Fuga di cervelli

Fuga dei cervelli: salgono in maniera esponenziale gli italiani che lasciano il Bel Paese

di Ida Giangrande

Nell’identikit dell’emigrante moderno nessuna distinzione di sesso, età o stato civile. Una sola caratteristica in comune: il possesso di una laurea. È quanto emerge dall’incrocio dei dati Istat, Censis e Aire.

Studiare, si sa, non sempre è cosa facile; se in giro la crisi imperversa, le famiglie e giovani fanno difficoltà a mantenersi agli studi e ancora più dure sono le difficoltà di inserimento in un mondo del lavoro sempre più tecnico e settoriale. In altri termini, trovare lavoro in Italia è diventata un’impresa omerica. La conseguenza logica è espatriare, abbandonare radici e famiglia, per cercare fortuna all’estero, la differenza rispetto ai nostri avi emigranti è che al posto della valigia di cartone, la maggior parte degli emigranti oggi porta con sé un titolo di studio, anche molto importante. È quella che tecnicamente chiamiamo la fuga de cervelli e che secondo L’Istat, il Censis e L’Aire, è una fenomeno in crescita esponenziale. Dall’identikit disegnato dal Censis nell’ultimo rapporto emerge che nell’89,5% dei casi chi parte ha almeno una laurea in tasca e che all’estero riesce a farne buon uso. Inoltre il tipo di impiego svolto, nel 72,2% dei casi, è permanente.

Secondo i dati dell’Anagrafe italiani residente all’estero, aggiornati al primo gennaio 2016, gli iscritti all’Aire sono 4.811.163 pari al 7,9% della popolazione residente in Italia. Oltre la metà degli emigrati, pari a 2,5 milioni, risiede in Europa (53,8%), mentre più di 1,9 milioni vive in America (40,6%). La provenienza dei migranti made in Italy, nella metà dei casi (50,3%), è il Mezzogiorno.

Esaminando i dati Istat sull’evoluzione degli espatri nel periodo 2005-2014 emerge che si è passati da 41.991 unità a 88.859 unità, con un incremento del 111,6%. Nello stesso periodo i rimpatri sono diminuiti del 21,6% passando da 37.326 del 2005 a 29.271 del 2014. Il saldo, cioè la differenza tra chi parte e chi torna, era negativo per 4.665 unità nel 2004 ed è arrivato a -59.588 unità nel 2014, con un incremento del 1.177,3%. Analizzando i dati raccolti si arriva alla conclusione che l’incremento degli italiani emigrati non è dato solo dall’aumento delle persone che partono, ma anche dalla riduzione di quelle che tornano.




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