Scuola

Aggressione nella scuola di Aversa. La Preside: “Quando si parla di minori siamo noi adulti i veri carnefici, loro sono solo vittime”

di Ida Giangrande

Accoltella un compagno di classe durante le ore di lezione. È l’ennesimo caso di un’aggressione che si consuma all’interno delle mura scolastiche, ma che apre scenari più inquietanti e profondi. La Preside dell’Istituto: “È inutile parlare di vittime e carnefici. Storie come queste devono interpellare tutta la società civile”.

È sabato mattina, le lezioni sono da poco terminate nell’Istituto tecnico “Alessandro Volta” di Aversa in provincia di Caserta. Gli studenti sono già per le scale verso l’uscita quando nella ressa generale si consuma la violenza. La vittima, un ragazzino di 14 anni, viene ferito ad una spalla con un coltello a serramanico e subito accompagnato da un docente presso l’ospedale di Aversa, per poi essere trasferito al Cardarelli di Napoli in codice rosso.

La Polizia di Stato nel frangente aveva già individuato l’aggressore, mentre era a bordo della sua minicar e con sé aveva ancora il coltello usato per ferire il coetaneo. Il magistrato della Procura dei minori di Napoli, vista la gravità della condotta, ha poi deciso di farlo portare all’istituto napoletano dei Colli Aminei con l’accusa di lesioni gravissime.

Per fortuna il ragazzo accoltellato non è in pericolo di vita ed è stato anche dimesso dall’ospedale, ma l’episodio mostra ben altre ferite che da sola la Scuola non può fronteggiare.

La notizia mi sconvolge e decido di parlarne con la Preside dell’Istituto Volta, Laura Nicolella, prendo il telefono, compongo il numero e dall’altro lato trovo subito grande accoglienza e disponibilità. “Non capita tutti i giorni di dover affrontare una situazione del genere e ne sto sentendo di tutti i colori – mi racconta la Dirigente al telefono –.  Ho grande fiducia negli insegnanti che seguono i ragazzi. Ho sentito uno ad uno tutti i docenti e i compagni dei giovani coinvolti, sono tutti disorientati e inquieti almeno quanto me”.

“Non mi piace parlare di vittime e di aggressori. È come sentenziare su una situazione che merita una lettura più profonda e che deve proteggere tutte le parti in causa. Certo non so spiegare cosa scatta nelle mente di un ragazzo di 14 anni per spingerlo ad un gesto del genere. Sono io stessa angosciata proprio perché non so spiegarmi questo comportamento. Mi vedrò costretta ad adottare provvedimenti disciplinari nei suoi confronti nell’interesse della serenità degli alunni e dei genitori dell’istituto Quello che invece voglio stigmatizzare è il gesto di portare un coltello in classe, perché cose del genere non capitino mai più. Il caso di un solo episodio, tuttavia, non può infangare un intero istituto di ragazzi motivati e con la ferma volontà di affermarsi nella vita”.

“Certo questo episodio non può lasciarci indifferenti. Noto, da parte del media, un grande accanimento sul singolo caso, la volontà di ricostruire gli eventi, l’ora in cui è avvenuto il fatto, come è avvenuto per offrire al pubblico la cronaca dell’ennesima aggressione, e magari aumentare l’audience. Da insegnante vorrei dire: tutto questo non serve. Storie come questa devono interpellare tutta la società civile dato che non è la prima volta che accade e non solo nel Sud Italia. Il fenomeno della violenza nelle scuole sta dilagando in ogni zona d’Italia, andare alle radici del problema significa superare la soglia del sistema scolastico ed entrare nel mondo degli affetti, degli equilibri familiari e dell’educazione che le famiglie, spesso assenti, impartiscono ai propri figli. La Scuola da sola non può far nulla senza l’ausilio di famiglie e genitori consapevoli del proprio ruolo. L’altra nota dolente e l’influenza devastante e nefasta della violenza in rete. Basta scorrere la timeline di Facebook per imbattersi in filmati violenti. La mia domanda è: quanto incide tutto questo sulla capacità di controllo di un ragazzino di quell’età? Colgo l’occasione per ringraziare personalmente il dottor. Luca Bernardo, consigliere del Ministro dell’Istruzione Bussetti, che non è un ispettore come è stato detto, e che è stato inviato dal Ministro in questa scuola per darci supporto in un difficile e delicato frangente. Chiedo alla stampa di non scagliare pietre, di non delineare tanto facilmente vittime e carnefici. Quando si parla di minori siamo noi adulti i veri carnefici, loro sono solo vittime”.  




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