Nuovi cortili

Una risposta adeguata ai vari bisogni di chi è in difficoltà? Il “volontariato della porta accanto”

a cura della Redazione

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle varie forme di associazionismo solidale presenti sul territorio italiano. Oggi ci occupiamo della “Cooperativa Sociale l’Accoglienza” che da 25 anni è al servizio delle fragilità e del disagio sociale del territorio romano. Ne parliamo con il responsabile, Marco Bellavitis.

In seno al progetto “Wel(l)fare. Famiglie solidali e servizi sociali in rete”, troviamo anche la partecipazione della Cooperativa Sociale l’Accoglienza che ha fatto del volontariato e dell’impegno civile i propri cavalli di battaglia.

Volontariato, impegno civile: termini sempre più desueti in una società dove tutti, persone e famiglie, sono ripiegate su se stesse. Gli ultimi dati ci parlano di un calo vertiginoso del volontariato, o almeno di quello associazionistico. Paradossalmente sono molte, invece, le persone disposte ad aiutare il prossimo che non sanno cosa fare e a chi rivolgersi. Come orientare al meglio le energie della solidarietà di cui disponiamo? Lo abbiamo chiesto a Marco Bellavitis, responsabile della Cooperativa Sociale l’Accoglienza con sede a Roma: “L’esperienza nasce 25 anni fa per sostenere l’apertura di una delle nostre prime case famiglia che si chiama Casa Betania. – Spiega Bellavitis – Attualmente abbiano almeno 5 case, quattro di queste si occupano di accoglienza dei minori e l’altra di gestanti e madri con bambini. L’accoglienza di persone fragili è sicuramente il primo obiettivo della Cooperativa, che nel corso del tempo ha favorito lo sviluppo di una sensibilità particolare nei confronti del disagio sociale e dalle fragilità in generale. Con il tempo oltre all’accoglienza nelle nostre case, abbiamo sviluppato altre tipologie di sostegno ai nuclei familiari con difficoltà dalla prevenzione delle separazioni alla formazione sui temi dell’affidamento familiare e della solidarietà. Disponiamo inoltre di laboratori di sartoria eco e solidale, e di un periodico bimestrale di informazione legato ai temi di cui ci occupiamo tra cui anche multiculturalità e integrazione sociale. Queste attività ci permettono di riscontrare come la più grave forma di povertà sia, spesso, la solitudine, esattamente come Marco Giordano sottolinea nel suo libro “Nuovi Cortili”. Un impegno civile in questo senso sarebbe senza dubbio importante e per favorirlo ormai da dieci anni portiamo avanti, sul territorio romano, un’iniziativa che si chiama Famiglie in rete. In definitiva cerchiamo di formare e coordinare una rete di volontariato in cui le forze disponibili si incontrano con i bisogni presenti sul territorio”.

“Innanzitutto proponiamo una serie di incontri di formazione e riflessione e cerchiamo di intrecciare questa formazione ad un concreto impegno sociale. Un anziano ad esempio che vive da solo, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti anche a fare la spesa. La ripresa a scuola dei più piccoli per i nuclei familiari monogenitoriali rappresenta spesso un ostacolo e c’è bisogno di qualcuno che si faccia prossimo. La possiamo definire una “solidarietà della porta accanto”. Questa rete di famiglie vuole essere un po’ il luogo dove la domanda si incontra con l’offerta. Attualmente la rete è composta da circa un centinaio di famiglie, che negli anni hanno fatto piccoli gesti ma importanti nelle direzione di una nuova apertura alla solidarietà. Tutto questo ci dice che la risorsa principale per combattere la povertà è proprio il volontariato, ma è necessario dare un nuovo slancio a questa dimensione. È chiaro che c’è bisogno di un team di esperti che tenga la regia, quelli che Marco Giordano nel modello dei “Nuovi cortili” chiama natural aggregator, persone che si adoperano per la costruzione e il mantenimento della rete stessa non solo con il tempo che mettono a disposizione, ma anche con la competenza e la professionalità. Il volontariato non può essere improvvisato e non può essere lasciato a se stesso, altrimenti andrà rarefacendosi sempre di più”.




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