Campo estivo
“Non mi sono arresa, e ho scoperto che potevo farcela”
di Elisabetta Cafaro
Dialogo con un’alunna in un giorno di fine anno scolastico: “Prof ho pensato di entrare a far parte degli animatori per il campo estivo organizzato dalla mia parrocchia. È un’esperienza magnifica. I più grandi si prendono cura dei più piccoli come tra fratelli di una grande famiglia, quella degli uomini”.
“Prof un anno scolastico sta per concludersi spero di farcela e di essere promossa”. Anna è seduta accanto a me, ha l’aria un po’ stanca. In fondo siamo tutti un po’ stanchi. Il caldo negli ultimi giorni di scuola si fa sentire. Nell’aria c’è già il profumo dell’estate, il desiderio di rompere gli schemi. Avverto questa tensione negli occhi di Anna. “Prof devo dirle una cosa – mi sussurra, poi mi guarda con i suoi grandi occhi azzurri e aggiunge – lei lo sa, non è stato facile inserirmi in una nuova classe. Non è stato facile accettare la bocciatura dell’anno scorso, ma questo percorso mi ha maturata ed ha sviluppato in me delle potenzialità che non credevo di avere. Le delusioni e i dolori realmente rendono più forti”.
Mentre parla tira fuori dalla tasca dei jeans il cellulare e, con gli occhi che le luccicano di gioia, mi fa vedere la foto del sette che ha avuto al compito di chimica. “A volte prof le lezioni servono”. Lei sorride felice, mentre io scuoto la testa e penso che l’insegnamento in fondo non è altro che questo, l’arte del risvegliare la creatività, il piacere della scoperta e della conoscenza.
“Alla fine di quest’anno, però, io volevo anche ringraziarla – riprende la mia giovane allieva – perché l’ora di religione io l’ho sempre pensata come una cosa pesante. Un tempo morto, in cui alla fine si chiacchiera solo, ma non si fa niente. Una lezione di catechismo come quelle che si fanno in parrocchia. Con lei non è stato così! Abbiamo parlato, abbiamo comunicato senza paura e vergogna di tutte le problematiche adolescenziali, del senso di disorientamento, dell’inquietudine e della conflittualità con i nostri genitori. Sa prof, durante l’adolescenza non è facile vivere la dimensione religiosa. Nell’infanzia era più semplice. Spesso è difficile credere in Dio quando non lo si può vedere, né toccare. Per me scoprire l’amore del Signore è stata una fatica, ma ci sono riuscita e ne sono felice”.
Mi racconta che ha ripreso ad andare a messa la domenica. È diventato un appuntamento fisso. Ha imparato a farlo con un animo diverso. “È come andare a trovare i nonni. – mi spiega – se voglio bene a qualcuno in fondo ho il desiderio di incontrarlo e deve essere così anche con Gesù!”. Ragiona a voce alta con la semplicità dei bambini che tentano di spiegarsi la vita. Io ascolto in silenzio. Non ha alcun bisogno delle mie parole, le cose importanti sono già dentro di lei, noi adulti dobbiamo solo tirarle fuori.
