CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Onore alle mamme che con coraggio lottano per la vita

16 Luglio 2018

madre e figlio

Oggi don Silvio racconta la storia di Carmela, madre coraggio di una figlia straordinaria. Pronta a battersi contro un sistema sanitario cieco ed efficientista capace di leggere solo i dati scientifici dimenticando il valore della persona.

Cari amici,

i santuari dell’informazione raccolgono e rilanciano immagini delle star, campioni dello sport o personaggi dello spettacolo, io invece voglio parlarvi di Carmela, una delle tante mamme coraggio che hanno attraversato la mia vita. Questa espressione è stata usata per indicare quel gruppo di donne argentine che, sfidando il potere, scendevano in piazza per chiedere giustizia, volevano vedere i loro figli arrestati e scomparsi nelle carceri del regime. Quel coraggio ha commosso il mondo e, alla lunga, ha ottenuto di far luce sulla drammatica realtà di un Governo che aveva eliminato gli oppositori.

Ma coraggiose sono anche le mamme come Carmela, Annamaria e tante altre che accolgono la vita pur sapendo che i loro piccoli sono affetti da patologie piuttosto gravi. Mamme che hanno paura e si domandano mille volte se avranno la forza di prendersi cura dei loro figli. Mamme che non si tirano indietro perché la vita umana non è un oggetto di cui puoi disporre a piacimento, sulla vita di un figlio non si può mercanteggiare. Come disse un giorno don Oreste Benzi, nel corso di un’audizione parlamentare: “La donna può vantare dei diritti. Ma nei confronti dei figli ha solo dei doveri, in primo luogo il dovere di farli nascere”.

Carmela e tante altre mamme come lei, non hanno tempo da perdere, investono molte energie per garantire ai loro figli un’esistenza normale, combattono una difficile battaglia, contro chi fatica ad accettare quella scelta, ma anche e soprattutto contro il mondo della sanità, che sembra rimproverarle di aver accolto la vita. Una dura battaglia che s’intreccia con le lacrime, versate di nascosto.

Carmela conosce bene i limiti oggettivi della figlia né s’illude di poter raggiungere risultati che possono avvicinarla agli standard normali. Ma proprio per questo s’impegna strenuamente per valorizzare tutte le sue potenzialità. A volte trova operatori capaci, come quella fisioterapista che divenne una formidabile alleata, facendo scoprire che la capacità di relazione e l’empatia tra l’operatore sanitario e la piccola paziente viene prima di ogni tecnica. Se la bambina si sente amata reagisce positivamente. Il resto lo fa la mamma che segue con attenzione lo sviluppo, cerca di capire cosa correggere e cosa potenziare. In questi casi, è la mamma che fa la differenza. Nessuno conosce questi bambini, meglio di una mamma che scruta con attenzione ogni movimento e misura tutti i passi, anche quelli più timidi.

Da una prima serie di analisi, la bambina sembrava avere una scarsa capacità uditiva. Ma lei si accorgeva che la bambina sentiva i rumori, ha svolto altre indagini diagnostiche che hanno permesso di appurare che ci sentiva benissimo. Ma quanto ha dovuto lottare per avere lenti particolari che le permettevano di sfruttare al meglio quella percentuale minima di visuale che le indagini diagnostiche attribuiscono alla piccola! Quante volte si è scontrata con l’ottusità di medici che sanno leggere solo i dati clinici e non il volto di una donna che non chiede miracoli ma vorrebbe una sanità capace di chinarsi con umiltà sulla persona ammalata. Troppo spesso la scientificità dei dati e della tecnica diventa una gabbia che imprigiona i sentimenti, si traduce in un’oggettività asettica che gela chi lotta per la vita o chi vuole solo vestire di amore una vita segnata dal dolore.

Onore a queste mamme che lottano per la vita e ricordano, ad un mondo che corre lungo i sentieri dell’efficienza, che solo l’amore è capace di vestire di gioia i giorni dell’esistenza. Questi bambini straordinari ci costringono a riflettere sul senso e il valore della vita e ci aiutano a scoprire che nelle piccole cose, quelle che nessuno vede, Dio nasconde frammenti di eternità. Grazie a queste mamme anche noi possiamo imparare a dare il giusto valore alle cose.

Alla Vergine del Carmelo, che oggi la Chiesa propone alla venerazione dei fedeli, affidiamo queste mamme e tutti coloro che s’impegnano per la vita. Un caro saluto

don Silvio




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