Alfie Evans
Buon compleanno piccolo Alfie!
di Giovanna Abbagnara
Tutto è davvero compiuto? Sono trascorsi 12 giorni dalla morte del piccolo Alfie e non possiamo e non vogliamo oscurare la luce di quel seme di verità caduto in terra. Il male è abituato ad agire in un silenzio omertoso, complice di quella cultura mortifera rivestita di buonismo.
Oggi 9 maggio Alfie Evans avrebbe compiuto 2 anni. Ma non è qui a festeggiare con i suoi genitori questa tappa della sua vita. “Il guerriero ha messo le ali ed è volato in cielo”, con queste parole Tom e Kate, i suoi genitori il 28 aprile scorso annunciavano la sua nascita al cielo dopo una battaglia estenuante e senza soste contro i medici dell’Alder Hey Children’s Hospital che non avevano una diagnosi chiara ma hanno decretato la fine di una vita, contro un giudice che scrive libri su come un uomo può essere un’ottima mamma e viceversa, contro una chiesa inglese silente che non ha trovato il tempo per fare visita ad un bambino a pochi chilometri dalla curia vescovile, contro pseudo filosofi e scienziati che hanno parlato di “inutili sofferenze”. La vita di Alfie è stata tutto tranne che inutile. Per settimane ha tenuto il popolo della vita vigile e attento, per lui sono stati scritti articoli, appelli, petizioni. Per lui si sono organizzati rosari e momenti di preghiere e veglie per strappare questo bimbo dalle braccia di una cultura menzognera che lo dichiarava un peso oneroso e un’esistenza futile.
Oggi, dopo il dolore per questa vittima sacrificata sull’altare di un progresso disumano, dopo che la sua vicenda ha come per incanto accesso i riflettori su un sistema che vede migliaia di bambini terminati negli ospedali inglesi grazie all’applicazione del protocollo “Liverpool Care Pathway for dying patient” che prevede la sospensione di ventilazione, nutrizione e idratazione con aggiunta di sedazione profonda dei piccoli pazienti, dopo che prendiamo coscienza dunque di quante famiglie oltre gli Evans sono strette in questo sistema di morte, non possiamo più tacere, né restare indifferenti.
Questa vicenda deve rompere la spirale del male che rischia di diventare un’abitudine cui conformiamo non solo i nostri occhi ma anche le nostre coscienze. C’è un grande rischio ora che Alfie non c’è più ed è quello di sentirci impotenti, di credere che con le nostre sole forze non potremmo mai contrastare un potere che ormai si è infiltrato e ha preso i posti di onore nella politica come nella magistratura appoggiati dalla scienza medica. Come popolo della vita abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce, di “alzarci in piedi”, di non mettere Alfie, o Charlie o Isaiah in soffitta accettando queste esecuzioni di Stato come normalità.
Il male genera sempre altro male e può essere arginato e contrastato solo dal bene che, con perseveranza, con intelligenza e anche senza grandi mezzi ma con la preghiera e l’aiuto di Dio, ognuno di noi può nel suo piccolo generare. A partire dalla diffusione di una cultura della vita che ha le sue fondamenta nella verità. Quale verità? “La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine, né come mezzo per un fine buono. È, infatti, grave disobbedienza alla legge morale, anzi a Dio stesso, autore e garante di essa; contraddice le fondamentali virtù della giustizia e della carità. «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo” (Evangelium vitae, n.57)
Mentre oggi in cielo si fa festa, noi in terra disponiamoci a portare avanti la buona battaglia con la certezza di avere angeli che intercedono per noi.
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento