Cosa fare? Come tutelare i nostri figli da media invadenti e diseducativi?”.

Cara Maria Paola,

condivido la tua preoccupazione. Certamente i nostri figli sono esposti ad immagini mediatiche che inevitabilmente plasmeranno il loro immaginario. E dobbiamo essere consapevoli, purtroppo, che riceveranno proprio dai media buona parte della loro formazione. Ma io sono fiduciosa nell’educazione e nella buona prassi domestica. Mi spiego meglio.

Purtroppo non abbiamo il potere di cambiare i palinsesti o di imporre un ordine valoriale a quello che viene trasmesso in televisione. Ma non possiamo rassegnarci e non dobbiamo ammainare la bandiera. E allora cosa possiamo fare?

Anzitutto chiariamo l’obiettivo. Il genitore ha il compito di aiutare il figlio a fare scelte di senso, che abbiano una ragione d’essere. E questo vale anche per i programmi da vedere. Il messaggio deve essere: “non accontentarsi della prima proposta mediatica o di quella più pubblicizzata, ma scegliere il film giusto”. Con i figli piccoli è necessario filtrare le cose che vedono. Finché possiamo orientare la scelta è preferibile aiutare i bambini a sviluppare il buono e il bello che c’è in loro, proponendo film, cartoni in cui c’è un chiaro riferimento etico. Attenti ai programmi definiti per bambini, anche i cartoni animati vanno scelti, non tutti sono innocui. E attenti anche ai giocattoli che offriamo ai nostri figli. La scorsa settimana, mentre aspettavo mia figlia all’uscita del catechismo, mi è capitato di osservare una mamma giocare con il proprio figlio di 4 anni. Gli puntava la pistola giocattolo fingendo di sparargli. È una scena forte. Io preferisco fare altri gesti anche se solo per gioco!

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Con i figli adolescenti e giovani, invece, occorre parlare di quello che si è visto o si intende vedere, dei palinsesti, dell’ultima produzione cinematografica o televisiva. Sarà questo un modo per stimolare la coscienza critica dei figli. Questo permetterà loro di imparare a riflettere e a scegliere contenuti di qualità. Nel corso del dialogo poi il genitore non si deve limitare ad esprimere la propria opinione, ma deve saper offrire ai figli dei criteri interpretativi e valutativi in ragione dell’autorevolezza che gli compete, altrimenti il figlio concluderà il dialogo dicendo: “Va bene ho capito, a me piace e a te no. Tu sei di un’altra generazione!”. E invece, l’intervento educativo deve offrire ai figli criteri e ragioni tali da permettere loro di comprendere la bontà del divieto o la scelta di contenuti che esaltano l’umanità, fino a farle diventare loro decisioni. Questo è il lavoro educativo!

Nell’ultima trasmissione radiofonica su Radio Maria, un giovane di 29 anni ci raccontava che per circa 9 anni ogni giorno per 4/5 ore visionava scene hard. Era rimasto vittima della pornografia, fino a cadere in uno stato di prostrazione umana. Grazie a Dio nel baratro più profondo ha trovato la luce ed ora è riemerso.

Ecco la ragione dell’intervento educativo: favorire un processo di evoluzione e di conversione. L’ambiente domestico è sempre complice della formazione permanente che offriamo ai figli. La casa in cui i figli possono trovare il confronto con i genitori, rappresenterà per loro il luogo in cui sentirsi al sicuro e accompagnati a interpretare il mondo, anche quello dei media.


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Giovanna Pauciulo

Sposa e madre di tre figli, insieme al marito Giuseppe è referente della Pastorale Familiare per la Campania, ha conseguito il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Conduce su Radio Maria la trasmissione “Diventare genitori. Crescere assieme ai figli”. Collabora con Punto Famiglia su temi riguardanti la genitorialità e l’educazione alla fede dei figli. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018).

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