“Ho pensato di entrare a far parte degli animatori per il campo estivo organizzato dalla mia parrocchia. Ci saranno tanti bambini, li dobbiamo intrattenere con canti e giochi, ma soprattutto, dobbiamo insegnare loro a pregare. Mi piace l’idea. Vorrei tanto dire ai miei coetanei di venire a messa la domenica e di venire ad aiutarci in parrocchia. Molti non mi prenderanno nemmeno in considerazione, eppure io sto vivendo quest’esperienza ed è magnifico. I più grandi si prendono cura dei più piccoli come tra fratelli di una grande famiglia, quella degli uomini”.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
5 risposte su ““Non mi sono arresa, e ho scoperto che potevo farcela””
Hey,Anna ciao ho letto appassionatamente il tuo articolo. Molto bello ma soprattutto ricco di emozioni e parole che mi hanno molto colpito. Anna sono molto felice per te che ti sei ravvicinata a Gesù e soprattutto che sei entrata a far parte dell’azione cattolica ,perché è una famiglia che condivide con te tutte le emozioni ,l’azione cattolica,ecco è proprio una spalla su cui tu puoi e ti potrai sempre appoggiare. L’azione cattolica ,ti fa crescere ,ti fa maturare ,ti impara a farti stare con gli altri. Se le persone che sono in chiesa magari ti vedono qualche volta che stai un po giù, lì,con la testa scesa e un sorriso magari anche finto sono subito li che vengono a parlare con te cercando subito di farti scorrere il sorriso. Ma non sono loro Anna,è Gesù che agisce in loro ,è Gesù,perché ci ama e non vuole mai vederci. Beh,io non sono felice per te ma felicissima perchè ti sei ravvicinata a Gesù e sei entrata in questa famiglia che è sempre lì, al tuo fianco. Un bacione Anna,a settembre…
Ciao Anna,
ho letto la tua lettera e ti ho sentita davvero vicina,non tanto per gli accduti,ma per la fase adolescenziale che stai attraversando.
Sono una ragazzina come te,in fase di crescita,con tanta voglia di vivere e divertirsi,la vita non è pero’ sempre rose e fiori,quindi bisogna dare sempre il meglio di sè stessi affinchè la vita ci ripaghi con la giusta moneta. Delusioni di ogni tipo,mancanze e anche le giornate tristi che trascorriamo pensando ci servono di lezione,a riflettere e a fare meglio la volta seguente.
Le “punizioni” della vita non sono altro che lezioni che ci aiutano a migliorare e a renderci più forti.
Impara dai tuoi errori e continua a credere in te stessa con questo spirito e autostima.
Un abbraccio
Carmen
Ciao Anna davvero un bel articolo, mi fa molto piacere che ti sei ravvicinata a Gesù.
Spesso ci sentiamo persi, insicuri e perdiamo la nostra Autostima. Ogni volta che mi dicono “Hai visto, lei ci riesce” oppure “non sei stata all’altezza” io mi sento giudicata. Dove finisce quello che voglio io e dove cominciano i desideri altrui? Tutte queste parole che sento, brutte e belle, vivono nella nostra testa e ci ricordano come dovremmo essere. Cerchiamo la nostra sicurezza, quella che ci teneva in equilibrio sul sottile filo della vita. E non parlo dell’arroganza che ci fa credere di essere meglio degli altri, ma di quella sicurezza di fare bene, sempre. Mi rendo conto di quanto è importante l’autostima, quella dignità che ci rende veramente esseri umani felici e realizzati. In fondo dobbiamo solo convincere gli altri di una cosa che già sappiamo in fondo: di non arrendersi mai e lottare per le cose che vogliamo.
Già dal titolo e’ possibile comprendere il senso profondo di questo messaggioz A parlare sono sempre degli studenti, che attraverso le loro parole incitano gli adulti a non mollare mai anche dinanzi alle difficoltà. E’ importante incitare i giovani a non demordere di fronte alle difficoltà della vita sentendosi sempre liberi di superare qualsiasi ostacolo.
L’anno scolastico giunge al termine ed è questo il momento in cui tutti hanno i risultati del loro lavoro, risultati che cambieranno gli eventi che seguiranno nella nostra vita. Ebbene la religione è una delle tante materie che a volte è difficile da capire, da comprendere. Parliamo di qualcosa che non possiamo toccare con mano, è questione di fede e credo. Per raggiungere questo obbiettivo il percorso non è né breve né facile. Bisogna essere forti, credere sempre nella propria fede e comprendere il significato di ciò che ci viene insegnato. Tanti come te hanno raggiunto questo obbiettivo e continuano a combattere con le difficoltà della vita senza arrendersi perché sanno che Dio sarà sempre con loro. Dio ti aiuterà sempre, soprattutto quando verrà il momento di scegliere il tuo futuro.