Bullismo

Omertà e bullismo, due volti della stessa medaglia

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di Elisabetta Cafaro

Come combattere il bullismo? L’unica risposta possibile è la solidarietà. Chi bullizza sbaglia, ma chi sa e tace non è da meno.

Antonio, un ragazzo di prima del liceo classico, mi raggiunge nei corridoi e mi fa vedere un video dal cellulare. Abbiamo appena parlato di bullismo in classe e il filmato mostra una giovanissima ragazza bullizzata nella totale indifferenza di tutti. Una storia che si ripete come attraverso un macabro copione: docenti troppo impegnati, genitori assenti, amici incuranti.

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Il bullismo è una nota dolente, una piaga nascosta del sistema scolastico. Un fenomeno ricorrente nel mondo dei giovani, quasi una di quelle mode inquietanti che circolano tanto pericolosamente sui social. Quello che sto dicendo non è di certo una novità. Sono molte le strategie messe in campo per combattere quella che, stando ai numeri, si profila sempre più come una vera e propria emergenza. Ma come la mettiamo per quelli che sanno e non parlano? Spettatori indifferenti di una tragedia che si consuma giorno dopo giorno fino alla fine.

“Spesso – mi fa notare Francesca, una mia alunna di quarta – è difficile per la vittima parlarne. Una mia amica che conosco fin da quando ero piccola è stata vittima di bullismo. All’inizio i bulli si limitavano ad escluderla da tutti i gruppi e da tutte le attività, lasciandola spesso sola. Poi cominciarono ad offenderla in classe e a nasconderle le cose, a rubarle il materiale scolastico o a danneggiarlo. Infine, cominciarono a insultarla tramite messaggi. Io ero l’unica persona di cui lei si fidava. Ancora oggi, coloro che l’hanno bullizzata sono convinti di non aver fatto nulla di male, di aver solo scherzato. Non possono immaginare la sofferenza che le hanno recato. Quegli scherzi, come li chiamano loro, le hanno cambiato la vita. Era una ragazza solare ed estroversa, e poi è diventata sempre più chiusa, insicura, impaurita fino ad avere seri problemi di autostima. Prof, bisogna trovare il coraggio di parlare per venirne fuori altrimenti non se ne esce”.

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Sì, Francesca ha ragione eppure ascoltando questa storia mi chiedo: nessuno si è mai accorto di nulla? Nessuno si è mai domandato cosa si nascondeva dietro l’isolamento di questa ragazza? Nessuno ha mai notato che era sistematicamente lasciata fuori da ogni attività? Il bullismo è come uno di quei crimini che trovano terreno fertile nel silenzio della paura, nell’omertà. Chi bullizza commette un errore imperdonabile, ma chi sa e fa finta di niente non è da meno. Gli effetti di un’esperienza come quella che mi ha raccontato Francesca persistono anche a distanza di anni e si ripercuotono violentemente sulla personalità di un ragazzo. Lo hanno raccontato bene anche le Iene con la storia di Pier Luigi Mazzei, un ragazzo che ha riportato danni permanenti in seguito ad un pestaggio. In che modo impegnarsi per combattere questo problema?

Tante sono le strategia ma la solidarietà è l’unica risposta possibile. C’è sempre qualcuno che sa, ma tace. C’è sempre qualcuno che vede ma fa finta di non vedere per paura di essere coinvolto, per indifferenza, per omertà. Voglio quindi invitare i giovani a rompere i muri del silenzio. Non adeguatevi alla logica del più forte. Non abbiate paura dei bulli. Se cominciate a tacere oggi che siete ancora così giovani, state aprendo dentro di voi una strada al compromesso morale. Il verbo più bello del mondo dopo amare è aiutare. Infondo gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi.

 




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