Post-aborto
L’aborto, il mio graffio nell’anima
di Elisabetta Cafaro
La lettera di Alice (nome di fantasia) ci svela il vero volto dell’aborto. “Nessuno mi aveva detto quello che sarebbe successo dopo. È come un graffio nell’anima. Può guarire un graffio nell’anima?”.
“Quel figlio che non vuoi è già con noi, lui vive in te, gioca in te, si muove in te, respira in te e non sa che tu vuoi buttarlo via”. Con queste toccanti parole inizia una delle più belle canzoni di Nek, un vero e proprio inno alla vita. Ascoltarla è sempre un’emozione, riporta alla mente la gioia dell’attesa, una gioia a volte non compresa e che spesso può spingere anche all’aborto. Ma cosa succede dopo? “Indietro non si torna” scrive una mia ex alunna per evidenziare la grande sofferenza e il vuoto che questo gesto lascia nel cuore della madre.
“Ciao prof, ho praticato un aborto volontario e da allora non vivo più pensando al mio bimbo. L’ho rifiutato per motivi che oggi credo siano banali ma che allora, ambiziosa com’ero, ritenevo di vitale importanza. La mia carriera scolastica, gli ottimi voti al liceo poi l’università dove avevo superato il test di medicina. Tanti sogni che stavo finalmente realizzando e che mi facevano sentire una vincente. Il mio fidanzato di allora mi disse che bisognava sistemare la cosa… e, come Pilato, se ne lavò le mani.
Mi ritrovai sola con le mie paure e lo feci. Ma nessuno mi aveva detto quello che sarebbe successo dopo. Mi sono sottoposta agli esami, alle analisi e alle visite da sola. Ho affrontato l’umiliazione e le domande morbose e invadenti senza nessuno al mio fianco e senza che mai si posasse su di me uno sguardo amico. Sono passati alcuni anni, ma ancora mi brucia il fatto che nessuno quel giorno mi abbia detto cosa avrei provato dopo averlo fatto. È come un graffio nell’anima. Può guarire un graffio nell’anima?
Scrivo questa lettera per testimoniare il dramma del post-aborto. Per urlare a tutto il mondo che quel graffio non guarisce. Dicono che sia una libera scelta, un segno di civiltà, ma ora il mio bimbo non c’è più… e indietro non si torna.
Nessuno spiega veramente come stanno le cose a una donna che ha scelto di non far nascere il suo bambino. Questo è il dramma. Quando è successo a me, nessuno mi ha davvero parlato per capire, per aiutarmi, per farmi cambiare idea. Nessuno mi ha detto che avrei vissuto nel rimorso. Nessuno mi ha mostrato un’alternativa, invece di farmi sentire un’appestata, per di più senza scampo”.
Cara Alice,
viviamo in una società che ci presenta troppo spesso solo facciate di comodo. L’aborto è un diritto riconosciuto, ma la tua testimonianza invece ci mostra il vero volto di questo gesto: un graffio nell’anima. Siamo tutti colpevoli del tuo dolore. Siamo tutti colpevoli della morte del tuo bambino e di tutti quelli che ogni giorno soffocano nel silenzio dell’indifferenza generale e statale. La tua lettera è un invito alla riflessione per la società civile a partire da noi insegnanti e dalle volte in cui, potendo annunciare la bellezza della vita senza ma e senza se, abbiamo preferito tacere per assecondare il finto buonsenso perbenista del costume sociale. La tua lettera non può e non deve restare un grido inascoltato. Queste parole di sofferenza e di dolore devono volare di cuore in cuore per accendere una luce nel buio della altre giovani madri che pensano di fare la tua stessa scelta.
La tua prof
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
2 risposte su “L’aborto, il mio graffio nell’anima”
Ciao. Ho letto la tua bellissima lettera,nella tua stessa situazione anche io ho avuto un’amica che si è fatta le stesse domande prima di fare questa azione,però lei ringraziando Dio non lo ha fatto. Sono molto dispiaciuta per te,il Signore lo sa che hai agito senza pensarci troppo,però io penso che nella vita bisogna sempre cogliere l’attimo,meglio un figlio che è una malattia,perché comunque pensa che ci sono moltissime donne che non li possono avere e invece quelle che possono averlo lo buttano. Non bisogna mai buttare un dono del Signore. Io spero che in futuro potrai dare lo stesso amore che non hai potuto o voluto dare a questo. Ti saluto.
L’aborto è una scelta complessa e dolorosa, facile da pensare ma difficile da mettere in pratica senza le dovute conseguenze, sia a livello fisico che a livello psicologico. Non è piacevole scegliere di cancellare una vita che col passare del tempo sarebbe cresciuta e maturata insieme a noi e alla persona che dovrebbe esserci accanto e sostenerci, invece di scappare o lavarsene le mani. Si tratta di una vera e propria responsabilità da affrontare con fede e forza d’animo: occorre attendere la propria creatura ed accoglierla come un dono del Signore.