Mamma e papà

Dove sono finiti mamma e papà?

genitori e figli

di Ida Giangrande

Non molto tempo fa alcune cose nella vita erano certe, di queste una era la mamma e l’altra il papà. Uno dei due però è uscito di casa nel senso che ha abdicato al suo ruolo educativo e al suo posto ha lasciato il nulla.

C’erano una volta papà e mamma, ma…uno dei due è uscito di casa e non è più tornato. No, non è la sintesi della storia di una famiglia ferita, di un tradimento o di una triste separazione. Piuttosto questa è la situazione attuale di molte delle famiglie di oggi letta con gli occhi di un bambino. Cercando di restare lontana da facili generalizzazioni, resta il dovere di sottolineare l’altrettanto generale impoverimento del ruolo educativo-affettivo dei genitori di oggi.

Lo evidenzia piuttosto bene anche il Garante dell’Infanzia, Filomena Albano nella relazione al Parlamento 2017, presentata al Senato alla presenza del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana e della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Adolescenti sempre più soli, bambini che chiedono di essere ascoltati e di giocare, utilizzo non consapevole dei social media, adulti sempre più distratti o assenti rappresentano indizi di una vera e propria emergenza educativa”.

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“La realtà quotidiana – prosegue la Garante – ci consegna storie di violenza messa in atto da adolescenti, bullismo anche nei confronti degli adulti, fatti che reclamano un intervento preventivo”. Poi il tuono: “I genitori condividano più tempo di qualità con i figli”. Tutto giusto, ma chi e cosa definisce la qualità di questo tempo?

Dopotutto l’educazione affettiva, il ruolo di un genitore, la misura delle regole da condividere, non è certo una cosa che si può definire sul piano istituzionale. Esisteva, però, un’etica fino a poco tempo fa. Una serie di norme morali non scritte che rappresentavano la grammatica dell’umanità, il confine dell’amore, la distinzione netta tra giusto o sbagliato, bene e male, insomma un binario che regola l’incedere del treno. L’etica voleva che in ogni famiglia esistessero due figure diverse e complementari: un papà e una mamma. Nella differenza tra i due il figlio avrebbe ritrovato l’unità dell’amore e la propria identità. Chi lo dice? Non solo la religione, ma l’esperienza e la scienza, in particolare la forbita letteratura neuropsichiatrica lunga di secoli che d’improvviso si pretende di cancellare con un colpo di spugna. Oggi il modello di famiglia da tutti tradizionalmente condiviso, viene definito dispregiativamente “convenzionale” “kitsch”, una cosa “retrò”. Un modello a cui opporre evidentemente un’alternativa valida in nome dell’amore, perché love is love e tanto basta. Siamo proprio sicuri che tanto basta per un bambino?

I numeri sono solo numeri, ma talvolta ci aiutano a definire il quadro generale di una situazione che in questo caso è decisamente allarmante: dal “Blue Whale” ai selfie estremi, fino alla “moda” di sdraiarsi sulla carreggiata in attesa che sopraggiunga qualche auto. Cosa sta succedendo ai ragazzi di oggi? L’adolescenza, si sa, è un’età difficile, ma sembra che negli ultimi anni i ragazzi siano sempre più fragili e spericolati. Secondo una recente indagine della Società Italiana di Pediatria, l’8’% dei ragazzi ha vissuto un disagio psichico e il 15% si è sottoposto ad atti di autolesionismo. La ricerca è stata condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali che hanno invitato gli alunni a rispondere ad un questionario informatizzato. A questa richiesta hanno risposto in circa due mesi, più di 10 mila ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da tutte le regioni italiane. Oltre la metà degli intervistati dichiara di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male da non riuscire a trovare sollievo. Circa un ragazzo su due ha sentito il bisogno di avere un sostegno psicologico, ma l’84,2% non si è rivolto a un servizio di aiuto psicologico e solo il 4,8% ha utilizzato quello della scuola. A fronte di questi dati, se è vero che gli adolescenti sono il termometro dello stato di salute degli adulti, direi che abbiamo decisamente un febbrone da cavalli.

Dunque? Le strade sono due, possiamo scegliere di continuare in questa direzione o ammettere il fallimento e tornare indietro prima che sia troppo tardi. Cosa fare? Qualche benpensante oggi direbbe, ognuno ha il diritto di scegliere liberamente. È sicuramente vero, ma è anche vero che se ognuno facesse di testa sua, il mondo diventerebbe peggio di una Savana e forse ci siamo quasi!

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La società di oggi non ha bisogno di smontare stereotipi, ma di recuperare il valore dei ruoli. Sì, perché l’educazione è un equilibrato e delicatissimo bilancino tenuto in asse dal padre e dalla madre, se uno dei due per qualsiasi ragione, esce di casa, nel senso che abdica al suo ruolo, l’asse diventa un’impasse, un vicolo cieco da cui è pressoché impossibile uscire. È inutile scaricare ogni responsabilità sulla Scuola. Inutile e quasi deleterio è pretendere di codificare perfino la sessualità facendone una materia da insegnare e non un valore da trasmettere. Quindi genitori, torniamo a casa, i nostri figli ci aspettano.




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