Primi risultati delle unioni civili. A Trento si legittima l’utero in affitto

unioni civili

La Corte d’Appello di Trento ha riconosciuto l’adozione di due bambini da parte di una coppia omosessuale. I piccoli erano stati partoriti negli Stati Uniti da madre surrogata. Bagnasco: “Il desiderio legittimo che ognuno può avere, non deve mai diventare un diritto”.

Nel testo della legge sulle unioni civili, la stepchild adoption, cioè il diritto di un uomo ad adottare il figlio biologico del proprio compagno, era stata cancellata. La Corte d’Appello di Trento, tuttavia, con un’ordinanza datata 23 febbraio 2017, ha disposto il riconoscimento di efficacia giuridica: “Al provvedimento straniero che stabiliva la sussistenza di un legame genitoriale tra due minori nati grazie alla gestazione per altri e il loro padre non genetico”.

In questo modo non solo viene aggirata la legge, ma si riconosce una certa liceità anche alla maternità surrogata, ancora vietata nel nostro Paese. In Italia infatti la pratica dell’utero in affitto è regolata dalla legge 40 del 2004 che punisce: “La commercializzazione di gameti o embrioni e la surrogazione della maternità”.

Sulla questione si è espresso il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI che ha così dichiarato: “Il desiderio legittimo che ognuno può avere, non deve mai diventare necessariamente un diritto. Il bene dei bambini richiede, secondo il buon senso universale, una famiglia dove il papà e la mamma si integrano con armonia ed efficacia per l’amore dei figli”.

Dissenso anche da parte mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione Cei per la famiglia che ha parlato di una involuzione culturale. “È importante che l’adulto si lasci plasmare dalle situazioni reali dei minori e non pensi soltanto ai propri interessi, magari sostenuti dal fatto che c’è una società di ricchi che presume di poter utilizzare tutto e di poter ottenere tutto con il denaro”. “Stiamo costruendo – noi occidentali – una struttura, un’impalcatura che, a mio parere, ha bisogno di essere ripensata nelle sue caratteristiche giuridiche perché è una giurisprudenza che non ha preso sul serio le coordinate antropologiche e filosofiche in base alle quali si arriva a certi obiettivi e a certi esiti”. 




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