Minori abbandonati “La mamma non mi vuole più, mi ha abbandonato” Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 5 Febbraio 2019 Nessun commento su “La mamma non mi vuole più, mi ha abbandonato” di Ida Giangrande Un bambino di otto anni viene trovato da solo su una strada provinciale. La madre lo ha abbandonato, non c’era spazio per lui nella roulotte del campo nomadi. Una tragedia sfiorata, ma quanti sono i bambini fantasma in Italia? Lo hanno trovato mentre camminava da solo sulla strada provinciale 128 a Carmagnola, un comune italiano di circa 29mila abitanti della città di Torino, in Piemonte. Nessuno a proteggerlo, nemmeno un giaccone per ripararlo dal freddo e sulle spalle solo 8 anni di una vita già troppo difficile. Agli agenti che lo hanno fermato e portato al sicuro prima che potesse essere investito da qualche auto, ha spiegato: “La mamma non mi vuole più, mi ha abbandonato”. Una frase scioccante, pronunciata con la fredda lucidità di chi è rassegnato a una realtà cruda, che ha lasciato di stucco anche gli uomini della polizia municipale. “Sì, mamma non mi vuole più, ora vive con un altro uomo. Sono venuto qui per cercare i miei parenti”, ha ripetuto il bambino. Non ha mai frequentato un giorno di scuola, non risulta iscritto in nessuno istituto e l’unico documento che lo riguarda è un atto di nascita rilasciato dal Comune di Maddaloni, in provincia di Caserta. Leggi anche: Cercasi famiglia: una storia straordinaria che profuma di Natale La polizia municipale di Carmagnola si è messa subito in moto per rintracciare i genitori del bambino e ha trovato la madre in un campo nomadi di Chieri. Lei, 38enne di origine bosniaca, ha confermato ogni singola parola senza scomporsi: non lo vuole più. Nella roulotte che condivide con il suo nuovo compagno non c’è spazio per lui. Il padre, che risulta ancora residente in provincia di Caserta, non sembra essere reperibile. Insomma saranno i servizi sociali di Torino, coordinati dal Tribunale dei Minori ad occuparsi del piccolo. Dopo quelle prime frasi pronunciate davanti ai vigili, il bambino si è chiuso in un mutismo impenetrabile. Secondo coloro che lo stanno accudendo servirà tempo e pazienza perché possa raccontare la storia della sua vita fantasma. I genitori biologici sono stati denunciati per abbandono di minore. Il bimbo ora è stato affidato ad una comunità che se ne sta prendendo cura ma tutta la comunità di Carmagnola si è stretta intorno a lui e si sta dando da fare per fargli avere quel che gli serve. “So che anche la Caritas si è attivata – commenta il sindaco di Carmagnola, Ivana Gaveglio – A quanto ci dicono, ora è sereno e chiama casa il posto dove è stato accolto. Questo è un bel segno”. Una vicenda triste in cui è stata evitata la tragedia solo per un pelo, ma il caso deve interpellarci e costringerci a riflettere su uno scenario più grande. Cosa sarebbe successo se i vigili non lo avessero intercettato? Quanti sono i bambini dei campi nomadi che camminano come fantasmi in mezzo alle persone? Quanti quelli che finiscono risucchiati in traffici illegali di prostituzione, spaccio e commercio di organi? Nel 2016 erano circa 20mila i bambini inghiottiti da baraccopoli, troppo spesso invisibili allo Stato, costretti a vivere tra fango, polvere e melma in situazioni di degrado e abbandono. Secondo una delle ultime stime, sono 148 le baraccopoli formali in Italia, distribuite in 87 comuni di 16 regioni da Nord a Sud, per un totale di circa 16.400 abitanti. 9.600 è invece il numero presunto di presenze stimato all’interno di insediamenti informali cioè non regolari. Un numero approssimativo perché non si sa quante siano le persone non censite che vivono stipate in queste baraccopoli simili a formicai, che possono nascondere di tutto. Tra di loro circa il 55% sono bambini, spesso bambini fantasma. Un certificato di nascita e niente più. Nessun libretto sanitario, nessun richiamo per le vaccinazioni, nessuna scolarizzazione obbligatoria. Bambini senza infanzia, senza diritti, impercettibili, nati per diventare subito adulti. È un’altra piaga della nostra Italia, che tra alterchi politici e lungaggini burocratiche lascia germinare problemi su problemi. Il caso del bambino abbandonato? Non è una novità. Faccio mente locale: non mi è mai capitato di incontrarne qualcuno dal pediatra ad esempio? Quanti sono morti a causa di una stufetta nella loro roulotte? Quanti chiedono l’elemosina alle porte di un supermercato, sulle scale di una chiesa? La pelle sporca, lo sguardo spento, gli abiti dismessi: scene di ordinaria follia a cui siamo ormai assuefatti. Tutto scorre nella guerra dei poveri e alla fine sia che si parli di aborti, di migranti o di nomadi, sono sempre loro a pagare il prezzo più alto: i bambini. Scopri l’ultimo numero di Punto Famiglia PLUS Il feticcio dell’industria pornografica che sta cambiando l’uomo Dalla repressione sessuale al “che male c’è?”, il cammino di una vera e propria pandemia: la porno-dipendenza Scopri di più Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: “Noi, portate in pellegrinaggio dai santi Martin”: quattro suore si raccontano “Volevo essere pura, ma non ci riuscivo per insicurezza. Poi accadde qualcosa…” Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati: ecco le date della loro canonizzazione Causa di canonizzazione per Carlo Casini? 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