Politiche familiari

De Palo: “La famiglia non è un malato da curare, ma la cura del malato”

di Gigi De Palo, presidente Forum Associazioni Familiari

Il commento del Presidente del Forum Famiglie alle politiche familiari messe in campo dal governo: “La difficoltà maggiore, oggi, è far capire alle istituzioni che le famiglie non chiedono elemosine, ma pretendono giustizia e un fisco finalmente equo, tarato sui carichi familiari”.

Purtroppo non fa rumore ma sul fronte della giustizia economica e fiscale il nostro Paese era e resta in guerra. Un conflitto appunto silenzioso, perché nonostante ogni anno l’Italia perda oltre 180mila persone, più o meno una città come Modena, Reggio Calabria o Reggio Emilia, sono poche le componenti istituzionali e anche massmediali che se ne sono rese conto. L’unico spazio che viene concesso, di solito, è il commento allarmato il giorno dopo l’uscita del bollettino di guerra dell’ISTAT che ogni anno conferma il crollo delle nascite, lasciando peraltro più o meno indifferenti anche quanti leggono o ascoltano questo messaggio.

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Eppure, siamo in guerra, anche se stiamo sottovalutando la situazione, convinti che tanto c’è ancora tempo, che la famiglia reggerà anche questa volta, che il Paese tiene. Ma delle conseguenze di questa disattenzione ce ne renderemo conto tra pochi anni, giusto il tempo di scoprire, quand’è ormai tardi, che le famiglie – l’unico vero ammortizzatore sociale di questo Paese – hanno smesso di funzionare; quando non riusciranno più a far fronte al carico sociale ed economico di un disabile in casa, a un anziano sempre più anziano, a un malato cronico, a un figlio senza lavoro né futuro. Il conflitto latente renderà il nostro Paese un grande ospizio, con un glorioso passato nazionale sul fronte della socialità familiare, ma senza un domani e con un presente ormai anche meno che mediocre.

Che cosa manca? Certamente la coesione e l’impegno reale e concreto sui fronti aperti, quella capacità di fare squadra e di andare oltre stereotipi e interessi particolari che impedisce all’Italia di fare il salto di qualità: ciascuno, invece, sembra voler continuare a portare acqua al proprio mulino: le imprese, le banche, le famiglie, gli immigrati, l’Europa… ma non è così che funziona. Il Bene Comune è il salto di qualità che ancora manca al nostro Paese. Un comune denominatore da cui ripartire, andando oltre schieramenti e punti di vista, certamente superando le logiche di partito, i regionalismi, la contrapposizione atavica Nord-Sud. Il Forum delle Associazioni Familiari grida e ripete questo concetto da più di tre anni ormai e per scongiurare un inverno demografico ancora più freddo e sempre meno reversibile, ha proposto un Patto per la Natalità, che metta i giovani nelle condizioni migliori per fare famiglia.

Sì, perché in un continente in cui il futuro della popolazione – come ben sottolineato da un articolo del Foglio di qualche giorno fa – è quello di una diminuzione di 90 milioni di abitanti entro la fine del secolo, senza adeguate e tempestive contromisure, ben 13 milioni in meno di questi saranno nella sola Italia. Frutto dell’assenza di politiche espressamente nataliste e di promozione della famiglia, oltre che del crollo nel tempo delle donne in età fertile, indice del fatto che i buoi già sono parzialmente scappati.

Quello che più fa specie, in vari Paesi di un continente in cui politiche per la natalità anche importanti incontrano un veto culturale, finendo per risultare inefficaci, è che in Italia gli studi sugli obiettivi delle nuove generazioni hanno portato al risultato secondo cui, quasi il 90% degli intervistati desidera essenzialmente una famiglia, almeno due figli e un lavoro stabile che metta nelle condizioni di vivere dignitosamente. Un humus particolarmente fertile e potenzialmente produttivo sul fronte della natalità, se non fosse che chi può davvero incidere per far ripartire le cose continua a limitarsi all’erogazione di bonus e sgravi. Cioè tutto quello che negli ultimi anni ha portato alla situazione in cui l’Italia si trova sul fronte delle nascite. Niente Fattore Famiglia, nessun accenno neppure ad assegni familiari fissi per ogni figlio nato da 0 a 26 anni, come avviene in altri Paesi europei.

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“Non ci sono i soldi”, è la risposta che a turno danno gli interlocutori di governo con cui il Forum Famiglie si trova a confrontarsi, peraltro negli ultimi tempi diversi praticamente di anno in anno. Ma non è con un anno che si può cambiare il presente e il futuro del Paese. Anche per questo, di fronte a un pur significativo cambio di linguaggio da parte del Governo attualmente in sella, in sei mesi siamo consapevoli che non è possibile stravolgere le cose. Eppure… i soldi per il Reddito di cittadinanza – misura che è tutto fuorché una politica per la famiglia – sono stati trovati, nonostante i paletti dell’UE. Come erano stati trovati i 10 miliardi per gli 80 euro. E intanto la trappola demografica procede spedita, lenta ma inesorabile, verso il proprio punto di non ritorno. E intanto la seconda causa di povertà in Italia era e continua a rimanere, dati alla mano, il mettere al mondo un figlio. E intanto le donne coraggiose che attendono un bambino sono ancora costrette a nascondere il pancione sul posto di lavoro per non perderlo. E intanto nel nostro Paese un figlio continua a costare a ciascun nucleo familiare circa 172mila euro: di fatto quanto una fuoriserie.

La difficoltà maggiore, oggi, è far capire alle istituzioni che le famiglie non chiedono elemosine, ma pretendono giustizia e un fisco finalmente equo, tarato sui carichi familiari. Perché ciò che vale la pena di far capire a tutti gli amministratori pubblici e a quanti in ambito economico, finanziario, sociale e anche massmediatico potrebbero incidere nel loro ambito per iniziare a invertire la rotta è che la famiglia non è un malato da curare, ma la cura del malato.

Ecco perché il Forum Famiglie continuerà senza sosta a lottare per chiedere un cambio di mentalità e un nuovo modello narrativo della famiglia, che non può essere raccontata come difficoltà o problema, ma come risorsa; come motore del futuro del Paese, come impresa che produce risparmio.

La guerra scatenata dall’inverno demografico continua. Il Forum Famiglie non smetterà di sperare, né di spaccarsi la schiena in ogni suo componente per far capire al Paese che fare un figlio è e resta una scelta di infinita bellezza e che la risposta oltre l’indignazione è quella del Paese reale: la sussidiarietà umiliata che è costretta a chiedere il permesso e a difendersi per poter aiutare chi ha bisogno. Il debole, la famiglia in difficoltà, il genitore che non sa che pesci prendere a scuola.

Per riuscirci non servono tante parole, ma la forza di fare sintesi, la capacità di trasformare promesse in concretezza, una volontà di ferro: tutte caratteristiche tipiche delle famiglie del nostro Paese, che la politica fa ancora fatica a fare proprie. Eppure, ciò di cui sono intimamente convinto, anche e anzi soprattutto in un momento storico come l’attuale, è che il mondo non si cambia con le lobby, ma dando la vita.




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