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Aborto: per il Ministero trend in diminuzione, ma le cose non stanno esattamente così…
di Gabriele Soliani
80.733 aborti effettuati in Italia nel 2017. Il Ministero della Salute dice che sono in diminuzione, ma non ha considerato “l’aborto privato”. A quanto salirebbe la stima se aggiungessimo le percentuali di vendita delle pillole del giorno dopo?
Il 18 gennaio scorso il Ministero per la Salute ha reso noti i numeri dell’applicazione della legge 194 sull’aborto in Italia: nel 2017 sono stati registrarti 80.733 aborti. Il Ministero si affretta a dire che si conferma il trend in diminuzione del fenomeno, con un’ulteriore spinta in più perché le IVG diminuiscono rispetto al 2016 (-4.9% rispetto al dato del 2016 e ben -65.6% rispetto al 1982, anno in cui si è osservato il più alto numero di IVG in Italia con 234.801 aborti). Liguria, Umbria, Abruzzo e Provincia Autonoma di Bolzano sono le Regioni dove le IVG hanno mostrato un rallentamento importante. Al contrario la Provincia Autonoma di Trento è l’unica con un lieve aumento di interventi.
Perché anche se il Ministero parla di diminuzione noi non siamo convinti? Il Ministero stesso ammette che, come già emerso negli ultimi 2 anni, il recente andamento dell’IVG potrebbe essere almeno in parte influenzato dalle determine AIFA del 21 aprile 2015 (G.U. n.105 dell’8 maggio 2015) e del 1 febbraio 2016 (G.U. n.52 del 3 marzo 2016) che hanno eliminato, rispettivamente, per le maggiorenni l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato (ellaOne), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo”, e del Levonorgestrel (Norlevo), contraccettivo d’emergenza meglio noto come “pillola del giorno dopo”.
Questa è un’evidenza che porta alla luce un dato scientifico e cioè che la pillola dei “5 giorni dopo” (ellaOne) e quella del “giorno dopo” (Norlevo) non sono una “contraccezione d’emergenza” in senso stretto ma vere e proprie pillole intercettive che impediscono la prosecuzione dell’eventuale gravidanza già iniziata. Cioè sono sostanze che producono un aborto precocissimo dell’embrione vivente. Dunque quello delle 80.733 IVG del 2017 è un dato incompleto e fuorviante.
EllaOne (Ulipristal acetato), la pillola dei “5 giorni dopo”, è un competitore del progesterone con alta affinità per i recettori. Cioè occupa i recettori al posto del progesterone (ormone che permette e gestisce la gravidanza) e quindi blocca la gravidanza con morte dell’embrione e successiva espulsione sotto forma di perdita di sangue.
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I dati delle vendite dell’Ulipristal acetato (ellaOne), forniti dall’Aifa e dal sistema tracciabilità del farmaco del Ministero della Salute, nel 2017 continuano a mostrare un andamento crescente, anche se leggermente inferiore rispetto al 2016 (i dati registrati negli ultimi 6 anni risultano: 7.796 confezioni nel 2012, 11.915 nel 2013, 16.796 nel 2014,145.101 nel 2015, 189.589 nel 2016, 224.432 nel 2017). Approfondendo il dato trimestrale delle vendite dell’Ulipristal acetato (ellaOne) si rileva che il significativo incremento delle vendite registrato a partire dal secondo trimestre 2015, a seguito della delibera Aifa che ha eliminato l’obbligo della ricetta per le maggiorenni, è continuato in maniera più rilevante nella seconda metà del 2015, poi è proseguito nel corso del 2016 e del 2017. Con approssimazione calcoliamo che la metà delle 224.432 confezione di ellaOne vendute nel 2017 abbiano interrotto la gravidanza iniziale. Quindi le gravidanze interrotte con ellaOne sarebbero 112.216. Sommandole alle 80.733 IVG che il Ministero ha accertato si arriva a 192.949. E questo calcolando solo ellaOne senza il Norlevo (la pillola del giorno dopo). Dunque i numeri dell’aborto in Italia sono ben diversi e non sono calati.
Se sono diminuite le IVG chirurgiche con isterosuzione, sono aumentate quella precoci con ellaOne. Infatti le ellaOne vendute nel 2016 erano 189.589 mentre quelle vendute nel 2017 sono state 224.432. Quindi gli aborti rispetto al 2016 non sono calati. I numeri sono freddi ma si tratta di bambini non venuti alla luce a causa della mentalità abortiva così diffusa. La mentalità abortiva non cambia facilmente. Anzi in tempo di crisi economica, di crisi nelle famiglie, dei rapporti amorosi… diventa ancor più pressante.
Sono più numerosi gli aborti effettuati nel silenzio di quelli praticati in ospedale che farebbero supporre un cambio di direzione, ma non è così. L’aborto dunque come un “fatto privato”. E così non se ne parla, facendo silenzio su un’ecatombe mai vista prima. Il piccolo embrione viene fatto passare per “un grumo di cellule” come diceva Pannella e la Bonino, andando contro la semplice realtà biologica. Anche fra i cattolici si diffonde l’idea che sia meglio “non parlarne” perché l’aborto è un problema “divisivo”, cioè divide le persone e fa dimenticare i poveri, l’aumento della temperatura a causa dell’anidride carbonica, i migranti, la mafia, lo smaltimento dei rifiuti. Argomenti reali ma non paragonabili alla soppressione volontaria degli innocenti. L’aborto sarà sempre “divisivo” e causerà sempre contrapposizione perché si tratta di una “battaglia” per la verità.
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