Scuola
Chat tra insegnanti e alunni: a Treviso una preside dice no. Voi cosa ne pensate?
a cura della Redazione
Anno nuovo vita nuova: a Treviso la preside di un istituto comprensivo vieta le chat tra alunni e professori: “Comunicare a distanza, senza avere davanti l’interlocutore, spesso fa sì che i contenuti sfuggano di mano e si utilizzino linguaggi non opportuni e irrispettosi. La cosa può portare conseguenze sul piano civile o penale”.
Una decisione destinata a far discutere e, perché no, a fare da apripista per altri istituti soprattutto dopo gli ultimi casi di molestie sessuali tra i banchi. Succede nell’Istituto Comprensivo di Mareno a Vazzola, in provincia di Treviso; in seguito alle numerose segnalazioni riguardanti l’uso distorto di whatsapp anche in ambito scolastico tra docenti e alunni, la dirigente ha diffuso una circolare nella quale viene tassativamente ingiunto agli insegnanti di “astenersi dal partecipare ad eventuali chat creatasi tra alunni e/o genitori”.
Nella circolare viene ricordato che le chat dell’app di messaggistica più diffusa al mondo “dovrebbero essere riservate esclusivamente a situazioni amicali e per la richiesta o il passaggio di informazioni che non sia possibile reperire altrimenti”. Una circolare resa necessaria anche per prevenire situazioni che potrebbero incidere negativamente sul clima della classe oltre che “avere conseguenze sul piano civile o penale”. Insomma gli studenti e i docenti dell’Istituto della provincia di Treviso, se hanno comunicazioni da scambiarsi, non potranno più farlo tramite whatsapp ma personalmente. Lo stesso vale per i genitori.
La decisione della preside di questo Istituto potrebbe aprire un caso e cambiare le abitudini di tantissimi studenti e dei loro professori. Secondo una recente ricerca di Skuola.net, quasi 9 studenti su 10 hanno un corrispettivo virtuale della propria classe su whatsapp. La maggioranza riferisce che questi gruppi sono chiusi a professori e genitori, ma 1 su 4 ammette di averne uno che includa anche gli insegnanti.
In genere a circolare in questo genere di gruppi sono avvisi, informazioni o indicazioni sui compiti da fare, ma ci si scambia anche materiale didattico o si organizzano uscite scolastiche. Può capitare comunque che si chiedano consigli personali direttamente ai professori, o che si cerchi un aiuto per i compiti da svolgere in classe.
Dunque, almeno in questa scuola, le comunicazioni dovranno avvenire solo attraverso le vie istituzionali: diario, registri elettronici e circolari. Ma l’invito della Preside è rivolto anche ai genitori per prevenire episodi di cyberbullismo tra i giovanissimi, evitando la divulgazione di foto, video e commenti offensivi.
Nella circolare, infatti, si legge: “Giungono da più parti a questa direzione segnalazioni di criticità legate alle nuove modalità di comunicazione digitale e all’uso/abuso da parte di alcuni studenti della chat Whatsapp o di altri social. Le famiglie e i docenti provvederanno a spiegare agli alunni che tutto quanto si scrive in una chat condivisa può diventare pubblico e può essere scambiato e letto, anche da chi non si trova iscritto alla chat. È bene ricordare che un messaggio o un’immagine inviati non ci appartengono più e non riusciamo più a controllarli. Inoltre, il fatto di comunicare a distanza, senza avere davanti l’interlocutore, spesso fa sì che i contenuti sfuggano di mano e si utilizzino linguaggi non opportuni e irrispettosi o si postino immagini senza autorizzazione; situazioni che, oltre a offendere o ferire le persone, rovinando un buon clima di classe, potrebbero avere conseguenze sul piano civile o penale”.
“Nel rapporto con i minori, è compito di tutti gli educatori, genitori ed insegnanti – conclude la circolare – indurre la riflessione su queste tematiche e definire regole chiare di utilizzo. Ai genitori in modo particolare è richiesto di farle rispettare: i ragazzi sono abilissimi nel controllo tecnico del mezzo, ma mancano spesso di consapevolezza e rischiano, con leggerezza, di creare situazioni difficili e spiacevoli”.
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