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Irlanda: si avvicina il referendum per legalizzare l’aborto. Obiettivo? Abrogare il diritto alla vita del nascituro
a cura della Redazione
Il prossimo 25 maggio i cittadini irlandesi dovranno votare per la legalizzazione dell’aborto. Le parole dell’Associazione dei sacerdoti cattolici: “Approviamo pienamente l’insegnamento cattolico secondo il quale tutta la vita umana, dall’inizio alla fine, è sacra e ogni persona umana condivide il fondamentale diritto alla via”.
Il 25 maggio si avvicina e con questa data anche il referendum per legalizzare l’aborto in Irlanda, uno dei pochi Paesi d’Europa in cui l’interruzione volontaria di gravidanza è ancora vietata eccetto in caso di rischio di morte della madre.
In sostanza i cittadini dovranno decidere se abrogare o no l’ottavo emendamento della Costituzione, che equipara il “diritto alla vita del nascituro” al “diritto alla vita della madre” rendendo di fatto illegale l’aborto in quasi tutte le circostanze (tranne nel caso in cui la gravidanza metta a rischio la vita della donna). Nel Paese l’interruzione di gravidanza non è consentita nemmeno in caso di stupro o incesto e in presenza di un’anomalia fetale.
L’Irlanda aveva deciso di abolire l’interruzione di gravidanza nel 1983 con un referendum costituzionale che aveva introdotto il cosiddetto “ottavo emendamento”. Nel 1992 la Corte Suprema stabilì un’unica eccezione: che l’interruzione potesse essere praticata nei casi in cui fosse “reale e sostanziale” il rischio per la vita della partoriente. Ancora oggi chiunque procura un aborto rischia fino a 14 anni di carcere. Quando fu introdotto nel 1983, l’ottavo emendamento della Costituzione fu confermato dal 63% degli elettori con un referendum. Tra tutti i Paesi dell’Europa, soltanto a Malta l’aborto è completamente illegale. Seguono Polonia e Finlandia, dove è permesso in caso di incesto o stupro.
Nei mesi scorsi, i vescovi irlandesi si erano espressi in un comunicato congiunto della Conferenza episcopale dal titolo La nostra comune umanità. “Come pastori sappiamo che il discorso sulle vite non ancora nate è sensibile, delicato e pieno di dolore per molti. Vogliamo offrire la nostra riflessione nel rispetto di tutti, ma mettendo in campo il nostro punto di vista in modo chiaro e non ambiguo”. Per i vescovi irlandesi il diritto alla vita non è dato da una legge specifica ma dal nostro essere umani “indipendentemente dall’essere poveri o ricchi, sani o malati. Per questo come società, dichiarare che questo diritto non è dato a una particolare categoria – i piccoli in gestazione – è per noi un passaggio scioccante”. E si esprimono in maniera ancora più netta considerando tutto questo: “Una palese ingiustizia”.
Anche l’Associazione dei sacerdoti cattolici irlandesi si è espressa con una lettera pubblicata sul loro sito lo scorso 4 maggio di cui riportiamo un breve stralcio. “In quanto associazione che rappresenta sacerdoti cattolici, approviamo pienamente l’insegnamento cattolico secondo il quale tutta la vita umana, dall’inizio alla fine, è sacra e ogni persona umana condivide il fondamentale diritto alla vita. […] Non vogliamo indicare a nessuno come dovrebbero votare. Ma incoraggiamo noi stessi e tutti i cittadini che potrebbero essere interessati al nostro punto di vista, a fare del nostro meglio per informarci esattamente su ciò che ci viene chiesto di votare, e quali potrebbero essere le possibili conseguenze del nostro voto. Avendolo fatto al meglio delle nostre capacità e facendo seguito al compito, spesso doloroso e difficile, di consultare la nostra coscienza, diamo il nostro voto”.
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