L’intervista

Gianluigi e Annachiara De Palo: la bellezza della normalità

di Ida Giangrande

Sono due giovani sposi, belli, allegri ed energici. Hanno quattro figli, sono impegnatissimi sia nella Chiesa che nel sociale a servizio della famiglia e dallo scorso anno sono anche coautori di un libro che si intitola: “La Fantasia di Dio, vita di famiglia: piccole rinunce e grandi ironie”. Sono Gianluigi e Annachiara De Palo.

Il nostro colloquio avviene mentre loro sono in viaggio verso Treviso con i quattro bambini seduti sul sedile posteriore. Tra le montagne, la linea è disturbata, dobbiamo fare svariati tentativi prima di riuscire a parlare con calma, ma poi, stabilizzato il contatto, tutto diventa scorrevole, una chiacchierata amichevole tra amici di vecchia data che si scambiano testimonianze di vita vissuta. L’intervista inizia e per la prima volta, io non me ne accorgo.

Vi siete conosciuti in occasione della Gmg di Parigi all’ombra delle parole di Giovanni Paolo II e degli scritti di santa Teresa di Lisieux. Proprio a Lisieux avete vissuto il vostro viaggio di nozze. Quanto l’esempio di questi santi ha arricchito e rafforzato il vostro legame prima come fidanzati e poi come sposi?
Gianluigi: La nostra esperienza come fidanzati è iniziata nel solco delle parole e della testimonianza di san Giovanni Paolo II. Ci siamo conosciuti grazie a Lui, ma ancora prima le sue parole sempre così cariche di energia hanno accompagnato e nutrito la nostra adolescenza e giovinezza. Santa Teresa di Lisieux è per noi una dolce compagna di viaggio. Ci siamo anche sposati il giorno di santa Teresina e abbiamo chiamato una delle nostre figlie con il suo nome. I suoi insegnamenti, la ‘piccola via’, quella santità che passa attraverso le piccole cose di tutti i giorni, ci hanno sostenuto anche in alcuni momenti difficili della nostra vita.   

Oggi siete genitori di 4 splendidi bambini. Come comunicate la fede ai vostri figli?
Annachiara: Non siamo particolarmente diversi dalle altre famiglie. Cerchiamo di offrire ai nostri figli un esempio coerente che li prepara a fare il loro personale percorso all’interno della Chiesa. Partecipiamo insieme alla vita religiosa, agli incontri, alla celebrazione eucaristica. Crediamo molto nell’autenticità più che nella perfezione. Essere autentici vuol dire essere veri, non aver paura di mostrare anche le proprie debolezze rispetto ai figli. Non sono una madre santa, come Gigi non è un padre santo. E loro come figli avranno sicuramente da recriminare qualcosa nei nostri confronti e ben venga che lo facciano, in fondo in una famiglia si cresce insieme, noi come genitori loro come figli e qual è il modo migliore per crescere se non confrontarsi e dialogare? Non abbiamo mai voluto raccontarci ai nostri figli per quello che non siamo, anche perché questo poi porta necessariamente a sentirsi in colpa per quello che non si riesce ad essere o a fare.

Gigi: Cerchiamo appunto di non essere degli attori, ma di mostrarci per la verità del nostro essere, con tutte le difficoltà del caso. Una sola cosa però cerchiamo di sottolineare ai nostri figli e cioè che essere famiglia, avere dei figli, è difficile, ma non c’è niente di più bello al mondo.

Dallo scorso anno, siete coautori di un libro che si intitola La Fantasia di Dio, vita di famiglia: piccole rinunce e grandi ironie. Si tratta di un racconto a due voci che descrive come in un album dei ricordi, la fresca esperienza di due sposi alle prese con i grandi stravolgimenti affettivi del matrimonio. Volete raccontarci come è nata l’idea di questo libro?
Annachiara: Il libro è nato da alcune lettere che ci siamo scambiati io e Gigi. Una comunicazione molto intima, molto uomo/donna. Sono due infatti i punti di vista che emergono, differenti è vero e per questo anche complementari, perché nel matrimonio si tende ad essere una carne sola, ma non si deve dimenticare che si nasce come esseri differenti da tutti i punti di vista.

Gigi: Il libro prende spunto da momenti e ricordi che appartengono alla nostra storia, ma rappresenta l’ordinario di tutte le famiglie. L’obiettivo è proprio questo: raccontare la bellezza della normalità. Nella pubblicazione si trattano cose successe a tutti: il matrimonio, i momenti di difficoltà, la nascita del primo figlio. Topoi che tutti abbiamo vissuto e che tutti vivremo, e che vengono raccontati da due punti di vista diversi, il femminile e il maschile. Sono sì momenti nostri, come dicevo prima, ma nei quali ogni famiglia, ogni padre, ogni madre, ogni uomo e ogni donna possono rispecchiarsi e ritrovarsi.

Annachiara: La finalità è combattere quello che io penso essere uno dei grandi mali delle famiglie: scandalizzarsi di sé. In una famiglia succedono tante cose, belle e brutte, e quando ci si scandalizza e non ci si prende con ironia a partire dalle piccole cose, si rischia di ingigantire delle problematiche che potrebbero essere risolte molto più semplicemente. Se invece non mi lascio scandalizzare dai problemi che possono presentarsi, non cerco di essere perfetta a tutti i costi, accetterò tutto con maggiore serenità.

Gigi: Noi non vogliamo essere un esempio di famiglia. Vogliamo invece essere una famiglia tra tante altre, come molte altre.

Annachiara: Anzi, aggiungo, vogliamo essere l’esatto opposto di un esempio. Perché in fondo tutti possiamo essere un esempio gli uni per gli altri, per un aspetto o per un altro. In qualsiasi condizione ci si trovi a vivere possiamo essere un esempio per chi cammina al nostro fianco.  

Puoi acquistare il libro qui: https://www.cittanuova.it/libri/9788831125611/la-fantasia-di-dio/

 




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3 risposte su “Gianluigi e Annachiara De Palo: la bellezza della normalità”

La condivisione dell’esperienza vissuta è una perla preziosa da cui si attinge forza e gioia…un meraviglioso esempio di famiglia che fa dell’ ordinario la via più bella di santità

Ce ne fosero di queste famiglie. Mi ha colpito la serenità e la semplicita del linguaggio. Leggerò volentieri il libro – testimonianza. Don Goffredo

Una famiglia che testimonia la bellezza dell’essere “noi”in un mondo che esalta solo la dimensione dell'”io” mostra a tutti come si possa combattere la propria “buona battaglia della vita” in una dimensione plurale.Bravi davvero!

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